La Finestra sul comò
I Moderat tra i vinili: alla scoperta della trilogia metropolitana
Tra le tracce degne di nota per Luigi c'è: "Let in the Light"
giovedì 14 maggio 2020
Cercavo qualcosa da ascoltare tra i miei vinili e l'occhio mi è subito caduto su tre dischi disposti l'uno accanto all'altro. È una trilogia musicale realizzata tra il 2009 e il 2016 che rientra nel macrocosmo della IDM (Intelligent Dance Music) e che nasce dalla collaborazione tra i tre artisti berlinesi Sascha Ring e il duo Sebastian Szary - Gernot Bronsert, meglio noti - rispettivamente - come Apparat e Modeselektor.
Assieme formano i Moderat e la trilogia di cui parlo è formata dagli album "I", "II" e "III". Prima di entrare nel vivo dell'analisi dei tre album dobbiamo, però, definire cosa sia l'IDM: diffusasi nei primi anni '90, si riferisce ad un genere musicale poco incline alla trasmissione radiofonica, pregno di virtuosismi ritmici e sonori e dalla maggiore propensione all'ascolto rispetto al ballo. È un tipo di musica sperimentale che vede tra i suoi maggiori esponenti artisti del calibro di Aphex Twin, Burial, John Hopkins e Thom Yorke.
Prima della pubblicazione del primo disco, nel 2009, il gruppo aveva esordito nel 2002 con l'EP "Auf Kosten der Gesundheit" raccogliendo ben poco, complice una palese eterogeneità di stile che però sembra aver fatto la fortuna del primo LP del trio. "Moderat I", questo il titolo, mette in risalto le differenze tra le due parti e restituisce un prodotto che fa del minimalismo, dei synth e della dubstep i suoi punti cardine. In sunto, un album ancora grezzo ma che cattura per i suoi toni cupi, i suoi ritmi e i suoi silenzi. Tra le tracce degne di nota vorrei menzionare "Out of Sight".
Come recita un artista molto vicino al nostro territorio "il secondo album è sempre più difficile". Confermarsi, specie dopo un esordio così folgorante, è davvero complicato e non del tutto scontato. Dopo una spasmodica attesa durata ben quattro anni, abbastanza da vedere interi generi musicali nascere e morire, i Moderat hanno avuto la capacità di riprendere il loro percorso esattamente dove l'avevano interrotto, aggiungendo alle già interessanti sonorità del primo album dei tratti più colorati e raffinati. Ne fuoriesce un album diviso in due tra il collegamento alla prima raccolta e decisamente orientato a diversi generi, dall'UK Garage alla New Age. Se poi ci aggiungiamo che il disco è il risultato dell'influenza di Thom Yorke il gioco è fatto: il disco è probabilmente il più conosciuto e "pop" della trilogia.
Tra le tracce degne di nota vorrei menzionare "Let in the Light".
Se nei primi due dischi si potevano facilmente discernere quali sonorità fossero proprie di Apparat e quali dei Modeselektor, nel terzo capitolo "III", pubblicato nel 2016, questo problema sembra non esserci più e l'album sembra, finalmente, un prodotto dei Moderat e non una raccolta firmata dai due gruppi. È la fatidica "quadratura del cerchio" e ciò che ne risulta è un album con un'impronta musicale uniforme e coesa. Il disco si apre in punta di piedi con "Eating Hooks"per poi incalzare con ritmi più serrati con "Ghostmother", vero pezzo da novanta dell'album, e si chiude con le oniriche "Ethereal" ed "Animal Trails".
Tra le tracce degne di nota vorrei menzionare "Intruder". Cercavo qualcosa da ascoltare tra i miei vinili… ed indovinate un po'? Li ho ascoltati tutti e tre di seguito!
Luigi Leonardo Cascella
Assieme formano i Moderat e la trilogia di cui parlo è formata dagli album "I", "II" e "III". Prima di entrare nel vivo dell'analisi dei tre album dobbiamo, però, definire cosa sia l'IDM: diffusasi nei primi anni '90, si riferisce ad un genere musicale poco incline alla trasmissione radiofonica, pregno di virtuosismi ritmici e sonori e dalla maggiore propensione all'ascolto rispetto al ballo. È un tipo di musica sperimentale che vede tra i suoi maggiori esponenti artisti del calibro di Aphex Twin, Burial, John Hopkins e Thom Yorke.
Prima della pubblicazione del primo disco, nel 2009, il gruppo aveva esordito nel 2002 con l'EP "Auf Kosten der Gesundheit" raccogliendo ben poco, complice una palese eterogeneità di stile che però sembra aver fatto la fortuna del primo LP del trio. "Moderat I", questo il titolo, mette in risalto le differenze tra le due parti e restituisce un prodotto che fa del minimalismo, dei synth e della dubstep i suoi punti cardine. In sunto, un album ancora grezzo ma che cattura per i suoi toni cupi, i suoi ritmi e i suoi silenzi. Tra le tracce degne di nota vorrei menzionare "Out of Sight".
Come recita un artista molto vicino al nostro territorio "il secondo album è sempre più difficile". Confermarsi, specie dopo un esordio così folgorante, è davvero complicato e non del tutto scontato. Dopo una spasmodica attesa durata ben quattro anni, abbastanza da vedere interi generi musicali nascere e morire, i Moderat hanno avuto la capacità di riprendere il loro percorso esattamente dove l'avevano interrotto, aggiungendo alle già interessanti sonorità del primo album dei tratti più colorati e raffinati. Ne fuoriesce un album diviso in due tra il collegamento alla prima raccolta e decisamente orientato a diversi generi, dall'UK Garage alla New Age. Se poi ci aggiungiamo che il disco è il risultato dell'influenza di Thom Yorke il gioco è fatto: il disco è probabilmente il più conosciuto e "pop" della trilogia.
Tra le tracce degne di nota vorrei menzionare "Let in the Light".
Se nei primi due dischi si potevano facilmente discernere quali sonorità fossero proprie di Apparat e quali dei Modeselektor, nel terzo capitolo "III", pubblicato nel 2016, questo problema sembra non esserci più e l'album sembra, finalmente, un prodotto dei Moderat e non una raccolta firmata dai due gruppi. È la fatidica "quadratura del cerchio" e ciò che ne risulta è un album con un'impronta musicale uniforme e coesa. Il disco si apre in punta di piedi con "Eating Hooks"per poi incalzare con ritmi più serrati con "Ghostmother", vero pezzo da novanta dell'album, e si chiude con le oniriche "Ethereal" ed "Animal Trails".
Tra le tracce degne di nota vorrei menzionare "Intruder". Cercavo qualcosa da ascoltare tra i miei vinili… ed indovinate un po'? Li ho ascoltati tutti e tre di seguito!
Luigi Leonardo Cascella