La Finestra sul comò
“Freud”: fra crime e psicoanalisi. La serie tv su Netflix
Una serie per chi ama il mondo del thriller, avvincente ed emozionante
mercoledì 1 aprile 2020
L'isteria, Trauma, Sonnambulo, Totem e Tabù, Desideri, Catarsi e Rimozione. Queste sono alcune delle tematiche affrontate da Sigmund Freud nei suoi studi riportate nella nuova serie tv Netflix dal titolo "Freud" che conta otto episodi.
Trama: Una serie senza dubbio innovativa ma allo stesso tempo sconcertante. Il padre della psicoanalisi veste i panni di dottore neurologo alle prese con i primi tentativi di ipnosi per curare l'isteria. Un Freud molto giovane che frequenta l'alta società con l'amico Schinzler. Ed è proprio in questi circoli che avverranno degli strani omicidi, ai quali il giovane Freud cercherà di dare una spiegazione attraverso la sua terapia. Il dottore quindi si tramuta in un investigatore, accompagnato dal comandante Kiss. L'azione si svolge a Vienna, in un tempo tetro e oscuro che dona quello tocco di magico, quasi surreale alla serie. La suggestione creata dai personaggi, conduce chi guarda, alla riflessione, a porsi interrogativi nuovi o a confutare quelli già conosciuti.
Riflessioni: Una serie per chi ama il mondo del thriller, avvincente, emozionante. Ipnotizzante. Una serie che invito caldamente a guardare, nonostante non rispecchi esattamente il vissuto di Sigmund Freud. Premetto che non sono competente in materia di psicoanalisi o psicologia, dunque la mia è una opinione da spettatrice di una serie che ho deciso di guardare perché da sempre amante della filosofia freudiana e per curiosità ho voluto vedere se la serie rispecchiasse la realtà. Certo parliamo di un contesto molto diverso da quello reale: lo stesso Freud viene interpretato dal giovane attore Robert Finster, che con la sua bravura è riuscito ad affascinarmi. (E se tutti i dottori fossero così forse frequenteremmo la facoltà di medicina). Ogni tema è affrontato in maniera differente in ogni puntata ed è proprio quel tocco di macabro misto all'horror che mi ha tenuta incollata allo schermo per due giorni. Si può dire che io l'abbia divorata molto velocemente.
Un aspetto che mi ha particolarmente colpito risiede nell'ultimo episodio, ma tranquilli: non farò nessuno spoiler. Posso solo scrivere la riflessione che ha scatenato in me: quanti sono costretti a nascondere la verità e a quanti il potere ha censurato i loro scritti? Perché conoscere la verità fa così male? Magari la storia non è cambiata poi così tanto dall'epoca di Freud. Sta all'uomo cercare la verità e portarla alla luce.
Vi lascio una citazione finale, tratta proprio dalla serie: "Quello che desideriamo davvero nel profondo otterremo, nel bene o nel male… o viceversa. Si può sostenere che ciò che una persona è diventata, era in realtà, il suo desiderio più profondo".
Valeria Spinazzola
Trama: Una serie senza dubbio innovativa ma allo stesso tempo sconcertante. Il padre della psicoanalisi veste i panni di dottore neurologo alle prese con i primi tentativi di ipnosi per curare l'isteria. Un Freud molto giovane che frequenta l'alta società con l'amico Schinzler. Ed è proprio in questi circoli che avverranno degli strani omicidi, ai quali il giovane Freud cercherà di dare una spiegazione attraverso la sua terapia. Il dottore quindi si tramuta in un investigatore, accompagnato dal comandante Kiss. L'azione si svolge a Vienna, in un tempo tetro e oscuro che dona quello tocco di magico, quasi surreale alla serie. La suggestione creata dai personaggi, conduce chi guarda, alla riflessione, a porsi interrogativi nuovi o a confutare quelli già conosciuti.
Riflessioni: Una serie per chi ama il mondo del thriller, avvincente, emozionante. Ipnotizzante. Una serie che invito caldamente a guardare, nonostante non rispecchi esattamente il vissuto di Sigmund Freud. Premetto che non sono competente in materia di psicoanalisi o psicologia, dunque la mia è una opinione da spettatrice di una serie che ho deciso di guardare perché da sempre amante della filosofia freudiana e per curiosità ho voluto vedere se la serie rispecchiasse la realtà. Certo parliamo di un contesto molto diverso da quello reale: lo stesso Freud viene interpretato dal giovane attore Robert Finster, che con la sua bravura è riuscito ad affascinarmi. (E se tutti i dottori fossero così forse frequenteremmo la facoltà di medicina). Ogni tema è affrontato in maniera differente in ogni puntata ed è proprio quel tocco di macabro misto all'horror che mi ha tenuta incollata allo schermo per due giorni. Si può dire che io l'abbia divorata molto velocemente.
Un aspetto che mi ha particolarmente colpito risiede nell'ultimo episodio, ma tranquilli: non farò nessuno spoiler. Posso solo scrivere la riflessione che ha scatenato in me: quanti sono costretti a nascondere la verità e a quanti il potere ha censurato i loro scritti? Perché conoscere la verità fa così male? Magari la storia non è cambiata poi così tanto dall'epoca di Freud. Sta all'uomo cercare la verità e portarla alla luce.
Vi lascio una citazione finale, tratta proprio dalla serie: "Quello che desideriamo davvero nel profondo otterremo, nel bene o nel male… o viceversa. Si può sostenere che ciò che una persona è diventata, era in realtà, il suo desiderio più profondo".
Valeria Spinazzola