Il Trovatore
Partitura 31
I Paipers, pifferai degli anni '60
giovedì 3 ottobre 2013
11.11
La band prende il nome dallo storico club di Roma, il "Piper", pista di lancio per nuovi talenti nell'Italia dinamica dei secondi anni 60: Caterina Caselli, The Rokes, Rita Pavone, Mal e i Primitives. Il repertorio è il juke-box di quegli anni: Yeeeeee, Bambina Sola, Arriva la Bomba, Ragazzo Triste, Sono Bugiardo, Ragazzo di Strada, ecc. Dopo due anni di concerti in giro per l'Italia, nel corso del 2010 diventano ospiti fissi dei sabati dello Smaila's Puglia e, a fine anno, partono per un mini tour di una settimana a Sharm el Sheikh (Egitto).
Nel 2011 vengono scelti come band di supporto di "L'Importante è Ridere", rassegna di cabaret che si svolge al Teatro Mercadante di Cerignola (FG) e che vede protagonisti comici di livello nazionale. A metà settembre partono per un tour in Inghilterra e suonano in alcuni tra i più prestigiosi clubs di londinesi. Al ritorno da Londra vengono scelti come band ufficiale del Lab Zelig Trani, laboratorio della famosa trasmissione televisiva. Hanno all'attivo centinaia di concerti in poco più di tre anni di attività.
I Paipers sono: MR. Succo (voce), Mr. Penti (chitarra), Mr. Christmas (batteria e basi).
Perché avete scelto i nomi d'arte: Mister Succo, Mr. Pentola e Mr. Christmas?
«Le spiegazioni sono più semplici di quanto si possa immaginare: Mr. Succo deriva da "Succ d frutt" che un tipico modo inglese usato per identificare una persona "particolare", Mr. Pentola deriva da Pentothal, protagonista di Paz, indimenticabile film tratto dai fumetti di Andrea Pazienza, Mr. Christmas è la più semplice, non è altro che la traduzione in inglese di Natale, il nostro batterista».
Perché avete scelto di reinterpretare la scena musicale italiana anni '60?
«Perchè la scena musicale italiana degli anni '60 ha creato canzoni che ancora oggi suonano moderne. Abbiamo fatto anche uno studio approfondito su quegli anni e abbiamo scoperto che è stato un periodo fervido sotto tutti gli aspetti della vita e della cultura».
Voi suonate anche ai matrimoni. C'è differenza tra il pubblico del matrimonio e il pubblico delle piazze?
«Si, qualche volta suoniamo ai matrimoni, la differenza c'è. Al matrimonio non sei la parte più importante della giornata, ma solo un contorno, nei locali invece la gente è li per vedere te, di conseguenza, è molto più esigente rispetto al pubblico presente ad una festa privata. In ogni caso, è comunque divertente, oltre che stimolante, suonare in qualsiasi tipo di situazione».
Riuscite a vivere di musica?
«Magari! durante l'estate suoniamo abbastanza e riusciamo (quasi) a campare di quello. Il problema sono gli altri 10 mesi dell'anno, nei quali si suona poco. Ognuno di noi ha altre attività, che sono connesse al mondo della musica e dello spettacolo. Cerchiamo di gravitare attorno allo stesso tema».
Quali criteri utilizzate nella scelta dei brani e degli arrangiamenti?
«Il pubblico è sempre il giudice supremo, spesso seguiamo le indicazioni e le richieste che ci vengono fatte durante i concerti. Ovviamente, anche il gusto personale conta. Per gli arrangiamenti, cerchiamo di ricreare esattamente l'atmosfera sonora "vintage" presente nelle canzoni di quell'epoca».
Quanto conta per voi il look in scena? Dove trovate quelle meravigliose camicie?
«Il look è una parte fondamentale, noi siamo attenti a tutti gli aspetti di quel periodo, cerchiamo di ricreare l'atmosfera dell'epoca. Gli abiti sono fondamentali quindi. Le camicie le compriamo direttamente da Londra, abbiamo uno stilista che ormai collabora con noi».
Qual è il vostro "cavallo di battaglia" musicale, durante i concerti?
«Dipende dai contesti. Diciamo che, per il discorso dell'attualità dei brani, "C'Era un Ragazzo che Come Me..." e "Ma Che Colpa Abbiamo Noi" siano due brani che sembrano scritti oggi».
C'è qualche canzone che avete reinterpretato in «modo diverso»?
«Si, facciamo una versione di "Tutti Frutti" con il testo in italiano creato da noi».
Rimorchiate?
«Bisogna sfatare questo mito che i musicisti rimorchiano. I musicisti che rimorchiano sono solo quelli famosi! Tutti gli altri, a fine concerto, sono sempre occupati a smontare la strumentazione. Quando abbiamo finito di smontare e caricare la macchina, il locale ormai è vuoto, altro che rimorchiare!»
Più importante di suonare è…?
«Non crediamo sia una questione di importanza, suonare è bello, suonare è gioia, come si dice: "la musica è l'armonia dell'anima", sacrosanta verità«.
Il vostro futuro musicale?
«Il nostro futuro E' musicale. A prescindere dalle formazioni, dai ruoli, dagli strumenti, la musica è la nostra vita, di conseguenza non riusciamo a vedere il nostro futuro senza di essa».
Nel 2011 vengono scelti come band di supporto di "L'Importante è Ridere", rassegna di cabaret che si svolge al Teatro Mercadante di Cerignola (FG) e che vede protagonisti comici di livello nazionale. A metà settembre partono per un tour in Inghilterra e suonano in alcuni tra i più prestigiosi clubs di londinesi. Al ritorno da Londra vengono scelti come band ufficiale del Lab Zelig Trani, laboratorio della famosa trasmissione televisiva. Hanno all'attivo centinaia di concerti in poco più di tre anni di attività.
I Paipers sono: MR. Succo (voce), Mr. Penti (chitarra), Mr. Christmas (batteria e basi).
Perché avete scelto i nomi d'arte: Mister Succo, Mr. Pentola e Mr. Christmas?
«Le spiegazioni sono più semplici di quanto si possa immaginare: Mr. Succo deriva da "Succ d frutt" che un tipico modo inglese usato per identificare una persona "particolare", Mr. Pentola deriva da Pentothal, protagonista di Paz, indimenticabile film tratto dai fumetti di Andrea Pazienza, Mr. Christmas è la più semplice, non è altro che la traduzione in inglese di Natale, il nostro batterista».
Perché avete scelto di reinterpretare la scena musicale italiana anni '60?
«Perchè la scena musicale italiana degli anni '60 ha creato canzoni che ancora oggi suonano moderne. Abbiamo fatto anche uno studio approfondito su quegli anni e abbiamo scoperto che è stato un periodo fervido sotto tutti gli aspetti della vita e della cultura».
Voi suonate anche ai matrimoni. C'è differenza tra il pubblico del matrimonio e il pubblico delle piazze?
«Si, qualche volta suoniamo ai matrimoni, la differenza c'è. Al matrimonio non sei la parte più importante della giornata, ma solo un contorno, nei locali invece la gente è li per vedere te, di conseguenza, è molto più esigente rispetto al pubblico presente ad una festa privata. In ogni caso, è comunque divertente, oltre che stimolante, suonare in qualsiasi tipo di situazione».
Riuscite a vivere di musica?
«Magari! durante l'estate suoniamo abbastanza e riusciamo (quasi) a campare di quello. Il problema sono gli altri 10 mesi dell'anno, nei quali si suona poco. Ognuno di noi ha altre attività, che sono connesse al mondo della musica e dello spettacolo. Cerchiamo di gravitare attorno allo stesso tema».
Quali criteri utilizzate nella scelta dei brani e degli arrangiamenti?
«Il pubblico è sempre il giudice supremo, spesso seguiamo le indicazioni e le richieste che ci vengono fatte durante i concerti. Ovviamente, anche il gusto personale conta. Per gli arrangiamenti, cerchiamo di ricreare esattamente l'atmosfera sonora "vintage" presente nelle canzoni di quell'epoca».
Quanto conta per voi il look in scena? Dove trovate quelle meravigliose camicie?
«Il look è una parte fondamentale, noi siamo attenti a tutti gli aspetti di quel periodo, cerchiamo di ricreare l'atmosfera dell'epoca. Gli abiti sono fondamentali quindi. Le camicie le compriamo direttamente da Londra, abbiamo uno stilista che ormai collabora con noi».
Qual è il vostro "cavallo di battaglia" musicale, durante i concerti?
«Dipende dai contesti. Diciamo che, per il discorso dell'attualità dei brani, "C'Era un Ragazzo che Come Me..." e "Ma Che Colpa Abbiamo Noi" siano due brani che sembrano scritti oggi».
C'è qualche canzone che avete reinterpretato in «modo diverso»?
«Si, facciamo una versione di "Tutti Frutti" con il testo in italiano creato da noi».
Rimorchiate?
«Bisogna sfatare questo mito che i musicisti rimorchiano. I musicisti che rimorchiano sono solo quelli famosi! Tutti gli altri, a fine concerto, sono sempre occupati a smontare la strumentazione. Quando abbiamo finito di smontare e caricare la macchina, il locale ormai è vuoto, altro che rimorchiare!»
Più importante di suonare è…?
«Non crediamo sia una questione di importanza, suonare è bello, suonare è gioia, come si dice: "la musica è l'armonia dell'anima", sacrosanta verità«.
Il vostro futuro musicale?
«Il nostro futuro E' musicale. A prescindere dalle formazioni, dai ruoli, dagli strumenti, la musica è la nostra vita, di conseguenza non riusciamo a vedere il nostro futuro senza di essa».