Il Trovatore
Partitura 23
Dept_12, alchimia elettrica
mercoledì 31 ottobre 2012
Il Dipartimento 12, un luogo da dove riecheggia un rock graffiato da sfumature elettroniche. È qui, in terra pugliese, che nel 2009 prende corpo il progetto musicale di un quintetto che mescola le proprie attitudini per farne una sola pasta. Nelle loro corde, la voglia di dare voce a idee, che si radichino in stili eterogenei, ma che trovano sintesi nelle frequenze dei sinth e nell'aggressività delle distorsioni, nei testi oscillanti tra una comunicazione diretta e una sottile introspezione.
Di tutto ciò "Smoke me" ne è il primo frutto, seguito a dai brani in inglese "As U arrived","Abruptly", "Hate or Love" e "Useless Lies". Si passa così all'italiano con "Cosa è Stato", "Conto Aperto", "Ancora Vivo", "Odi et Amo" e "Argilla". Giungono le prime esperienze live, tra contest e serate nei locali della zona. A partire dal 2011 intraprendono la strada dei concorsi e dei festival, ottenendo pareri e riscontri molto positivi: nel 2011 suonano all'Arè Rock Festival, nel 2012 partecipano al Sonic Waft Festival, vincono il primo premio nel Marlin Contest, per poi aggiudicarsi la vittoria del prestigioso Rock Targato Italia, tenutosi a Milano, nel mese di settembre
Ad Agosto 2012 iniziano le registrazioni del primo EP, la cui uscita è prevista entro la fine dell'anno.
Componenti:
Ignazio Narrow Leone - synth e voce
Gianmarco Moscatelli - basso
Domenico Piccolo - batteria
Marco Merk Bruno - chitarra e voce
Salvatore Daluiso - chitarra
Alle domande ha risposto Marco Bruno, durante un grigio mattino, in una mansarda - rifugio.
Cosa significa il nome Dept_12?
«Il nome deriva dall'autorimessa numero 12 in cui abbiamo iniziato a suonare, un locale che abbiamo immaginato come un "Dipartimento"».
Come definiresti la vostra musica?
«Abbiamo cercato di dare una definizione alla nostra musica, giungendo alla conclusione che non fosse importante, sebbene la nostra musica si avvicini all'alternative rock, o al pop elettronico, all'electro rock. Ci muoviamo in questi territori sonori».
Dove nascono i vostri brani e quali sono i temi trattati?
«I brani hanno percorsi differenti, ci sono canzoni scritte di getto nel locale, oppure nate a casa, in seguito sviluppate insieme. Ognuno di noi contribuisce alla creazione e allo sviluppo sonoro. I testi analizzano la società, parlano di sentimenti, esperienze di vita, ad esempio "Conto Aperto", scritta da me, in cui tento di fotografare l'esperienza di un ventenne che vuol capire cosa fare, sentendo un conto aperto da saldare».
Nascono prima i testi o le melodie?
«Forse prima le melodie. L'importante è riuscire a trovare una linea melodica, da fondere col testo».
Cosa vi piace della dimensione "live", cosa non vi piace?
«La dimensione "live" ci piace perché sul palco si crea sempre una alchimia tra noi, che si manifesta anche nel caso di errori, cosa questa che non avviene in sala di registrazione. Inoltre c'è il coinvolgimento del pubblico. Però, non ci piace smontare il palco».
Che tipo di pubblico amate vedere sotto il palco?
«Qualsiasi tipo di pubblico. Più pubblico c'è, più la musica sarà apprezzata. Di solito il nostro pubblico si aggira sui ventenni - trentenni, ma ci piacerebbe se la nostra musica fosse apprezzata anche dai cinquantenni».
Il pubblico femminile vi segue?
«Si, credo abbiano costituito un gruppo di fan».
Vi sentite stimati a Barletta?
«Si, anche se le opinioni su di noi possono differire. Nell'ultimo anno e mezzo,da quando abbiamo cominciato a scrivere brani inediti, abbiamo avuto riscontri positivi, nei contest musicali, al di fuori della città. A Barletta la situazione è complicata, tra permessi negati e compensi dimezzati, non è facile districarsi tra gestori di locali, politici e abitanti del centro storico, che mettono i bastoni tra le ruote. Qui non vogliono capire che il musicista è un lavoratore».
Cosa NON fareste per promuovere il vostro disco?
«Scendere eccessivamente a patti con le case discografiche. L'importante è mantenere intatto il lavoro artistico».
Quale sarà il vostro futuro musicale?
«Stiamo completando il disco, a cui manca il mastering e qualche altro particolare. Dopo l'uscita del disco, ci metteremo a lavoro sui nuovi brani, che saranno sviluppati in primavera. Inoltre, stiamo lavorando ad una versione acustica del nostro repertorio musicale, per venire incontro anche alle esigenze dei locali in cui suoneremo».
Di tutto ciò "Smoke me" ne è il primo frutto, seguito a dai brani in inglese "As U arrived","Abruptly", "Hate or Love" e "Useless Lies". Si passa così all'italiano con "Cosa è Stato", "Conto Aperto", "Ancora Vivo", "Odi et Amo" e "Argilla". Giungono le prime esperienze live, tra contest e serate nei locali della zona. A partire dal 2011 intraprendono la strada dei concorsi e dei festival, ottenendo pareri e riscontri molto positivi: nel 2011 suonano all'Arè Rock Festival, nel 2012 partecipano al Sonic Waft Festival, vincono il primo premio nel Marlin Contest, per poi aggiudicarsi la vittoria del prestigioso Rock Targato Italia, tenutosi a Milano, nel mese di settembre
Ad Agosto 2012 iniziano le registrazioni del primo EP, la cui uscita è prevista entro la fine dell'anno.
Componenti:
Ignazio Narrow Leone - synth e voce
Gianmarco Moscatelli - basso
Domenico Piccolo - batteria
Marco Merk Bruno - chitarra e voce
Salvatore Daluiso - chitarra
Alle domande ha risposto Marco Bruno, durante un grigio mattino, in una mansarda - rifugio.
Cosa significa il nome Dept_12?
«Il nome deriva dall'autorimessa numero 12 in cui abbiamo iniziato a suonare, un locale che abbiamo immaginato come un "Dipartimento"».
Come definiresti la vostra musica?
«Abbiamo cercato di dare una definizione alla nostra musica, giungendo alla conclusione che non fosse importante, sebbene la nostra musica si avvicini all'alternative rock, o al pop elettronico, all'electro rock. Ci muoviamo in questi territori sonori».
Dove nascono i vostri brani e quali sono i temi trattati?
«I brani hanno percorsi differenti, ci sono canzoni scritte di getto nel locale, oppure nate a casa, in seguito sviluppate insieme. Ognuno di noi contribuisce alla creazione e allo sviluppo sonoro. I testi analizzano la società, parlano di sentimenti, esperienze di vita, ad esempio "Conto Aperto", scritta da me, in cui tento di fotografare l'esperienza di un ventenne che vuol capire cosa fare, sentendo un conto aperto da saldare».
Nascono prima i testi o le melodie?
«Forse prima le melodie. L'importante è riuscire a trovare una linea melodica, da fondere col testo».
Cosa vi piace della dimensione "live", cosa non vi piace?
«La dimensione "live" ci piace perché sul palco si crea sempre una alchimia tra noi, che si manifesta anche nel caso di errori, cosa questa che non avviene in sala di registrazione. Inoltre c'è il coinvolgimento del pubblico. Però, non ci piace smontare il palco».
Che tipo di pubblico amate vedere sotto il palco?
«Qualsiasi tipo di pubblico. Più pubblico c'è, più la musica sarà apprezzata. Di solito il nostro pubblico si aggira sui ventenni - trentenni, ma ci piacerebbe se la nostra musica fosse apprezzata anche dai cinquantenni».
Il pubblico femminile vi segue?
«Si, credo abbiano costituito un gruppo di fan».
Vi sentite stimati a Barletta?
«Si, anche se le opinioni su di noi possono differire. Nell'ultimo anno e mezzo,da quando abbiamo cominciato a scrivere brani inediti, abbiamo avuto riscontri positivi, nei contest musicali, al di fuori della città. A Barletta la situazione è complicata, tra permessi negati e compensi dimezzati, non è facile districarsi tra gestori di locali, politici e abitanti del centro storico, che mettono i bastoni tra le ruote. Qui non vogliono capire che il musicista è un lavoratore».
Cosa NON fareste per promuovere il vostro disco?
«Scendere eccessivamente a patti con le case discografiche. L'importante è mantenere intatto il lavoro artistico».
Quale sarà il vostro futuro musicale?
«Stiamo completando il disco, a cui manca il mastering e qualche altro particolare. Dopo l'uscita del disco, ci metteremo a lavoro sui nuovi brani, che saranno sviluppati in primavera. Inoltre, stiamo lavorando ad una versione acustica del nostro repertorio musicale, per venire incontro anche alle esigenze dei locali in cui suoneremo».