Vision 2020: introduzione alla filosofia politica
A cura di Matteo Losapio
La base per la costruzione di una collaborazione fra i vari Comuni è costituita da una prospettiva multifattoriale e multilivello. In altre parole, ciò che si cerca di fare è costituire una collaborazione che rispetti la diversità di ogni Comune e le scelte già poste in essere negli anni passati. Si tratta, dunque, di una collaborazione per lo sviluppo di una realtà che vada oltre il singolo Comune. Per questo motivo parliamo di area vasta, in quanto si tratta di una realtà che tiene insieme i Comuni e le loro differenze ma, al tempo stesso, punti verso una prospettiva che sia condivisa e condivisibile da tutti, secondo gli interessi comuni. In questo quadro, dunque, la città di Barletta si presenta come capofila e coordinatrice del progetto, anche se i vari uffici, piani e gruppi di lavoro sono formati dai tecnici di tutti i Comuni. In altre parole, si cerca di tracciare un solco strategico che possa portare sviluppo non in un singolo Comune, ma in tutti i Comuni del NBO, costituendo e costruendo infrastrutture rapide e agibili fra città che sono già abbastanza collegate e raggiungibili attraverso mezzi privati e pubblici. La strategia messa in atto per la collaborazione delle varie città si dirama su quattro aspetti fondamentali: visione al futuro, volontà collettiva, sistema di valori condiviso, direttrici di sviluppo a medio termine. In questo senso, dunque, si parla di progetti multi velli, in quanto comprendono la dimensione locale, nelle sue declinazioni di città, provincia, regione.
Ad inizio del nuovo anno 2021, è interessante notare ciò che è rimasto di questo piano strategico iniziato nel lontano 2008. Per questo, nei prossimi articoli, cercheremmo di sviluppare la vision filosofica che porta una amministrazione a guidare una città. Infatti, il grande problema della politica attuale, ad ogni livello, è proprio quello di una mancanza di vision, di una mancanza di progettualità a lungo termine. Molte delle campagne elettorali si giocano sui problemi immediati delle persone, lasciando perdere ciò che sarà o che potrebbe essere, dal momento che una analisi del futuro richiederebbe sempre e comunque un far fronte alla complessità e alle probabilità, il che non ci esime dall'errore.
La prima idea di fondo che ci interessa elaborare, dunque, è proprio quella di vision, della visione. La possibilità di avere un'idea che sappia interconnettere le capacità, che possa promuovere le specificità di ciascuno, che abbia una considerazione organica delle questioni, che punti ad una armonia nel territorio, che apra la città all'ambiente in cui essa si sviluppa è proprio la marcatura della politica stessa. Scrive in un suo recente saggio Ivano Dionigi:
La politica autentica, in quanto distinta dalla miopia demagogica, è costruzione di vision. Tuttavia, senza un vangare filosofico sul terreno delle idee, difficilmente possiamo costruire la città futura. Perché la filosofia e, in particolare la filosofia politica, è presa il lento forgiare delle idee, la maturazione di prospettive che interessino non gli equilibri di potere o non solo le tecniche amministrativa, ma sappiano dare una direzione, un orizzonte, una possibilità di pensare altrimenti. A questo serve una vision e, in particolare, una visione complessa della realtà urbana che tiri dentro vari attori politici e istituzionali a vari livelli di interesse e di intervento. È un lavoro faticoso, ne siamo consapevoli. Ma il contadino, l'artigiano, il professionista sanno bene quanto la fatica porti dei risultati di qualità. Questo vale anche nella filosofia politica.Questa sarà anche la lezione di Aristotele, per il quale l'uomo è "l'unico vivente destinato alla polis" e "chi vive separato dalla comunità è o dio o bestia" (Politica 1253a). La polis, l'altra marca distintiva dell'uomo, accanto al logos. Ma quale politica? Non certo quella dei nostri giorni che non conosce più di dieci parole. Una politica – è ancora Platone a guidarci – nella quale il potere è coniugato col sapere; un potere da affidare al filosofo. Come spetta al marinaio invocare il capitano, al malato chiamare il medico, così spetterebbe al cittadino rivolgersi al filosofo, a colui che sa e non vende illusioni. In un confronto con demagogo, il medico soccombe: perché il medico, come il filosofo, ti dice la verità e ti prescrive il farmaco, il demagogo invece – pur di catturare il tuo consenso – ti consola e ti dice quello che tu vuoi sentirti dire (Gorgia 456b-c).[1]