Questo è il mio corpo per te: l'erotica di Falque
A cura di Matteo Losapio
Sulla questione dei corpi e della corporeità, Falque introduce l'idea di corpo espanso (épandu), ovvero di una corporeità che non è solo fisica e meccanica, come non è neanche astratta e controllabile. Il corpo espanso è questo nostro stesso corpo, questa nostra stessa carne di cui, ancor prima di esserne consapevoli, ci abita, ci muove, ci fa interagire con il mondo. Il corpo espanso, infatti, è il corpo che, innanzitutto, prova dolore o piacere, che prima di ogni possibile logicizzazione e significato è abisso attraversato dalle energie del reale, condensatore di esperienze a cui, solo in seguito, possiamo dare nome, parola, significato.
Ma, proprio in quanto corpo espanso, il nostro non è un corpo che decidiamo di possedere ma che abitiamo e che scegliamo di abitare nella più grande consapevolezza che possiamo dare e dire nella nostra vita: questo è il mio corpo. Parole che riecheggiano quelle di Gesù nell'Ultima Cena, in cui, prima di morire sulla croce, prende un pezzo di pane e dice che quello è il suo Corpo, offerto per i suoi discepoli.
Tuttavia, se la consapevolezza che questo è il mio corpo ci riporta alla realtà carnale del nostro essere e del nostro essere all'interno di questa realtà, seguendo le implicazioni filosofiche delle parole di Gesù giungiamo ad ulteriore considerazione che Falque fa del corpo. Infatti, nelle parole di Gesù durante l'Ultima Cena ritroviamo scritto: "Questo è il mio corpo offerto per voi".
La consapevolezza di essere questo corpo, un corpo espanso, è il primo grado di considerazione di Falque. È come se ci mettessimo nudi dinanzi ad uno specchio e ci dicessimo che questo è il nostro corpo. L'immagine che vedremmo riflessa è sia il nostro riflesso spoglio da qualsiasi considerazione dell'altro che guarda e del come guarda il mio corpo, sia ci riporta a quella nostra dimensione fallibile, imprecisa, diffusa, mai completamente comprensione e perennemente realizzabile che siamo.
Così, se il nostro corpo nudo dinanzi ad uno specchio ci rende consapevoli di questo corpo, il nostro corpo nudo dinanzi all'amato o all'amata ci permette di fare un ulteriore salto in avanti: questo è il mio corpo offerto per te. Dove la differenza dell'essere offerto per l'altro, dice tutto l'eros di cui è capace il nostro corpo. L'amore erotico, infatti, non è solo la penetrazione del pene nella vagina come atto meccanico, ma è la coscienza dell'essere questo corpo e non il corpo dell'altro dinanzi a cui mi denudo. E l'atto sessuale, unione per eccellenza di due corpi, non è identificazione con l'altro o dominio dell'altro, ma differenziazione dei corpi. Scrive Annalisa Caputo:
Quanto più la tensione erotica dei corpi avvicina e tendenzialmente unifica, tanto più differenzia. L'atto erotico, infatti, non è "perdita o fusione dei corpi, ma resistenza del corpo alla differenza dell'altro, mentre l'altro rimanda alla mia carne, al mio corpo, come corpo in relazione con il corpo dell'altro: tanto che i due non possono mai dissolversi in una unità". Ecco il paradosso dei corpi nell'amore: più c'è tensione all'unità, più c'è differenziazione, e più c'è resistenza dei corpi. Tanto che l'eros è anche lotta, combattimento amoroso. Contatto come contrasto. La fusione è un mito. La tensione di essere una sola carne non renderà mai i due un solo corpo, sottolinea Falque (1).
La specificità dell'amore erotico consiste proprio in questa differenziazione dei corpi. Dinanzi all'amato o all'amata, io non dico semplicemente che questo è il mio corpo soggetto e oggetto di ogni mancanza e fallibilità, ma dico che tutto questo mio corpo è per te, con tutte le sue possibilità, mancanze, indecisioni.
È questo che distingue l'amore erotico dall'identificazione dell'altro, tipica di un processo di pornografia o voyerismo e dal dominio sull'altro come avviene nello stupro e in qualsiasi altra forma di violenza legata alla corporeità. L'eros differenzia i corpi, mi spinge verso l'altro che non sono io e, proprio in quanto non io che si offre a me in tutta la sua nudità, io riscopro la mia stessa corporeità, la mia stessa carne. Questo è l'eros che offrendo il proprio corpo, sceglie contemporaneamente, che l'altro sia il suo corpo. In questo parla l'amore: niente di più, niente di meno.