Cara Barletta ti scrivo
Pittura e devozione, il ricordo del pittore Biagio Vinella
Dipinse una copia del quadro della Madonna dello Sterpeto
venerdì 6 maggio 2022
11.04
Dalle inedite memorie dell'artista barlettano Biagio Vinella (Barletta, 28 ottobre 1911 – 3 febbraio 1965) di prossima pubblicazione nel volume dal titolo "Il sorriso di un pittore", ecco l'anteprima curata dal figlio, il giornalista Nino Vinella, nel racconto in forma autobiografica della sua opera quale sincera forma di omaggio e devozione.
«L'anno 1936, avendo i Padri Cistercensi preso possesso del Santuario situato a pochi chilometri da Barletta, dove si venera Maria Santissima dello Sterpeto – la miracolosa Protettrice – si pensò di far dipingere una copia del quadro della Madonna da mandare in Africa, e precisamente ad Adi Ugri (nel Tigrai) nell'Abissinia da poco conquistata. Tale incarico lo si voleva affidare a me, come fu fatto per la pergamena messa, nell'Aprile del 1933 nella prima pietra per la costruzione del convento.
L'incarico però, a causa della mia giovane età (nel 1936 avevo 25 anni) non mi fu più affidato essendo il lavoro della Madonna troppo impegnativo e perché io – a secondo del giudizio dei promotori – non potevo dare nessun affidamento artistico. Ed al mio posto si trovò il tanto carissimo Prof. Vincenzo De Stefano mio ottimo maestro.
Erano gli anni che con De Stefano si coltivava una buona amicizia – dopo il ciclo delle lezioni che lo stesso mi aveva impartito sin dal 1929, e seppure amareggiato di tale diversa decisione, fui vicino a don Vincenzo nella scelta del pezzo di legno compensato doppio che insieme facemmo alla ditta Feltrinelli che in piazza Tramvia aveva un grande deposito di legnami.
Il quadro poi risultò felicissimo e, ricordo, che vi fu una speciale cerimonia ed una solenne processione dove parteciparono tutte le autorità fasciste dell'epoca ed, agli altri, alcuni padri Cistercensi di razza nera ed anche un certo numero di Nobili Neri che risiedevano nel nuovo Convento del Santuario. Il Quadro della Madonna fu trasportato su di un cannone riccamente addobbato. I Padri neri con i loro camici bianchi davano una caratteristica tutta speciale. Il De Stefano eseguì la copia della Madonna antica – cioè quella che risultava prima del restauro attuale – con dei lineamenti più "gentili" e di colore scurissimi tanto che i Barlettani l'hanno sempre conosciuta e venerata come la Madonna Nera.
Ricordo da bambino – quando cioè tutte le cose si facevano in casa e qui in Barletta vi erano i pastai – mio padre che aveva negozio di selleria in una qualche speciale ricorrenza – ordinava a mia madre di preparare degli strascinati o tagliatelle a "color della Madonna dello Sterpeto" – e perché l'impasto era fatto esclusivamente dall'ottima farina di grano dal caratteristico colore scuro. Non potevo avere gelosia verso De Stefano, ma è certo che il mio animo ne rimase tanto turbato che sin da allora giurai a me stesso di voler dipingere la nostra Venerata Protettrice ed ogni anno nel mese di maggio l'accorato desiderio si rinnovava. Desiderio che aveva altresì il suo sfondo poetico di dolci rimembranze dei ricordi della fanciullezza, di quando cioè a piedi si andava in campagna al Santuario per i tradizionali Venerdì e per consumare la frugale colazione. Da allora e per tutti questi anni era subentrata in me come una febbre come un ardente desiderio di realizzare la tanto desiderata opera, anche per il fatto di voler cancellare il ricordo di quel lontano 1936. Purtroppo, sempre, mi sono trovato di fronte alle normali difficoltà che può incontrare un qualsiasi Pittore che come me si trova a dover risolvere il quotidiano problema della vita e del mantenimento della famiglia dovendo badare necessariamente al lavoro che potesse dare un immediato guadagno. Il Quadro della Madonna così impegnativo oltre alle necessarie spese ha bisogno di almeno una diecina di giorni di lavoro continuo. E per vivere, come si fa?
Anche quest'anno 1963, sin dal mese di aprile avevo già pensato a volerlo realizzare andando al ricordo dell'avvicinarsi del mese di maggio a me tanto caro, dove, come sempre, tutte le mattine alle 6 avrei ascoltato la prima santa messa in Cattedrale. Ascoltare le preghiere delle nostre pie donne, i canti tradizionali e godere la pace nella Cattedrale dalle severe linee dove troneggia la nostra cara Madonna a cui trionfante tutti gli anni troneggia in mezzo a noi. Anche quest'anno – come ormai accade da 30 o più anni tutte le mattine quando ancora la città dorme nel silenzio e nella poesia dell'alba nascente seguendo il gruppetto delle pie donne che con rosario in mano già recitano le loro preghiere, quando ancora sonnecchiando i nostri contadini ed operai vi si recano al lavoro, io, portando nel cuore quel segreto cruccio, vado alla Cattedrale per venerare la Sacra Immagine promettendomi di sempre mantenere la promessa. E pensando a tempi migliori, mi ripeto: Beh, vuol dire che sarà per un altro anno. Anche quest'anno purtroppo, altro lavoro ancor più urgente e di normale amministrazione me ne ha fatto distogliere dal realizzare il mio antico sogno. Beh, ripetevo a me stesso: Vuol dire che sarà per un'altra volta. Un brivido di profonda commozione mi prende per quanto sto per raccontare sull'avvenimento che certamente mette nell'animo la certezza che le vie del Signore sono infinite e che la Madonna Santissima ha dato all'avvenimento la Sua Altissima illuminata volontà, decidendo che le cose dovessero andare così.
Dimostrando come sempre che l'Amore per la Fede non deve mai venir meno e confermare: Bisogna credere! Verso la metà del mese di quest'anno, credo il 18 o il 19 del 1963 quando ogni cosa e la vita si svolge con la sua normalità, ecco venire nel mio magazzino il Padre Mario Crispoldi il quale sorprendendomi al lavoro di una normale tabella, mi ordina una copia esatta del Quadro di Maria Santissima dello Sterpeto dalle grandi dimensioni 105x75 e caratteristiche. Avendo sempre nell'animo il tanto cullato segreto non volli credere alle mie orecchie e pregai il Padre di voler ripetere ancora: Vinella, tu mi devi fare un quadro della Madonna perché tale quadro deve essere messo sull'altare del Santuario quando il quadro della Madonna viene portato a Barletta e l'altare non può restare vuoto.
La commozione che mi prese e tutto il segreto che da tanto tempo vi era in me lo feci conoscere al Padre assicurandogli che vi avrei messo tutto il mio impegno. Pregai il Padre di ritornare in bottega fra due giorni, dove avrei fatto trovare il pezzo di legno già preparato, cosa che avvenne regolarmente il giorno 22 dove il legno era già pronto e per la santificazione dell'opera pregai il Padre di volerlo benedire rimandando a dopo il prezzo ma lasciando a me tutta la facoltà della realizzazione. Mai dipinsi quadro con tanta ansia e trepidazione, ma con mia soddisfazione vedevo che il lavoro si svolgeva più che scorrevole scoprendo che un qualcosa di eccezionale guidava la mia mano rendendola leggera e sicura. Le ansie, le paure per un lavoro così impegnativo man mano che andavo avanti con il disegno svanivano come nuvole leggere.
Certo che io stesso assistevo ad un fatto veramente eccezionale. Chissà forse la forza della matita dopo tanti anni di lavoro? Oppure i tanti anni di attesa per la realizzazione di un lavoro così desiderato? E perché non a guidare la mia mano non vi fosse un qualcosa di soprannaturale? E certo che dopo 12 giorni di ininterrotto lavoro – senza ricorrere a cambiamenti sostanziali il lavoro si svolse con relativa semplicità e… lo trovai per il volto della Madonna che, tra le tante stampe e cartoline lasciatemi da Padre Mario, tutte – per gli arbitrari ritocchi – avevano un differente aspetto. Ed anche dall'originale in Cattedrale dove spessissimo mi recavo per studiarne i particolari specialmente il volto presentava – per la sua riproduzione – difficoltà di vario genere. A guardare da vicino l'originale si scopriva che era un volto piatto e senza speciale attrattiva.
Fu così che per il mio quadro mi lasciai guidare esclusivamente dalla matita. Lasciando che essa tracciasse il volto che mi risultò dolce ed appassionato proprio come si addice alla nostra Mamma Celeste. Era la Madonna che lo aveva voluto. I colori vennero da sé.
Al dodicesimo giorno della mia fatica feci addirittura una cosa per rendere a conoscenza in Cattedrale Padre Mario per l'esito felicissimo del mio lavoro. Poi quando venne ne restò veramente soddisfatto. Insieme decidemmo per la iscrizione da eternare sul dietro del quadro dopodiché si passò alla sua plastificazione allo scopo di rendere il pezzo di legno e la pittura stessa più duratura. Fu anche deciso di tenerlo esposto in pubblico – al negozio della Borletti – e domenica mattina 9 giugno 1963 primo dei festeggiamenti – in forma solenne alla prima messa delle 6 benedirlo».
«L'anno 1936, avendo i Padri Cistercensi preso possesso del Santuario situato a pochi chilometri da Barletta, dove si venera Maria Santissima dello Sterpeto – la miracolosa Protettrice – si pensò di far dipingere una copia del quadro della Madonna da mandare in Africa, e precisamente ad Adi Ugri (nel Tigrai) nell'Abissinia da poco conquistata. Tale incarico lo si voleva affidare a me, come fu fatto per la pergamena messa, nell'Aprile del 1933 nella prima pietra per la costruzione del convento.
L'incarico però, a causa della mia giovane età (nel 1936 avevo 25 anni) non mi fu più affidato essendo il lavoro della Madonna troppo impegnativo e perché io – a secondo del giudizio dei promotori – non potevo dare nessun affidamento artistico. Ed al mio posto si trovò il tanto carissimo Prof. Vincenzo De Stefano mio ottimo maestro.
Erano gli anni che con De Stefano si coltivava una buona amicizia – dopo il ciclo delle lezioni che lo stesso mi aveva impartito sin dal 1929, e seppure amareggiato di tale diversa decisione, fui vicino a don Vincenzo nella scelta del pezzo di legno compensato doppio che insieme facemmo alla ditta Feltrinelli che in piazza Tramvia aveva un grande deposito di legnami.
Il quadro poi risultò felicissimo e, ricordo, che vi fu una speciale cerimonia ed una solenne processione dove parteciparono tutte le autorità fasciste dell'epoca ed, agli altri, alcuni padri Cistercensi di razza nera ed anche un certo numero di Nobili Neri che risiedevano nel nuovo Convento del Santuario. Il Quadro della Madonna fu trasportato su di un cannone riccamente addobbato. I Padri neri con i loro camici bianchi davano una caratteristica tutta speciale. Il De Stefano eseguì la copia della Madonna antica – cioè quella che risultava prima del restauro attuale – con dei lineamenti più "gentili" e di colore scurissimi tanto che i Barlettani l'hanno sempre conosciuta e venerata come la Madonna Nera.
Ricordo da bambino – quando cioè tutte le cose si facevano in casa e qui in Barletta vi erano i pastai – mio padre che aveva negozio di selleria in una qualche speciale ricorrenza – ordinava a mia madre di preparare degli strascinati o tagliatelle a "color della Madonna dello Sterpeto" – e perché l'impasto era fatto esclusivamente dall'ottima farina di grano dal caratteristico colore scuro. Non potevo avere gelosia verso De Stefano, ma è certo che il mio animo ne rimase tanto turbato che sin da allora giurai a me stesso di voler dipingere la nostra Venerata Protettrice ed ogni anno nel mese di maggio l'accorato desiderio si rinnovava. Desiderio che aveva altresì il suo sfondo poetico di dolci rimembranze dei ricordi della fanciullezza, di quando cioè a piedi si andava in campagna al Santuario per i tradizionali Venerdì e per consumare la frugale colazione. Da allora e per tutti questi anni era subentrata in me come una febbre come un ardente desiderio di realizzare la tanto desiderata opera, anche per il fatto di voler cancellare il ricordo di quel lontano 1936. Purtroppo, sempre, mi sono trovato di fronte alle normali difficoltà che può incontrare un qualsiasi Pittore che come me si trova a dover risolvere il quotidiano problema della vita e del mantenimento della famiglia dovendo badare necessariamente al lavoro che potesse dare un immediato guadagno. Il Quadro della Madonna così impegnativo oltre alle necessarie spese ha bisogno di almeno una diecina di giorni di lavoro continuo. E per vivere, come si fa?
Anche quest'anno 1963, sin dal mese di aprile avevo già pensato a volerlo realizzare andando al ricordo dell'avvicinarsi del mese di maggio a me tanto caro, dove, come sempre, tutte le mattine alle 6 avrei ascoltato la prima santa messa in Cattedrale. Ascoltare le preghiere delle nostre pie donne, i canti tradizionali e godere la pace nella Cattedrale dalle severe linee dove troneggia la nostra cara Madonna a cui trionfante tutti gli anni troneggia in mezzo a noi. Anche quest'anno – come ormai accade da 30 o più anni tutte le mattine quando ancora la città dorme nel silenzio e nella poesia dell'alba nascente seguendo il gruppetto delle pie donne che con rosario in mano già recitano le loro preghiere, quando ancora sonnecchiando i nostri contadini ed operai vi si recano al lavoro, io, portando nel cuore quel segreto cruccio, vado alla Cattedrale per venerare la Sacra Immagine promettendomi di sempre mantenere la promessa. E pensando a tempi migliori, mi ripeto: Beh, vuol dire che sarà per un altro anno. Anche quest'anno purtroppo, altro lavoro ancor più urgente e di normale amministrazione me ne ha fatto distogliere dal realizzare il mio antico sogno. Beh, ripetevo a me stesso: Vuol dire che sarà per un'altra volta. Un brivido di profonda commozione mi prende per quanto sto per raccontare sull'avvenimento che certamente mette nell'animo la certezza che le vie del Signore sono infinite e che la Madonna Santissima ha dato all'avvenimento la Sua Altissima illuminata volontà, decidendo che le cose dovessero andare così.
Dimostrando come sempre che l'Amore per la Fede non deve mai venir meno e confermare: Bisogna credere! Verso la metà del mese di quest'anno, credo il 18 o il 19 del 1963 quando ogni cosa e la vita si svolge con la sua normalità, ecco venire nel mio magazzino il Padre Mario Crispoldi il quale sorprendendomi al lavoro di una normale tabella, mi ordina una copia esatta del Quadro di Maria Santissima dello Sterpeto dalle grandi dimensioni 105x75 e caratteristiche. Avendo sempre nell'animo il tanto cullato segreto non volli credere alle mie orecchie e pregai il Padre di voler ripetere ancora: Vinella, tu mi devi fare un quadro della Madonna perché tale quadro deve essere messo sull'altare del Santuario quando il quadro della Madonna viene portato a Barletta e l'altare non può restare vuoto.
La commozione che mi prese e tutto il segreto che da tanto tempo vi era in me lo feci conoscere al Padre assicurandogli che vi avrei messo tutto il mio impegno. Pregai il Padre di ritornare in bottega fra due giorni, dove avrei fatto trovare il pezzo di legno già preparato, cosa che avvenne regolarmente il giorno 22 dove il legno era già pronto e per la santificazione dell'opera pregai il Padre di volerlo benedire rimandando a dopo il prezzo ma lasciando a me tutta la facoltà della realizzazione. Mai dipinsi quadro con tanta ansia e trepidazione, ma con mia soddisfazione vedevo che il lavoro si svolgeva più che scorrevole scoprendo che un qualcosa di eccezionale guidava la mia mano rendendola leggera e sicura. Le ansie, le paure per un lavoro così impegnativo man mano che andavo avanti con il disegno svanivano come nuvole leggere.
Certo che io stesso assistevo ad un fatto veramente eccezionale. Chissà forse la forza della matita dopo tanti anni di lavoro? Oppure i tanti anni di attesa per la realizzazione di un lavoro così desiderato? E perché non a guidare la mia mano non vi fosse un qualcosa di soprannaturale? E certo che dopo 12 giorni di ininterrotto lavoro – senza ricorrere a cambiamenti sostanziali il lavoro si svolse con relativa semplicità e… lo trovai per il volto della Madonna che, tra le tante stampe e cartoline lasciatemi da Padre Mario, tutte – per gli arbitrari ritocchi – avevano un differente aspetto. Ed anche dall'originale in Cattedrale dove spessissimo mi recavo per studiarne i particolari specialmente il volto presentava – per la sua riproduzione – difficoltà di vario genere. A guardare da vicino l'originale si scopriva che era un volto piatto e senza speciale attrattiva.
Fu così che per il mio quadro mi lasciai guidare esclusivamente dalla matita. Lasciando che essa tracciasse il volto che mi risultò dolce ed appassionato proprio come si addice alla nostra Mamma Celeste. Era la Madonna che lo aveva voluto. I colori vennero da sé.
Al dodicesimo giorno della mia fatica feci addirittura una cosa per rendere a conoscenza in Cattedrale Padre Mario per l'esito felicissimo del mio lavoro. Poi quando venne ne restò veramente soddisfatto. Insieme decidemmo per la iscrizione da eternare sul dietro del quadro dopodiché si passò alla sua plastificazione allo scopo di rendere il pezzo di legno e la pittura stessa più duratura. Fu anche deciso di tenerlo esposto in pubblico – al negozio della Borletti – e domenica mattina 9 giugno 1963 primo dei festeggiamenti – in forma solenne alla prima messa delle 6 benedirlo».