Cara Barletta ti scrivo
Il Vescovo Ruggero e il Pontefice: salvano l’Apulia dalla guerra civile
A cura di Nicola Palmitessa, Centro studi: La cittadella Innova
mercoledì 30 dicembre 2020
17.52
Un tempo, (agli inizi dell'anno mille), cristianità e papato si fidavano delle fattive buone opere, piuttosto che dei proclami altrui. Così, gruppi di Normanni giungevano a Monte Sant'Angelo sul Gargano per venerare San Michele Arcangelo anche per fare da scorta armata a quanti desideravano mettersi in pellegrinaggio verso il Santo Sepolcro in Terrasanta. Pur tra fasi alterne, Normanni e papato si troveranno alleati.
Pertanto, il lasso di tempo in cui visse il Patrono di Barletta, Vescovo San Ruggero della Diocesi cannense (1060-70 fino al 1130), coincide esattamente con la più intensa e tumultuosa formazione del regno di Sicilia (1130) ad opera quindi dei recalcitranti e in parte obbedienti Normanni. Il cuore e il centro di questo nuovo stato - nato dalle ceneri del dissolto impero romano -, sarà la Città-Diocesi di Canne e di altre realtà dell'Apulia Centrale. A fronte delle contese, con armi in pugno, tra i soliti baroni delle baronie cittadine, quale sarebbe stato allora il delicatissimo ruolo del vescovo Ruggero, tuttora poco conosciuto? In quei tempi, un ruolo decisivo veniva ad orientarli i Concili di Melfi, (del 1059, 1067, 1089, 1101, 1139 e 1137).
La Congiura dei baroni nel Ducato di Puglia e la grande mediazione del Vescovo di Canne. Dopo grande scisma del 1054, tra il Papato e la Chiesa di Bisanzio, il Sud italico dei normanni, era conteso quindi tra le forze bizantine e le offensive musulmane e in parte longobarde. Il processo di latinizzazione delle istituzioni ecclesiali, getterà anche le basi nel Mediterraneo per la formazione di istituzioni (di diritto o di fatto: de iure e/o de facto), delle città marinare dal nord al sud italico.
Il grande lavorio diplomatico di Pasquale II, al secolo Rainero Raineri (1099 -1118), si avvierà presto. Negli anni 1100-1101, nell'Italia meridionale, cercherà soluzioni di alcune vertenze sorte nelle comunità locali. andrà in Puglia per riunire i vescovi di Canosa e Canne, poi scese in Calabria per visitare la comunità di Mileto. Infine riunì tutti i vescovi del Mezzogiorno, con cardinali, abati, religiosi e tutti i conti Normanni nel Concilio di Melfi (agosto 1101) - ove inviterà il Vescovo Ruggero di Canne. Il Papa concede al Vescovo di Melfi il privilegio di dipendere direttamente da Roma, stabilendo che i futuri Vescovi della Diocesi - evidentemente di tutte le altre Diocesi - saranno consacrati direttamente dal Papa stesso. In passato la Diocesi dipendeva dall'Arcivescovo metropolita di Canosa e Bari, (metropolita che era sotto l'egida bizantina).
Rilievi Politici: Al Concilio Papale prendono parte anche tutti i Conti Normanni. Va ricordato che Pasquale II deve la sua elezione all'appoggio economico e militare dei Normanni, che hanno stroncato il tentativo della nobiltà romana di eleggere come antipapa il cardinale di Santa Rufina. Grandi tensioni nel Ducato, sul dopo Guiscardo e Boemondo d'Altavilla. Dopo il Guiscardo (1015-185), a reggere le sorti di un regno in formazione, sarà suo figlio primogenito, duca di Puglia e di Calabria, Boemondo I d'Altavilla (tra il 1058 – 1111), uno dei più importanti comandanti della Prima Crociata, Principe di Taranto e di Antiochia. Sposerà nel 1106 Costanza figlia del re di Francia Filippo I. Perciò al Terzo concilio di Melfi, (settembre 1089), il Papa Urbano II bandì la prima Crociata. Il Pontefice, insieme ai fratellastri normanni Ruggero Borsa e Boemondo I, gettò le basi per costituire una lega allo scopo di liberare la Terra Santa dai musulmani.
Costanza, dopo la morte del marito, Boemondo I (1111), prese la reggenza dei Principati (di Taranto e Antiochia) per il figlio minorenne Boemondo II. Si stabilì definitivamente a Taranto, preferendola alla turbolenta Bari. Presto, essendo morto anche il fratellastro del marito (Boemondo) Ruggero Borsa, duca di Puglia, ella, rivendicando legittimamente il titolo di regina, in quanto figlia di un sovrano, rivolse i suoi interessi ai territori del Ducato di Puglia. Costanza ottenne l'appoggio di Tancredi di Conversano, signore di Brindisi e Nardò, per proteggere i suoi territori (con i beni allodiali o burghensatici, cioè beni posseduti in piena proprietà, quindi non feudali). Tancredi fu beneficiato di un quartiere di Bari, ma i baresi ancora una volta si ribellarono a questo stato di cose e catturarono la madre di Tancredi, Sichelgaita di Conversano. La rivolta dei baresi fu sedata dall'arrivo dei fratelli Alessandro e Roberto di Conversano che liberarono la madre, ma si posero in aperto contrasto con Costanza.
Le escalation delle tensioni sociali si facevano alte, fino ad indurre il papa Pasquale II nel ricorrere ancora ad un grande mediatore di alto profilo tra i vescovi e sedare le forze baronali ribelli: Ruggero Vescovo di Canne (1060-1130). Ruggero fu eletto vescovo della omonima città e diocesi. Era di famiglia sicuramente normanna. Venne presto acclamato Vescovo sia dal clero e popolo cannense. Si trovò così a reggere le sorti non solo della sua città e del suo potente vescovado (reduce della dolorosa distruzione voluta nel 1083 dai Normanni). Ma anche a reggere, in misura eroica, le delicate sorti del Ducato di Puglia per circa 30 anni. La figura di questo vescovo risulta centrale e decisiva per le sorti del Ducato.
Questo vescovo, ricostruirà manualmente e spiritualmente la città e la stessa diocesi. Il Pontefice Pasquale II (1099 -1118) lo inviterà a partecipare al grande Concilio di Salerno per la soluzione di controversie di grandi possedimenti ecclesiali, d'altra parte parecchie grandi donazioni di Terre lasceranno ben pensare che il potere papale e quello dei normanni, giocheranno qui le carte migliori per contenere i delicati equilibri politici per il futuro regno unitario. Intanto per riequilibrare le tensioni baresi dovute alla doppia sede diocesana (Bari-Canosa), il pontefice Pasquale II, inviterà nel 1102 il Vescovo Ruggero, a consacrare la Chiesa di S. Sabino, Patrono di Canosa, insieme a ben 13 Arcivescovi dal Tirreno all'Adriatico (quelli di Benevento, Capua, Salerno, Napoli, Acerenza, Campobasso, Siponto, Trani, Taranto, di Salpi, Minervino, Conversano e Muro Locano).
Dopo la morte di Boemondo del 1111. Il triste evento suscitò grandi appetiti e rivolte anti-normanne per diversi baroni e signorotti baresi, i quali si misero sul piede di guerra contro la vedova Costanza. L'intero Ducato di Puglia rischiò di essere rovesciato da interminabili guerre. Il difficile equilibro, ancora una volta, venne affidato alle decisioni del Vescovo Ruggero, perché (dietro i concreti interessi delle terre) il formale pomo della discordia - o un equilibrato tentativo di sedare le rivolte - sarebbe stata la rivendicazione all'Arcivescovado Metropolitano di Bari della stessa Chiesa di S. Sabino in Canosa. Quindi spetterà a questo vescovo "porre equilibrio, sedare odii, evitare vendette o reazioni nei tumulti canosini". Siamo nel 1113, finalmente il Vescovo, a paterne premure del Pontefice Pasquale II, riuscirà finalmente a indurre Costanza "francorum Regis filia", a "donare all'Arcivescovado Metropolitano di Bari, la Chiesa di s. Sabino di Canosa".
La Diocesi cannense confinava con quella di Canosa, e grazie ai continui e reiterati inviti e insistenze del Pontefice (rivalità tra le due Sedi), come "l'unico mediatore più qualificato" sarà il Vescovo Ruggero. Presto si si darà vita a una sorta di concilio con i più importanti vescovi del Ducato: Rainaldus di Taranto, Rogerius cannensis, Bisantus di Bitonto e Bernerius di Giovinazzo, ove tutti attendevano la decisiva risoluzione di Ruggero. Il nostro Rogerius cannense, finalmente risulterà firmatario del convegno svoltosi in Bari, presso la Basilica della Beata Maria. Se la regina Costanza non avesse firmato secondo le indicazioni del Vescovo Ruggiero e del Pontefice Pasquale II, il sud italico sarebbe rimasto in balia dei baroni.
La rivolta dei baroni. Ancora una volta, dopo cinque anni si riprenderà una seconda incontrollata rivolta dei baroni: Roberto I di Capua e forse altri, si dichiararono vassalli dell'imperatore Enrico V. A Bari per acquietare gli animi degli insorti si pose l'Arcivescovo Risone. Accusato dagli insorti di frequentare raramente Bari e privilegiare quella di Canosa, Risone (o Riso) è il vescovo prediletto e voluto dai normanni. Ora, ancora una volta le tensioni tra i nostalgici bizantini ed i normanni si scaricheranno del tutto nelle città dell'hinterland di Barletta.
Nel 1115 interveniva il papa Pasquale II per costringere le parti avverse ad una tregua di tre anni. Ma l'accordo non venne rispettato. Nel 1116 il cronista Romualdo registra uno scontro armato tra i fratelli Tancredi di Conversano, fedele a Costanza, e Alessandro di Conversano che ne uscì vincitore, potendo così fregiarsi del titolo di conte di Matera oltre a quello di conte di Conversano.
Nel 1118, con l'assassinio dell'arcivescovo Risone da parte della fazione barese capeggiata da Argirizzo seguirono altri disordini verso Trani. Argirizzo poco dopo sarà catturato e giustiziato. Ne approfittò la fazione di Grimoaldo Alferanite che (nel 1129) si proclamò principe di Bari. Infatti, "Il vescovo di Canne Ruggiero aveva, senza dubbio, contatti con Canosa: difatti nel 1118, come si rileva nel Chronicon Ignoti Civis Barensis, l'Arcivescovo Riso[ne] fu assassinato di ritorno da Canosa, per motivi di rivalità tra le due Sedi Arcivescovili". Nel 1119, Costanza si rifugerà a Giovinazzo ma sarà catturata e imprigionata da Grimolado, Sarà rilasciata nel 1120 grazie all'intervento di papa Callisto II e di Ruggero II. Ed infine rinuncerà ai suoi legittimi domini in favore del futuro re di Sicilia. Ormai Grazie anche al Vescovo Ruggero, nel 1130 il regno di Sicilia è divenuto realtà. Le guerre baronali non troveranno grandi spazi.
I sovrani Normanni in Barletta. Il Regno di Sicilia (costituito nel 1130), con Ruggero II d'Altavilla (fusione della Contea di Sicilia e del Ducato di Puglia) è perdurato fino all'inizio del XIX secolo, assicurò la sua sovranità con il longevo Parlamento, con sede a Palermo. I re della dinastia dei normanni di Sicilia (Altavilla) sono stati: Ruggero II (1130-1154); Guglielmo I (1154-1166); Guglielmo II (1166-1189); Tancredi (1189-1194); Ruggiero II (non incoronato); Guglielmo III (1194-1194). Tutti hanno felicemente pernottato nel Città di Barletta. Infine re Tancredi nel 1190, per difendere il neo Regno di Sicilia e le coste d'Apulia dalle aggressioni esterne, istituirà Barletta come Città regia, rivelandosi sul piano istituzionale e militare inattaccabile. Il Vescovo Ruggiero passa a nuova vita il 30 dicembre 1129-1130. (Cfr. Nicola Palmitessa, Storia di Barletta Città Marinara (secc. XII-XIX), Ediz. La cittadella Innova, pp. 99-107).
Pertanto, il lasso di tempo in cui visse il Patrono di Barletta, Vescovo San Ruggero della Diocesi cannense (1060-70 fino al 1130), coincide esattamente con la più intensa e tumultuosa formazione del regno di Sicilia (1130) ad opera quindi dei recalcitranti e in parte obbedienti Normanni. Il cuore e il centro di questo nuovo stato - nato dalle ceneri del dissolto impero romano -, sarà la Città-Diocesi di Canne e di altre realtà dell'Apulia Centrale. A fronte delle contese, con armi in pugno, tra i soliti baroni delle baronie cittadine, quale sarebbe stato allora il delicatissimo ruolo del vescovo Ruggero, tuttora poco conosciuto? In quei tempi, un ruolo decisivo veniva ad orientarli i Concili di Melfi, (del 1059, 1067, 1089, 1101, 1139 e 1137).
La Congiura dei baroni nel Ducato di Puglia e la grande mediazione del Vescovo di Canne. Dopo grande scisma del 1054, tra il Papato e la Chiesa di Bisanzio, il Sud italico dei normanni, era conteso quindi tra le forze bizantine e le offensive musulmane e in parte longobarde. Il processo di latinizzazione delle istituzioni ecclesiali, getterà anche le basi nel Mediterraneo per la formazione di istituzioni (di diritto o di fatto: de iure e/o de facto), delle città marinare dal nord al sud italico.
Il grande lavorio diplomatico di Pasquale II, al secolo Rainero Raineri (1099 -1118), si avvierà presto. Negli anni 1100-1101, nell'Italia meridionale, cercherà soluzioni di alcune vertenze sorte nelle comunità locali. andrà in Puglia per riunire i vescovi di Canosa e Canne, poi scese in Calabria per visitare la comunità di Mileto. Infine riunì tutti i vescovi del Mezzogiorno, con cardinali, abati, religiosi e tutti i conti Normanni nel Concilio di Melfi (agosto 1101) - ove inviterà il Vescovo Ruggero di Canne. Il Papa concede al Vescovo di Melfi il privilegio di dipendere direttamente da Roma, stabilendo che i futuri Vescovi della Diocesi - evidentemente di tutte le altre Diocesi - saranno consacrati direttamente dal Papa stesso. In passato la Diocesi dipendeva dall'Arcivescovo metropolita di Canosa e Bari, (metropolita che era sotto l'egida bizantina).
Rilievi Politici: Al Concilio Papale prendono parte anche tutti i Conti Normanni. Va ricordato che Pasquale II deve la sua elezione all'appoggio economico e militare dei Normanni, che hanno stroncato il tentativo della nobiltà romana di eleggere come antipapa il cardinale di Santa Rufina. Grandi tensioni nel Ducato, sul dopo Guiscardo e Boemondo d'Altavilla. Dopo il Guiscardo (1015-185), a reggere le sorti di un regno in formazione, sarà suo figlio primogenito, duca di Puglia e di Calabria, Boemondo I d'Altavilla (tra il 1058 – 1111), uno dei più importanti comandanti della Prima Crociata, Principe di Taranto e di Antiochia. Sposerà nel 1106 Costanza figlia del re di Francia Filippo I. Perciò al Terzo concilio di Melfi, (settembre 1089), il Papa Urbano II bandì la prima Crociata. Il Pontefice, insieme ai fratellastri normanni Ruggero Borsa e Boemondo I, gettò le basi per costituire una lega allo scopo di liberare la Terra Santa dai musulmani.
Costanza, dopo la morte del marito, Boemondo I (1111), prese la reggenza dei Principati (di Taranto e Antiochia) per il figlio minorenne Boemondo II. Si stabilì definitivamente a Taranto, preferendola alla turbolenta Bari. Presto, essendo morto anche il fratellastro del marito (Boemondo) Ruggero Borsa, duca di Puglia, ella, rivendicando legittimamente il titolo di regina, in quanto figlia di un sovrano, rivolse i suoi interessi ai territori del Ducato di Puglia. Costanza ottenne l'appoggio di Tancredi di Conversano, signore di Brindisi e Nardò, per proteggere i suoi territori (con i beni allodiali o burghensatici, cioè beni posseduti in piena proprietà, quindi non feudali). Tancredi fu beneficiato di un quartiere di Bari, ma i baresi ancora una volta si ribellarono a questo stato di cose e catturarono la madre di Tancredi, Sichelgaita di Conversano. La rivolta dei baresi fu sedata dall'arrivo dei fratelli Alessandro e Roberto di Conversano che liberarono la madre, ma si posero in aperto contrasto con Costanza.
Le escalation delle tensioni sociali si facevano alte, fino ad indurre il papa Pasquale II nel ricorrere ancora ad un grande mediatore di alto profilo tra i vescovi e sedare le forze baronali ribelli: Ruggero Vescovo di Canne (1060-1130). Ruggero fu eletto vescovo della omonima città e diocesi. Era di famiglia sicuramente normanna. Venne presto acclamato Vescovo sia dal clero e popolo cannense. Si trovò così a reggere le sorti non solo della sua città e del suo potente vescovado (reduce della dolorosa distruzione voluta nel 1083 dai Normanni). Ma anche a reggere, in misura eroica, le delicate sorti del Ducato di Puglia per circa 30 anni. La figura di questo vescovo risulta centrale e decisiva per le sorti del Ducato.
Questo vescovo, ricostruirà manualmente e spiritualmente la città e la stessa diocesi. Il Pontefice Pasquale II (1099 -1118) lo inviterà a partecipare al grande Concilio di Salerno per la soluzione di controversie di grandi possedimenti ecclesiali, d'altra parte parecchie grandi donazioni di Terre lasceranno ben pensare che il potere papale e quello dei normanni, giocheranno qui le carte migliori per contenere i delicati equilibri politici per il futuro regno unitario. Intanto per riequilibrare le tensioni baresi dovute alla doppia sede diocesana (Bari-Canosa), il pontefice Pasquale II, inviterà nel 1102 il Vescovo Ruggero, a consacrare la Chiesa di S. Sabino, Patrono di Canosa, insieme a ben 13 Arcivescovi dal Tirreno all'Adriatico (quelli di Benevento, Capua, Salerno, Napoli, Acerenza, Campobasso, Siponto, Trani, Taranto, di Salpi, Minervino, Conversano e Muro Locano).
Dopo la morte di Boemondo del 1111. Il triste evento suscitò grandi appetiti e rivolte anti-normanne per diversi baroni e signorotti baresi, i quali si misero sul piede di guerra contro la vedova Costanza. L'intero Ducato di Puglia rischiò di essere rovesciato da interminabili guerre. Il difficile equilibro, ancora una volta, venne affidato alle decisioni del Vescovo Ruggero, perché (dietro i concreti interessi delle terre) il formale pomo della discordia - o un equilibrato tentativo di sedare le rivolte - sarebbe stata la rivendicazione all'Arcivescovado Metropolitano di Bari della stessa Chiesa di S. Sabino in Canosa. Quindi spetterà a questo vescovo "porre equilibrio, sedare odii, evitare vendette o reazioni nei tumulti canosini". Siamo nel 1113, finalmente il Vescovo, a paterne premure del Pontefice Pasquale II, riuscirà finalmente a indurre Costanza "francorum Regis filia", a "donare all'Arcivescovado Metropolitano di Bari, la Chiesa di s. Sabino di Canosa".
La Diocesi cannense confinava con quella di Canosa, e grazie ai continui e reiterati inviti e insistenze del Pontefice (rivalità tra le due Sedi), come "l'unico mediatore più qualificato" sarà il Vescovo Ruggero. Presto si si darà vita a una sorta di concilio con i più importanti vescovi del Ducato: Rainaldus di Taranto, Rogerius cannensis, Bisantus di Bitonto e Bernerius di Giovinazzo, ove tutti attendevano la decisiva risoluzione di Ruggero. Il nostro Rogerius cannense, finalmente risulterà firmatario del convegno svoltosi in Bari, presso la Basilica della Beata Maria. Se la regina Costanza non avesse firmato secondo le indicazioni del Vescovo Ruggiero e del Pontefice Pasquale II, il sud italico sarebbe rimasto in balia dei baroni.
La rivolta dei baroni. Ancora una volta, dopo cinque anni si riprenderà una seconda incontrollata rivolta dei baroni: Roberto I di Capua e forse altri, si dichiararono vassalli dell'imperatore Enrico V. A Bari per acquietare gli animi degli insorti si pose l'Arcivescovo Risone. Accusato dagli insorti di frequentare raramente Bari e privilegiare quella di Canosa, Risone (o Riso) è il vescovo prediletto e voluto dai normanni. Ora, ancora una volta le tensioni tra i nostalgici bizantini ed i normanni si scaricheranno del tutto nelle città dell'hinterland di Barletta.
Nel 1115 interveniva il papa Pasquale II per costringere le parti avverse ad una tregua di tre anni. Ma l'accordo non venne rispettato. Nel 1116 il cronista Romualdo registra uno scontro armato tra i fratelli Tancredi di Conversano, fedele a Costanza, e Alessandro di Conversano che ne uscì vincitore, potendo così fregiarsi del titolo di conte di Matera oltre a quello di conte di Conversano.
Nel 1118, con l'assassinio dell'arcivescovo Risone da parte della fazione barese capeggiata da Argirizzo seguirono altri disordini verso Trani. Argirizzo poco dopo sarà catturato e giustiziato. Ne approfittò la fazione di Grimoaldo Alferanite che (nel 1129) si proclamò principe di Bari. Infatti, "Il vescovo di Canne Ruggiero aveva, senza dubbio, contatti con Canosa: difatti nel 1118, come si rileva nel Chronicon Ignoti Civis Barensis, l'Arcivescovo Riso[ne] fu assassinato di ritorno da Canosa, per motivi di rivalità tra le due Sedi Arcivescovili". Nel 1119, Costanza si rifugerà a Giovinazzo ma sarà catturata e imprigionata da Grimolado, Sarà rilasciata nel 1120 grazie all'intervento di papa Callisto II e di Ruggero II. Ed infine rinuncerà ai suoi legittimi domini in favore del futuro re di Sicilia. Ormai Grazie anche al Vescovo Ruggero, nel 1130 il regno di Sicilia è divenuto realtà. Le guerre baronali non troveranno grandi spazi.
I sovrani Normanni in Barletta. Il Regno di Sicilia (costituito nel 1130), con Ruggero II d'Altavilla (fusione della Contea di Sicilia e del Ducato di Puglia) è perdurato fino all'inizio del XIX secolo, assicurò la sua sovranità con il longevo Parlamento, con sede a Palermo. I re della dinastia dei normanni di Sicilia (Altavilla) sono stati: Ruggero II (1130-1154); Guglielmo I (1154-1166); Guglielmo II (1166-1189); Tancredi (1189-1194); Ruggiero II (non incoronato); Guglielmo III (1194-1194). Tutti hanno felicemente pernottato nel Città di Barletta. Infine re Tancredi nel 1190, per difendere il neo Regno di Sicilia e le coste d'Apulia dalle aggressioni esterne, istituirà Barletta come Città regia, rivelandosi sul piano istituzionale e militare inattaccabile. Il Vescovo Ruggiero passa a nuova vita il 30 dicembre 1129-1130. (Cfr. Nicola Palmitessa, Storia di Barletta Città Marinara (secc. XII-XIX), Ediz. La cittadella Innova, pp. 99-107).