Cara Barletta ti scrivo
Barletta, città marinara: tra riconoscimenti istituzionali e assedio al territorio
Il contributo di Nicola Palmitessa, presidente del centro studi "La cittadella innova"
venerdì 11 giugno 2021
«Continuiamo a non comprendere perché questa amministrazione non abbia ritenuto di coinvolgere gli attori attivi della nostra comunità cittadina e, tra tutti, i giovani professionisti barlettani». È quanto hanno dichiarato in una nota stampa i consiglieri del Gruppo Consiliare di Coalizione Civica Barletta Carmine Doronzo, Michelangelo Filannino e Ruggiero Quarto. Ma quali le ragioni, se ragioni di senso vi sarebbero?
Quando vediamo un cane isolato ci chiediamo chi sarebbe il suo padrone. Se il padrone ci appare cattivo, diremmo tale cane tale è il padrone. La colpa quindi è sempre del cane perché soggetto debole rispetto al padrone. Allo stesso modo perché il governo monocratico di Barletta, tratterebbe cittadini e istituzioni culturali, come sudditi (cani) senza diritti/doveri sino a rinnegare le loro stesse solenni dichiarazioni, come quelle sul riconoscimento formale di Barletta Città marinara a identità storico-culturale?
«Egregio Presidente, in merito alla Vostra letteratura riguardante l'originale ricostruzione del contesto storico della quattro ex-repubbliche marinare (Amalfi, Venezia, Genova e Pisa), di quelle cosiddette 'minori' (Ancona, Noli, Gaeta, Barletta), nonché della vasta produzione sul paradigma e sulla identità di quest'ultima Città, esprimo vivamente l'attenzione e l'interesse dell'Amministrazione [...]. Per i sopracitati motivi promuovo un rinnovato riconoscimento dell'identità storico-culturale della città marinara di Barletta, nel contesto storico sia della quattro ex-repubbliche marinare che di quelle 'minori' anche definite Città marinare. Il riconoscimento, già acquisito dalla precedente Amministrazione comunale, punta a rafforzare i benefici di attrazione dei flussi turistici, i potenziali investimenti per la riqualificazione delle coste di Barletta e la visibilità nazionale e internazionale, anche a sostegno di un ulteriore percorso istituzionale idoneo a valorizzarlo ulteriormente». Così conclude il sindaco C. Cannito nella missiva del 28 giugno 2019.
Infatti il 20 febbraio 2017, l'ex sindaco Cascella inviava al sottoscritto una missiva, dichiarando: «Tengo a confermare la disponibilità dell'Amministrazione comunale di Barletta, già espressa anche in diverse occasioni pubbliche, a considerare specifiche documentazioni sul percorso istituzionale idoneo a meglio configurare tale riconoscimento nella contemporaneità» (prot. 10045).
Ed ecco l'ulteriore passaggio confermato dal Ministero dei Beni Culturali e del Turismo (Mibact), così concludeva: «… Una più compiuta conoscenza dello stretto legame che lega Barletta e al Mediterraneo e del ruolo svolto dalla città nel periodo delle repubbliche marinare non può che supportare le azioni programmatiche volte allo sviluppo di una blu economy e all'auspicata costruzione di una regione macro adriatica nel più ampio contesto europeo». Infine, «Tale riconoscimento apparirebbe, altresì, il presupposto per poter avviare nelle forme stabilite dalla legge un eventuale richiesta al Presidente della Repubblica di integrazione delle motivazioni che già dal 1935 hanno portato a riconoscere a Barletta il titolo onorifico di Città» (Mibact, Segretariato Generale, 28 novembre 2017, Prot. N. 15855).
Una volta si diceva: dove passa Attila, neanche l'erba crescerà più. Ma dove passa l'assessore amante del mare, forse sparirebbe il mare, il porto, la città marinara e lo stesso povero Attila. Infatti se la suddetta presa d'atto del Ministero sarà del tutto annientata/insabbiata dai ns. bravi amministratori, costoro riusciranno a piegare (umiliare) anche il sindaco di ferro e delle istituzioni, come Pasquale Cascella.
Correva l'anno 2016. Da tempo (dal 2003 in poi) la promozione sulla storica identità marinara prendeva il buon vento con mille ulteriori riconoscimenti istituzionali e di prestigiose associazioni culturali e datoriali. Di queste cose ormai ne parlava anche la sabbia e le pietre. per altro, anche tali istituzioni e associazioni, si soffermavano sulle prospettive economiche, sociali e culturali di questa antica e preziosa identità marinara: ovvero il nesso-cerniera tra la città e il mare, tra il centro storico e il porto.
Quando vediamo un cane isolato ci chiediamo chi sarebbe il suo padrone. Se il padrone ci appare cattivo, diremmo tale cane tale è il padrone. La colpa quindi è sempre del cane perché soggetto debole rispetto al padrone. Allo stesso modo perché il governo monocratico di Barletta, tratterebbe cittadini e istituzioni culturali, come sudditi (cani) senza diritti/doveri sino a rinnegare le loro stesse solenni dichiarazioni, come quelle sul riconoscimento formale di Barletta Città marinara a identità storico-culturale?
«Egregio Presidente, in merito alla Vostra letteratura riguardante l'originale ricostruzione del contesto storico della quattro ex-repubbliche marinare (Amalfi, Venezia, Genova e Pisa), di quelle cosiddette 'minori' (Ancona, Noli, Gaeta, Barletta), nonché della vasta produzione sul paradigma e sulla identità di quest'ultima Città, esprimo vivamente l'attenzione e l'interesse dell'Amministrazione [...]. Per i sopracitati motivi promuovo un rinnovato riconoscimento dell'identità storico-culturale della città marinara di Barletta, nel contesto storico sia della quattro ex-repubbliche marinare che di quelle 'minori' anche definite Città marinare. Il riconoscimento, già acquisito dalla precedente Amministrazione comunale, punta a rafforzare i benefici di attrazione dei flussi turistici, i potenziali investimenti per la riqualificazione delle coste di Barletta e la visibilità nazionale e internazionale, anche a sostegno di un ulteriore percorso istituzionale idoneo a valorizzarlo ulteriormente». Così conclude il sindaco C. Cannito nella missiva del 28 giugno 2019.
Infatti il 20 febbraio 2017, l'ex sindaco Cascella inviava al sottoscritto una missiva, dichiarando: «Tengo a confermare la disponibilità dell'Amministrazione comunale di Barletta, già espressa anche in diverse occasioni pubbliche, a considerare specifiche documentazioni sul percorso istituzionale idoneo a meglio configurare tale riconoscimento nella contemporaneità» (prot. 10045).
Ed ecco l'ulteriore passaggio confermato dal Ministero dei Beni Culturali e del Turismo (Mibact), così concludeva: «… Una più compiuta conoscenza dello stretto legame che lega Barletta e al Mediterraneo e del ruolo svolto dalla città nel periodo delle repubbliche marinare non può che supportare le azioni programmatiche volte allo sviluppo di una blu economy e all'auspicata costruzione di una regione macro adriatica nel più ampio contesto europeo». Infine, «Tale riconoscimento apparirebbe, altresì, il presupposto per poter avviare nelle forme stabilite dalla legge un eventuale richiesta al Presidente della Repubblica di integrazione delle motivazioni che già dal 1935 hanno portato a riconoscere a Barletta il titolo onorifico di Città» (Mibact, Segretariato Generale, 28 novembre 2017, Prot. N. 15855).
Una volta si diceva: dove passa Attila, neanche l'erba crescerà più. Ma dove passa l'assessore amante del mare, forse sparirebbe il mare, il porto, la città marinara e lo stesso povero Attila. Infatti se la suddetta presa d'atto del Ministero sarà del tutto annientata/insabbiata dai ns. bravi amministratori, costoro riusciranno a piegare (umiliare) anche il sindaco di ferro e delle istituzioni, come Pasquale Cascella.
Correva l'anno 2016. Da tempo (dal 2003 in poi) la promozione sulla storica identità marinara prendeva il buon vento con mille ulteriori riconoscimenti istituzionali e di prestigiose associazioni culturali e datoriali. Di queste cose ormai ne parlava anche la sabbia e le pietre. per altro, anche tali istituzioni e associazioni, si soffermavano sulle prospettive economiche, sociali e culturali di questa antica e preziosa identità marinara: ovvero il nesso-cerniera tra la città e il mare, tra il centro storico e il porto.
Il 18 febbraio 2016 dopo che ebbi inviato al Comune (l'11 febbraio e alla Regione Puglia il 26 gennaio) il Progetto strategico: Blue economy, il sindaco Cascella invia "All'assessore Politiche per la produzione" sig. Giuseppe Gammarota per "le valutazioni e l'istruttoria di competenza", e per conoscenza mi informava che il: «Progetto strategico Paesaggio marinaro e identità culturale per una nuova blue Economy di Puglia; e di Barletta Città Marinara. Per valutazioni e l'istruttoria di competenza, rimetto alla sua attenzione copia del progetto di sviluppo regionale dal titolo "Puglia Blue Economy e diportistica per tutti", presentato dal dott. Nicola Palmitessa, Presidente del Centro Studi "La Cittadella Innova"» (Prot. 10202 del 18-2-2016).
Dopo quattro mesi di silenzio del suddetto assessore, il sindaco gli ribadiva il tutto "per le opportune valutazioni, sollecitando il relativo riscontro" (27 giugno, prot. 41009). Niente da fare. Il bravo assessore si rendeva libero, con un: non ne so niente. In barba alle norme della Legge 241 del 1990, quella sulla trasparenza degli Atti e al buon senso e dignità personale. Stranamente, dopo circa due anni venni a sapere che il ns. Progetto blue economy venne a finire nelle mani del vigile urbano (neo assessore al ramo). Intimidito e scoraggiato, deposito il Marchio Barletta Città marinara al Ministero dello sviluppo Economico (2019/5/29).
Sempre sulla identità marinara della città, tralascio l'intensa e proficua corrispondenza dal 2 marzo al 28 luglio, tra il sindaco Cascella e la Soprintendenza di Foggia per il parere favorevole di apporre una lapide sull'incontro scontro tra la corte di Federico II e san francesco d'Assisi; quella dell'incoronazione dei Ferdinando II in Barletta; una targa di richiamo sul Nome del Porto da porre all'ingresso.
È bene ribadire che tale corrispondenza sul piano giuridico, si rivela di fatto, come «conferenza semplificata in modalità sincrona (art. 14-bos, legge 241 del 1990) che prevede, appunto, l'invio della documentazione e degli atti di assenso per via telematica. In breve, la conoscenza storica del territorio, e come quella che avrebbe il medico che si approssima al corpo umano per capirne il malore e l'anamnesi. Il malato non si identifica con il male. Quindi, ogni progetto di riqualificazione del territorio è buono in sé. Il problema è sul come e su dove intervenire.
I punti vitali della città di un tempo, oggi sono di notevole oggetto di attrazione (identitarie e turistico) come il porto antico interrato, l'area del castello, le mura di san Cataldo. Il progressivo smantellamento delle infrastrutture portuali (dal 1982 ad oggi) ha ridotto il porto come una pozzanghera deserta e inquinante, e l'area archeologica non si identifica come degradata e fatiscente.
L'attuale ossessione di creare parcheggi ove esiste il porto antico, di realizzare una strada camionale interrata da via Regina Elena all'area portuale (a ridosso di Via Cafiero), è una sorta di replica del vecchio Piano Ambasz del lontano 2000, ripensato nella convegnistica nel 12 luglio 2018 di presentazione del progetto Mare. Grande Parco Pubblico, e recepita dal Comune con delibera di Giunta del 15 marzo 2021, ed implementata con delibera di giunta il 18 marzo: Qualità dell'abitare per essere finanziata dal Mit, limitata al solo Ambito del Centro storico, con una spesa prevista di € 15 milioni.
Ed eccoci ora al terzo assedio territoriale. Con delibera della giunta comunale n. 95 del 04/06/2021, propone sfida del borgo, grazie al DPCM 21 gennaio 2021: assegnazione contributi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale. approvazione del progetto di fattibilità tecnico-economica la sfida del borgo. L'importo previsto dal suddetto DPCM, sarebbe di € 20 milioni. Ma signori, vi costa fatica aggiungere alla sfida del borgo, quanto meno l'aggettivazione di marinaro?