Servizi sociali
Voce del verbo amare. La violenza sulle donne come fatto culturale
Il centro anti violenza 'Giulia e Rossella' organizza l'incontro
Barletta - mercoledì 30 marzo 2011
Oltre l'universo delle parole in cui prendono vita innumerevoli discorsi sulla donna e il suo ruolo ancora troppo marginale all'interno della nostra società, ne esistono altri in cui ogni cosa detta è un fare che alimenta il cambiamento e che da la forza di sovvertire l'ordine delle cose. In cui l'8 marzo non è un giorno qualunque, ma un vero e proprio impegno nei confronti di chi vive l'aspetto peggiore della discriminazione femminile, quello delle violenze. Giornaliero è l'impegno dell'associazione osservatorio "Giulia e Rossella" centro anti violenza, occupato da un lato a restituire la vita a chi trova il coraggio di cercarne una nuova e dall'altro a sopravvivere in una realtà in cui si spreca per molto, ma si fa per pochi. Delle mancanze del nostro comune ci siamo più volte occupati, e lo stesso sindaco Maffei presente all'incontro ammette gli errori commessi.
Essere vicini alle donne significa anche far capire ed educare le nuove generazioni a non umiliare e non farsi umiliare, per questo venerdì 25 marzo presso l'ITC Michele Cassandro si è tenuta una conferenza dal titolo "Voce del verbo amare. Sconfiggere la violenza...si può", dedicata a chi ancora subisce violenze fisiche e psicologiche, e rivolta ai giovani di diverse scuole superiori. Un incontro in cui le parole trovano una dimensione concreta nelle testimonianze e nei casi reali illustrati dalla mediatrice del centro anti violenza Laura Pasquino e dal magistrato del Tribunale di Trani Francesco Messina.
La violenza dell'uomo sulla donna rappresenta la prima causa di morte, di invalidità e di malattie psichiatriche del genere femminile. Le donne che in Italia nel 2009 hanno trovato sostegno nei CAV sono state 11.805 (75 a Barletta), le donne uccise nello scorso anno (36% per mano dei propri mariti) sono state 135, un trend in aumento negli ultimi anni. Invece che diminuire, le donne che hanno subito una violenza o che perdono la vita per mano di un uomo aumentano, un dato avvilente che mostra quanto la discriminazione sia un fatto radicato nella nostra cultura. Di sicuro non si troverà la forza di cambiare in un Italia che ironizza su comportamenti discutibili che mostrano il poco rispetto nei confronti delle donne e la poca stima che queste ultime nutrono nei confronti di se stesse, facendone barzelletta e integrandoli in una società sempre più maschilista e discriminatoria.
Segue un'interessante intervista al magistrato Francesco Messina.
Essere vicini alle donne significa anche far capire ed educare le nuove generazioni a non umiliare e non farsi umiliare, per questo venerdì 25 marzo presso l'ITC Michele Cassandro si è tenuta una conferenza dal titolo "Voce del verbo amare. Sconfiggere la violenza...si può", dedicata a chi ancora subisce violenze fisiche e psicologiche, e rivolta ai giovani di diverse scuole superiori. Un incontro in cui le parole trovano una dimensione concreta nelle testimonianze e nei casi reali illustrati dalla mediatrice del centro anti violenza Laura Pasquino e dal magistrato del Tribunale di Trani Francesco Messina.
La violenza dell'uomo sulla donna rappresenta la prima causa di morte, di invalidità e di malattie psichiatriche del genere femminile. Le donne che in Italia nel 2009 hanno trovato sostegno nei CAV sono state 11.805 (75 a Barletta), le donne uccise nello scorso anno (36% per mano dei propri mariti) sono state 135, un trend in aumento negli ultimi anni. Invece che diminuire, le donne che hanno subito una violenza o che perdono la vita per mano di un uomo aumentano, un dato avvilente che mostra quanto la discriminazione sia un fatto radicato nella nostra cultura. Di sicuro non si troverà la forza di cambiare in un Italia che ironizza su comportamenti discutibili che mostrano il poco rispetto nei confronti delle donne e la poca stima che queste ultime nutrono nei confronti di se stesse, facendone barzelletta e integrandoli in una società sempre più maschilista e discriminatoria.
Segue un'interessante intervista al magistrato Francesco Messina.