Violenza Donne
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Violenza sulle donne: in aumento i dati sul nostro territorio

La conversazione di Barlettalife con l’Osservatorio “ Giulia e Rossella”. «Da oggi non sei più sola: uscire dalla violenza si può»

Per ogni donna vittima di violenza, c'è sempre un uomo che la procura. Cosa induce un uomo a infierire su una donna?

R:«Possono esserci numerosi fattori che inducono un uomo ad essere violento: retaggi culturali ,incapacità di comunicare ,desiderio di controllo e di dominio, cultura della sopraffazione del genere femminile appresa dalla famiglia di origine ecc.».

La violenza sulle donne è endemica e non risparmia nessuna nazione o paese, industrializzato o in via di sviluppo che sia. Non conosce nemmeno differenze socio-culturali, vittime e carnefici appartengono a tutte le classi sociali. Il maggior numero di violenze sessuali è perpetrato tra le mura domestiche, e colpevoli sono i familiari, mariti e padri, amici, vicini di casa, conoscenti e colleghi di lavoro. Ci fornisce dati che diano la dimensione del problema sia a Barletta che sul territorio?

R:«La violenza di genere è un fenomeno trasversale in tutte le culture e le classi sociali di ogni tempo e ogni paese. Quando nel 1999 un gruppo di donne ha deciso di porre in essere azioni concrete per contrastare la cultura della violenza alle donne, proponendo e realizzando, con l'approvazione del Comune di Barletta, un Centro Antiviolenza Comunale (il primo in tutta la Puglia),tanta era la diffidenza della gente verso questo tipo di argomento.
"I panni sporchi si lavano in famiglia"è la frase che meglio sintetizza il sentimento comune in cui ci trovavamo ad operare. Così come a livello nazionale e regionale, anche a quello del nostro territorio il sommerso rimane molto elevato. Dall'indagine Istat pubblicata nel 2009, per quanto riguarda il territorio pugliese (nel quale sono state intervistate n.1104 donne tra i 16 e 70 anni) è emerso che circa il 25% ha subito una violenza fisica o sessuale, mentre solo il 10,8% denunzia la violenza del partner. Pian piano le donne hanno cominciato a chiedere aiuto presso il nostro centro, ferite prima nella loro dignità di esseri umani e poi nel corpo da quell'uomo che avevano scelto come compagno di vita e padre dei loro figli. Attraverso il "passa parola"siamo passate da circa 20 utenti nel primo anno di gestione, a n.75 nuove utenti solo nell'anno 2009. E si consideri che in tale periodo, per mancanza di fondi, non è stato possibile effettuare alcuna pubblicità, mentre il Centro è aperto solo per nove ore alla settimana e per tre giorni.
Senza voler peccare di presunzione la nostra associazione ha contribuito tanto a far emergere il fenomeno e oggi conta un bacini di utenza che va ben oltre il territorio della Bat».


Quale l'età media delle utenti dell'Osservatorio?


R: «L'età media va dai 35/40 anni ma si rivolgono a noi donne più giovani e adolescenti grazie all'intensa attività di prevenzione che da anni svolgiamo in diverse scuole di ogni ordine e grado. Siamo profondamente convinte che la violenza dell'uomo sulla donna sia sempre esistita e solo intervenendo sulla cultura dei più giovani si potrà davvero contrastare questo fenomeno.
Ci capita spesso, dopo un incontro di prevenzione della violenza condotto in qualche scuola, che le ragazze e, persino i ragazzi, accompagnino la propri madre o la propria zia presso la nostra struttura. Questo è il segno tangibile di una cultura che può cambiare!»


Dallo stalking alla violenza fisica vera e propria, in quanti modi un uomo riesce a far male ad una donna?

R: «In svariati modi: percosse, stupro,violenza psicologica(minacce di ucciderla di sottrarre i figli), controllo economico,continue molestie verbali.
Non dimentichiamo che secondo l'OMS (Organizzazione mondiale della sanità) la violenza dell'uomo rappresenta la prima causa di morte, invalidità e patologie psichiatriche delle donne.
Per questo ci battiamo, anche a livello locale, affinché il centro antiviolenza possa continuare ad operare sul territorio! E' doveroso che le istituzioni e l'amministrazione pongano in essere azioni concrete per promuovere la salute delle donne e le pari opportunità.
Non dimentichiamo che dietro una madre vittime e un padre violento, spesso, ci sono bambini/e che osservano e apprendono quel tipo di modello comportamentale».


Vi è mai capitato di ricevere richieste di aiuto da parte di madri che subiscono violenze dai figli?

R:« Purtroppo si. Come dicevo prima un bambino-adolescente che apprende un modello comportamentale violento, con più facilità agirà lui stesso quel tipo di comportamento, che ritiene essere normale, verso la madre (colpevole di volersi separare), la sorella e la propria fidanzata. La violenza è una spirale, va spezzata altrimenti il "copione"si ripete all'infinito».

Viceversa, quanti casi di abusi da parte di padri sui minori avete registrato nella nostra città?

R:« Premetto che dietro ogni donna che subisce violenza c'e un figlio/a che vive una situazione di grande disagio e sofferenza. Spesso capita che oltre ad assistere alle violenze, i minori siano colpiti a loro volta durante le colluttazioni, a volte accidentalmente, a volte intenzionalmente. In questi casi, l'abuso assistito diviene contemporaneamente subito.
L'esposizione ripetuta dei bambini alle violenze che avvengono all'interno delle loro case, può danneggiare gravemente lo sviluppo individuale, il benessere e la capacità di relazionarsi positivamente col mondo esterno durante l'infanzia e la maturità. Gli effetti dell'esposizione alla violenza domestica tra i propri genitori sono essenzialmente analoghi a quelli della vittimizzazione diretta e possono comportare problematiche psicologiche, sociali, fisiche e psicopatologiche, ma anche lo sviluppo di condotte devianti e antisociali».


« Il mio ragazzo dalla rabbia molto spesso mi picchia... ma io lo amo e passo oltre... a volte arrivo al punto di credere che me lo merito » Le riporto una delle tante testimonianze che chiunque può leggere nei vari blog

Che spiegazione si può dare ad una frase di questo tipo?

R:« Scarsa cultura della prevenzione, insufficiente rispetto verso se stessi e poco dialogo in famiglia».

Blog, quindi Internet e web; spesso e volentieri girando per la rete mi capita di visitare blog dove vittime di abusi e di violenze parlano delle loro disavventure con i loro uomini. Nella rete quindi si crea una sorta di comunità, un fronte comune dove darsi una mano e farsi coraggio a vicenda, ignorando totalmente centri e associazioni cosi come la vostra. Come mai le vittime hanno paura a rivolgersi a coloro che in realtà possono dare una mano in misura molto efficace?

R:«Non la penso esattamente così. Centri Antiviolenza come i nostri non hanno grandi risorse economiche(Circa l'80% delle attività si basano sul volontariato puro) e quindi non investono sulla pubblicità(volantini, manifesti, spot pubblicitari), per questo non tutte le donne sono a conoscenza di centri come il nostro. Il web dà un grande contributo in termini di diffusione di notizie e ci capita spesso di essere contattate attraverso facebook da donne e adolescenti in cerca di aiuto o di ricevere e-mail. Siamo delle sostenitrici dell'uso "consapevole"del Web».

Nello specifico qual' è la prassi che usate quando una donna si rivolge a voi in cerca di aiuto?

R:« Prima di tutto cerchiamo di capire cosa la donna effettivamente desidera, non sempre una donna che varca la soglia del nostro centro è una donna che è pronta a rompere la spirale della violenza, spesso torna dopo due- tre anche quattro anni e capisci che adesso è pronta!
Contemporaneamente bisogna accertarsi dell'effettiva urgenza di trovare una casa protetta per la donna e i suoi figli, quando vi sia un pericolo di vita.
Qualora non vi sia questo tipo di necessità, dopo aver svolto i necessari incontri informativi con le operatrici esperte, si concorda con la donna le azioni necessarie con le figure professionali presenti nell'associazione(avvocato, psicologa, mediatrice familiare, educatrice ecc), al fine di attuare un progetto individualizzato che permetta alla donna di (ri)costruirsi, potenziando le sue risorse personali di donna e di mamma. Si tratta di un lavoro che si svolge sempre in equipe tra le figure professionali e spesso in sinergia con le istituzioni del territorio (forze dell'ordine, consultorio, Sert,Sim ecc)».


Un appello che vorresti rivolgere a coloro che vivono situazioni di violenza da parte di fidanzati o mariti?

«Da oggi non sei più sola: uscire dalla violenza si può».

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