La città
Via Vittorio Veneto: assicurate le caviglie, slogature garantite
Una passeggiata più eloquente delle parole
Barletta - venerdì 7 novembre 2014
Non diciamo nulla di nuovo, notizie note e non nuove, ma repetita iuvant. Siamo ancora sulla storta via, chiusa tra un marciapiede "vegetalizzato" e uno improvvisato. Abbiamo percorso ancora la strada che porta il nome della terza battaglia del Piave, ma che per Barletta rappresenta la sconfitta delle doglianze cittadine.
Di quei cittadini, studenti-lavoartori-disoccupati, che abitano al di là della stazione, di quell'extramurale che, da anni, fa coppia con l'incuria. Davanti alla ferita aperta centro-periferia, si apre il sipario dello spettacolo decadente dell'ex Distilleria, dell'abusivismo e delle stradine da agguato come Via Galvani. Un passaggio obbligatorio per chi deve raggiungere il centro, prendere un treno o aspettare l'arrivo di un amico. Una viabilità indisciplinata, macchine in sosta addossate agli alberi, ferme in doppia/tripla fila mentre i pedoni giocano a far lo slalom tra una radice e una buca. Guardate amministratori; non vedete, ma mirate! Perché non è di visione che si parla, ma di un percorso tortuoso che come ostacoli ha l'indifferenza di chi deve decidere e il menefreghismo di chi-ignorando le decisioni-getta per terra carte, buste e volantini per abbellire il disastro sotto i nostri piedi.
Di quei cittadini, studenti-lavoartori-disoccupati, che abitano al di là della stazione, di quell'extramurale che, da anni, fa coppia con l'incuria. Davanti alla ferita aperta centro-periferia, si apre il sipario dello spettacolo decadente dell'ex Distilleria, dell'abusivismo e delle stradine da agguato come Via Galvani. Un passaggio obbligatorio per chi deve raggiungere il centro, prendere un treno o aspettare l'arrivo di un amico. Una viabilità indisciplinata, macchine in sosta addossate agli alberi, ferme in doppia/tripla fila mentre i pedoni giocano a far lo slalom tra una radice e una buca. Guardate amministratori; non vedete, ma mirate! Perché non è di visione che si parla, ma di un percorso tortuoso che come ostacoli ha l'indifferenza di chi deve decidere e il menefreghismo di chi-ignorando le decisioni-getta per terra carte, buste e volantini per abbellire il disastro sotto i nostri piedi.