Politica
Verso il congresso, lettera degli iscritti del Partito Democratico di Barletta
«Liberiamo la politica dall’affarismo e ristabiliamo il suo legame originario con la democrazia». Diciotto firmatari del PD barlettano
Barletta - lunedì 13 febbraio 2012
Volentieri pubblichiamo il testo di un gruppo di giovani iscritti al PD in vista del'imminente congresso cittadino. Contiene una sollecitazione evidente a formalizzare una conduzione politica giusta ed etica. Saranno lieti i lettori di Barlettalife che si sentiranno incoraggiati dalla richiesta e dalla constatazione del ricorrente malessere che si incrocia tra cittadini e politica che leggiamo nella nota. Gli allarmi sia intellettuali che pragmatici, però, dovremmo essere "costretti" a leggerli più frequentemente e non alla soglia delle kermesse partitiche.
«Il 25 e 26 febbraio si terrà il congresso cittadino del Partito Democratico. Un appuntamento che in altri tempi avrebbe sollevato intorno a sé attenzione pubblica e dibattito interno degno della importanza sociale dell'evento. Oggi cade nel silenzio più assoluto, in un contesto politico più attento a gestire la cosa pubblica piuttosto che a programmare lo sviluppo politico, economico e culturale della città. La cronaca cittadina degli ultimi anni dimostra ampiamente che c'è un interesse maggiore ad affidare poltrone o destinare aree edificabili o consulenze ben retribuite piuttosto che confrontarsi sulla crisi del modello di sviluppo del nostro Paese e sugli scenari possibili per dare alla città un progetto che le restituisca un profilo di civiltà insieme alla discussione sulle opportunità di crescita economica ed occupazionale. Il modello sociale imperante è di tipo feudale, la delega dell'amministrazione pubblica agli eletti nei vari consessi, i quali a loro volta provvedono a distribuire favori ai livelli subordinati che con sottomessa gratitudine si occuperanno di gestire il consenso con gli strumenti collaudati della trasfigurazione del diritto in elargizione benevola e sempre più spesso con la corruzione a tariffa variabile. Abbiamo il dovere di impedire questa deriva sociale e culturale. Allora con umiltà ma con determinazione rinnovata parliamo di partecipazione, del Partito Democratico e del suo congresso. Ripartiamo dalla centralità della questione morale e dalla necessità di un codice etico che costituisca il discrimine tra politica come servizio civile e la politica al servizio di interessi personali e dei propri sodali.
Liberiamo la politica dall'affarismo e ristabiliamo il suo legame originario con la democrazia. Affermiamo con definitiva chiarezza che non è più consentito a nessuno di utilizzare il partito ad uso e consumo personale, una sorta di mezzo pubblico da cui a più riprese è concesso scendere o salire in relazione alle convenienze del momento. Basta con le cooptazioni su misura, con le adesioni a tempo, con le fuoriuscite tattiche che preludono a rientri programmati. Si ritorni a dare decoro e dignità alla rappresentazione della politica. Ridiamo voce ed autorevolezza agli organismi direttivi del partito. Diventino il luogo della elaborazione e della proposta politica a cui gli eletti nelle sedi amministrative devono ispirarsi per darne attuazione concreta. Non può e non deve essere più possibile per nessuno una gestione personale ed autoreferenziale del mandato. Il partito si riappropri del ruolo di indirizzo politico e lo faccia attraverso la promozione della partecipazione sociale. Diciamo un no convinto alle rendite politiche di posizione. Nessuno si ritenga inamovibile in virtù di padrinati politici acquistati al mercato della spartizione dei territori di provincia considerati serbatoi di consenso a domanda, con buona pace del principio della autodeterminazione.
Ritorni il partito ad essere stimolo critico della amministrazione, ne sostenga l'azione ma ne denunci le inadempienze, si faccia scudo contro gli attacchi pretestuosi ma ne combatta l'inerzia e i ritardi nella attuazione dei programmi. Abbiamo sacrificato troppo sull'altare della continuità politica scambiando la pura gestione del potere e i vantaggi che ne derivano per successo elettorale. Mai più, piuttosto rinunciare ad opportunismi perniciosi a vantaggio di progetti chiari, di coerenza ideale e di atti concreti, trasparenti, rispettosi delle regole civili e del rigore della legge. E' questo il terreno di conquista della continuità che preferiamo.
Il Partito Democratico ponga al centro della sua azione il recupero del legame tra politica e democrazia, tra società ed istituzioni. Rafforzi ed esalti il suo ruolo di tramite tra cittadini e potere costituito ed in questo trovi le ragioni del suo futuro. Questo congresso cittadino che il Partito Democratico si appresta a svolgere può essere una preziosa occasione per recuperare dignità e decoro all'impegno politico, non sprechiamola ancora una volta. Questo chiediamo di condividere alle donne e agli uomini che parteciperanno al Congresso del Partito Democratico. Questo è il dibattito che vorremmo si sviluppasse in quella sede. Questo è ciò che chiederemo a coloro che si propongono di guidare un Partito ancora da inventare».
Firmatari:
Cafagna Agostino, Centaro Teodoro, Damato Giuliana, Delvecchio Dino, Desario Pino, Dibari Francesco, Di Lernia Antonio, Dinanni Dino, Dipaola Donato, Distaso Giuseppe, Divincenzo Antonio, Lasala Michele, Messina Assuntela, Nasca Paola, Pistillo Savino, Ruta Franco, Sfregola Luigi, Spadaro Giuseppe.
«Il 25 e 26 febbraio si terrà il congresso cittadino del Partito Democratico. Un appuntamento che in altri tempi avrebbe sollevato intorno a sé attenzione pubblica e dibattito interno degno della importanza sociale dell'evento. Oggi cade nel silenzio più assoluto, in un contesto politico più attento a gestire la cosa pubblica piuttosto che a programmare lo sviluppo politico, economico e culturale della città. La cronaca cittadina degli ultimi anni dimostra ampiamente che c'è un interesse maggiore ad affidare poltrone o destinare aree edificabili o consulenze ben retribuite piuttosto che confrontarsi sulla crisi del modello di sviluppo del nostro Paese e sugli scenari possibili per dare alla città un progetto che le restituisca un profilo di civiltà insieme alla discussione sulle opportunità di crescita economica ed occupazionale. Il modello sociale imperante è di tipo feudale, la delega dell'amministrazione pubblica agli eletti nei vari consessi, i quali a loro volta provvedono a distribuire favori ai livelli subordinati che con sottomessa gratitudine si occuperanno di gestire il consenso con gli strumenti collaudati della trasfigurazione del diritto in elargizione benevola e sempre più spesso con la corruzione a tariffa variabile. Abbiamo il dovere di impedire questa deriva sociale e culturale. Allora con umiltà ma con determinazione rinnovata parliamo di partecipazione, del Partito Democratico e del suo congresso. Ripartiamo dalla centralità della questione morale e dalla necessità di un codice etico che costituisca il discrimine tra politica come servizio civile e la politica al servizio di interessi personali e dei propri sodali.
Liberiamo la politica dall'affarismo e ristabiliamo il suo legame originario con la democrazia. Affermiamo con definitiva chiarezza che non è più consentito a nessuno di utilizzare il partito ad uso e consumo personale, una sorta di mezzo pubblico da cui a più riprese è concesso scendere o salire in relazione alle convenienze del momento. Basta con le cooptazioni su misura, con le adesioni a tempo, con le fuoriuscite tattiche che preludono a rientri programmati. Si ritorni a dare decoro e dignità alla rappresentazione della politica. Ridiamo voce ed autorevolezza agli organismi direttivi del partito. Diventino il luogo della elaborazione e della proposta politica a cui gli eletti nelle sedi amministrative devono ispirarsi per darne attuazione concreta. Non può e non deve essere più possibile per nessuno una gestione personale ed autoreferenziale del mandato. Il partito si riappropri del ruolo di indirizzo politico e lo faccia attraverso la promozione della partecipazione sociale. Diciamo un no convinto alle rendite politiche di posizione. Nessuno si ritenga inamovibile in virtù di padrinati politici acquistati al mercato della spartizione dei territori di provincia considerati serbatoi di consenso a domanda, con buona pace del principio della autodeterminazione.
Ritorni il partito ad essere stimolo critico della amministrazione, ne sostenga l'azione ma ne denunci le inadempienze, si faccia scudo contro gli attacchi pretestuosi ma ne combatta l'inerzia e i ritardi nella attuazione dei programmi. Abbiamo sacrificato troppo sull'altare della continuità politica scambiando la pura gestione del potere e i vantaggi che ne derivano per successo elettorale. Mai più, piuttosto rinunciare ad opportunismi perniciosi a vantaggio di progetti chiari, di coerenza ideale e di atti concreti, trasparenti, rispettosi delle regole civili e del rigore della legge. E' questo il terreno di conquista della continuità che preferiamo.
Il Partito Democratico ponga al centro della sua azione il recupero del legame tra politica e democrazia, tra società ed istituzioni. Rafforzi ed esalti il suo ruolo di tramite tra cittadini e potere costituito ed in questo trovi le ragioni del suo futuro. Questo congresso cittadino che il Partito Democratico si appresta a svolgere può essere una preziosa occasione per recuperare dignità e decoro all'impegno politico, non sprechiamola ancora una volta. Questo chiediamo di condividere alle donne e agli uomini che parteciperanno al Congresso del Partito Democratico. Questo è il dibattito che vorremmo si sviluppasse in quella sede. Questo è ciò che chiederemo a coloro che si propongono di guidare un Partito ancora da inventare».
Firmatari:
Cafagna Agostino, Centaro Teodoro, Damato Giuliana, Delvecchio Dino, Desario Pino, Dibari Francesco, Di Lernia Antonio, Dinanni Dino, Dipaola Donato, Distaso Giuseppe, Divincenzo Antonio, Lasala Michele, Messina Assuntela, Nasca Paola, Pistillo Savino, Ruta Franco, Sfregola Luigi, Spadaro Giuseppe.