Eventi
Tennis in carrozzina: tra inclusione e autoironia al Circolo Tennis “Hugo Simmen”
«Non ci sono più scuse. Si può giocare a tennis in questo circolo o in altri più piccoli»
Barletta - giovedì 14 aprile 2022
10.42
Mercoledì 13 aprile 2022, presso il Circolo Tennis "Hugo Simmen", con l'occasione dell'evento Open Città della Disfida, è stata lanciata l'iniziativa del tennis in carrozzina perchè può diventare consueto lo sport contro ogni barriera, basta solo preparare il borsone e avere un buon maestro.
Il tennis in carrozzina nasce in California, grazie a un giovane sciatore free style di nome Brand Parks. È esploso velocemente tanto che il coordinatore nazionale del settore Wheelchair, Gianluca Vignali, lo ha definito un fenomeno in continua crescita e: «È molto importante questa manifestazione perchè fare sport è anche conoscenza e cioè conoscere che è possibile far sport. Ci sono maestri specializzati e pronti ad accogliere le persone disabili. La Federazione Italiana Tennis ha investito tantissimo per questo, risolvendo tante problematiche con l'aiuto di partnership con l'azienda Lab 3.11 e con Decathlon.
Non ci sono più scuse. Si può giocare a tennis in questo circolo o in altri più piccoli». Lo sport diventa vettore di inclusione, di apertura delle porte superando la marginalità in cui spesso la società rifugia le persone con disabilità. Diventa espressione di se stessi e delle proprie capacità. D'altronde è un diritto sancito anche con la Carta Internazionale dello Sport e dell'Educazione Fisica dell'UNESCO, la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Quest'ultima, ratificata in Italia nel 2009, esplicita il diritto di accedere alla cultura e allo sport.
Così i tre partecipanti con tanta autoironia, sotto il sole caldo del primo pomeriggio, hanno fatto dei limiti un argomento di scherzo, ponendolo al centro della loro socialità. Preparati, impegnati e instancabili hanno fatto sport per due ore continue. Per loro è stato molto naturale nonostante fosse la prima esperienza, ma pensiamo a chi non ha ancora accettato la carrozzina e a quanto lo sport possa essere la vera spinta ad accettare la nuova vita su le due ruote.
Il tennis in carrozzina nasce in California, grazie a un giovane sciatore free style di nome Brand Parks. È esploso velocemente tanto che il coordinatore nazionale del settore Wheelchair, Gianluca Vignali, lo ha definito un fenomeno in continua crescita e: «È molto importante questa manifestazione perchè fare sport è anche conoscenza e cioè conoscere che è possibile far sport. Ci sono maestri specializzati e pronti ad accogliere le persone disabili. La Federazione Italiana Tennis ha investito tantissimo per questo, risolvendo tante problematiche con l'aiuto di partnership con l'azienda Lab 3.11 e con Decathlon.
Non ci sono più scuse. Si può giocare a tennis in questo circolo o in altri più piccoli». Lo sport diventa vettore di inclusione, di apertura delle porte superando la marginalità in cui spesso la società rifugia le persone con disabilità. Diventa espressione di se stessi e delle proprie capacità. D'altronde è un diritto sancito anche con la Carta Internazionale dello Sport e dell'Educazione Fisica dell'UNESCO, la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Quest'ultima, ratificata in Italia nel 2009, esplicita il diritto di accedere alla cultura e allo sport.
Così i tre partecipanti con tanta autoironia, sotto il sole caldo del primo pomeriggio, hanno fatto dei limiti un argomento di scherzo, ponendolo al centro della loro socialità. Preparati, impegnati e instancabili hanno fatto sport per due ore continue. Per loro è stato molto naturale nonostante fosse la prima esperienza, ma pensiamo a chi non ha ancora accettato la carrozzina e a quanto lo sport possa essere la vera spinta ad accettare la nuova vita su le due ruote.
La regola? L'unica differenza rispetto al tennis dei normodotati è la possibilità di colpire la palla anche al secondo rimbalzo. Un chiaro esempio di come le regole non vengono facilitate o semplificate e come le difficoltà iniziali in realtà, non sono poi limiti così grossi.