Politica
Tempo scaduto: come si muoverà la politica per la Bat?
Pastore accusa Mennea di personalismo, Mennea critica il voto dei tre consiglieri. Intanto il Governo tira dritto per la sua strada
Barletta - giovedì 25 ottobre 2012
Il "day after" del consiglio regionale sul riordino delle province, si è così consumato, piuttosto mesto, nella Bat. Ad Andria, nella sede della provincia, il Presidente Ventola si è subito scrollato di dosso la rima delusioni-dimissioni. A Barletta, a palazzo di città, in una conferenza stampa, tre dei quattro consiglieri regionali barlettani, Alfarano (Pdl), Caracciolo (Pd), Pastore (Psi), assente Mennea (Pd), hanno fatto il loro resoconto sull'estenuante seduta del consiglio regionale di lunedì che noi di Barlettalife abbiamo seguito in diretta, che doveva decidere in merito alla proposta regionale di riordino delle province pugliesi da inviare al Governo entro il 24 Ottobre. Quella di ieri è stata infatti l'ultima data utile prevista a livello nazionale per la presentazione delle proposte.
Nell'ambito dei tentativi di trattativa che si sono messi in campo nei dilatatissimi momenti di sospensione del consiglio regionale, Alfarano è stato il primo firmatario di un Ordine del giorno (che trovate di seguito in allegato), sottoscritto assieme a Caracciolo, Mennea, Pastore, a cui si sono aggiunte le firme di altri diciotto consiglieri, che impegnava il Consiglio regionale "ad esprimere favorevolmente la propria determinazione alla costituzione di una nuova circoscrizione provinciale mediante l'accorpamento dei Comuni delle soppresse province di Barletta-Andria-Trani e di Bari". Documento che però, come affermato dallo stesso Alfarano, «è stato ritenuto dall'assessora Dentamaro in contrasto con il D.L. n.95/2012, convertito nella Legge n.135/2012», e per il quale, come ha aggiunto Caracciolo, Abbiamo provato a forzare la mano - pensando evidentemente di poter derogare al regolamento del Consiglio regionale - ma il presidente del Consiglio - Onofrio Introna (Sel) - non lo ha ammesso alla discussione». Infatti, nell'art. 29 del Regolamento del Consiglio regionale, si afferma che "Il Consiglio non può né discutere né deliberare su materie che non siano all'ordine del giorno, salvo particolari argomenti che rivestano carattere di urgenza - e ancora - In questi casi, la richiesta deve essere presentata da almeno cinque Consiglieri, alla Presidenza, 24 ore prima della seduta".
Alla fine la scelta, come sappiamo, è caduta su un deliberato scarno, nel quale la relazione letta in aula dall'assessora agli Enti Locali Marida Dentamaro è stata riportata in quanto "udita", e non è stata quindi approvata dal consiglio. Secondo Alfarano, perché mancante dei requisiti. O forse perché in realtà anche su questa il consiglio regionale si sarebbe ritrovato a far valere ennesime irriducibili divisioni. «Abbiamo proposto insieme di rimettere tutti i documenti al Governo, per richiedere una modifica del provvedimento - ha aggiunto Alfarano – In questi giorni faremo pressione sui parlamentari del territorio dei nostri partiti di riferimento». «Ieri non è stata scritta una bella pagina di storia della politica - ha detto Caracciolo – Dispiace per le assenze al momento del voto, soprattutto quella del presidente Vendola. Il consiglio regionale ha deciso di non decidere. Ci limitiamo a trasferire al governo le volontà degli Enti Locali. Il rammarico è che gli sforzi fatti cadranno nel nulla». «Il provvedimento del governo è mostruoso, pasticciato, anticostituzionale - ha ripetuto Pastore - Ci è stato negato dalla regione il ricorso alla Corte Costituzionale, anche Anci e Upi, convocati dalla regione, hanno fatto la loro parte di Ponzio Pilato. La Dentamaro ha sempre affermato che non c'è spazio per le deroghe - e ancora sulle assenze – Vendola non si è presentato, ma neanche molti sindaci si sono presentati, per esercitare pressione con la loro presenza - non può che essere una stoccata diretta a Maffei – Mi auguro, e sono convinto di questo, che il Governo possa rivedere il provvedimento e attenersi alle volontà degli Enti Locali».
Come mai, al momento del voto, vi siete divisi, con 2 a favore (Caracciolo e Patore), 1 astenuto (Alfarano), e 1 contrario (Mennea)?
Pastore: «Solo perché Mennea non era primo firmatario dell'Ordine del giorno, ha poi votato contro, perché voleva distinguersi, per questione personale».
Alfarano: «Un voto contrario non è compatibile, perché comunque la legge è rigida. Dovevo votare a favore, ma poi mi sono astenuto, perché avevo chiesto alla Dentamaro di sopprimere alcuni passaggi della relazione, ma lei ha continuato dritto per la sua strada».
Mennea, assente alla conferenza stampa, è intervenuto ieri nel merito: «L'altro giorno in Consiglio, non ho votato la delibera proposta dall'assessore Dentamaro per coerenza con quello che ho detto e fatto finora per salvare la Provincia. Non capisco come si possa criticare l'operato dell'assessore e poi votare a favore del provvedimento proposto, seppur criticandolo. Ma non intendo innescare una nuova polemica - e ha aggiunto - Resto favorevole all'idea della soppressione di tutte le province, ma se come ha dichiarato il ministro per la Pubblica Amministrazione Filippo Patroni Griffi, il governo vuole conservare il ruolo delle province come ente intermedio, allora non si può tollerare che un atto di macelleria istituzionale cancelli per esigenze contabili una provincia come la Bat, con comuni che hanno lottato oltre un secolo per l'autonomia dalle province di Bari e Foggia. Quindi, o le province le si eliminano tutte oppure questo territorio dovrà restare autonomo - ha poi concluso - Proporrò al presidente della Provincia Ventola, ai sindaci dei Comuni interessati e ai parlamentari del territorio di andare a Roma per parlare con il ministro».
Quali saranno i movimenti nella Bat nei prossimi giorni? Ci saranno davvero le invocate pressioni romane sul Governo? Lo scopriremo. Certamente le richieste di vario genere sul tema saranno tante e provenienti da tutta Italia. E il governo non vorrà perdere la faccia su questo provvedimento. Anche perché in qualche modo l'ha già persa, piegandosi alle pressioni "politiche" dei partiti, mutuando la prevista totale soppressione delle province, nel più sommesso riordino. Parola che vuol dire tutto e niente. A ciò si aggiunge l'attesa per la pronuncia della Corte Costituzionale, in merito ai ricorsi presentati da sei regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Lazio, Molise, Campania) contro il provvedimento del Governo, la cui udienza è fissata per il prossimo 6 Novembre. Il ministro Patroni Griffi non sembra comunque voler cedere, e il mese di Novembre dovrebbe segnare il passaggio dalle parole ai fatti.
Nell'ambito dei tentativi di trattativa che si sono messi in campo nei dilatatissimi momenti di sospensione del consiglio regionale, Alfarano è stato il primo firmatario di un Ordine del giorno (che trovate di seguito in allegato), sottoscritto assieme a Caracciolo, Mennea, Pastore, a cui si sono aggiunte le firme di altri diciotto consiglieri, che impegnava il Consiglio regionale "ad esprimere favorevolmente la propria determinazione alla costituzione di una nuova circoscrizione provinciale mediante l'accorpamento dei Comuni delle soppresse province di Barletta-Andria-Trani e di Bari". Documento che però, come affermato dallo stesso Alfarano, «è stato ritenuto dall'assessora Dentamaro in contrasto con il D.L. n.95/2012, convertito nella Legge n.135/2012», e per il quale, come ha aggiunto Caracciolo, Abbiamo provato a forzare la mano - pensando evidentemente di poter derogare al regolamento del Consiglio regionale - ma il presidente del Consiglio - Onofrio Introna (Sel) - non lo ha ammesso alla discussione». Infatti, nell'art. 29 del Regolamento del Consiglio regionale, si afferma che "Il Consiglio non può né discutere né deliberare su materie che non siano all'ordine del giorno, salvo particolari argomenti che rivestano carattere di urgenza - e ancora - In questi casi, la richiesta deve essere presentata da almeno cinque Consiglieri, alla Presidenza, 24 ore prima della seduta".
Alla fine la scelta, come sappiamo, è caduta su un deliberato scarno, nel quale la relazione letta in aula dall'assessora agli Enti Locali Marida Dentamaro è stata riportata in quanto "udita", e non è stata quindi approvata dal consiglio. Secondo Alfarano, perché mancante dei requisiti. O forse perché in realtà anche su questa il consiglio regionale si sarebbe ritrovato a far valere ennesime irriducibili divisioni. «Abbiamo proposto insieme di rimettere tutti i documenti al Governo, per richiedere una modifica del provvedimento - ha aggiunto Alfarano – In questi giorni faremo pressione sui parlamentari del territorio dei nostri partiti di riferimento». «Ieri non è stata scritta una bella pagina di storia della politica - ha detto Caracciolo – Dispiace per le assenze al momento del voto, soprattutto quella del presidente Vendola. Il consiglio regionale ha deciso di non decidere. Ci limitiamo a trasferire al governo le volontà degli Enti Locali. Il rammarico è che gli sforzi fatti cadranno nel nulla». «Il provvedimento del governo è mostruoso, pasticciato, anticostituzionale - ha ripetuto Pastore - Ci è stato negato dalla regione il ricorso alla Corte Costituzionale, anche Anci e Upi, convocati dalla regione, hanno fatto la loro parte di Ponzio Pilato. La Dentamaro ha sempre affermato che non c'è spazio per le deroghe - e ancora sulle assenze – Vendola non si è presentato, ma neanche molti sindaci si sono presentati, per esercitare pressione con la loro presenza - non può che essere una stoccata diretta a Maffei – Mi auguro, e sono convinto di questo, che il Governo possa rivedere il provvedimento e attenersi alle volontà degli Enti Locali».
Come mai, al momento del voto, vi siete divisi, con 2 a favore (Caracciolo e Patore), 1 astenuto (Alfarano), e 1 contrario (Mennea)?
Pastore: «Solo perché Mennea non era primo firmatario dell'Ordine del giorno, ha poi votato contro, perché voleva distinguersi, per questione personale».
Alfarano: «Un voto contrario non è compatibile, perché comunque la legge è rigida. Dovevo votare a favore, ma poi mi sono astenuto, perché avevo chiesto alla Dentamaro di sopprimere alcuni passaggi della relazione, ma lei ha continuato dritto per la sua strada».
Mennea, assente alla conferenza stampa, è intervenuto ieri nel merito: «L'altro giorno in Consiglio, non ho votato la delibera proposta dall'assessore Dentamaro per coerenza con quello che ho detto e fatto finora per salvare la Provincia. Non capisco come si possa criticare l'operato dell'assessore e poi votare a favore del provvedimento proposto, seppur criticandolo. Ma non intendo innescare una nuova polemica - e ha aggiunto - Resto favorevole all'idea della soppressione di tutte le province, ma se come ha dichiarato il ministro per la Pubblica Amministrazione Filippo Patroni Griffi, il governo vuole conservare il ruolo delle province come ente intermedio, allora non si può tollerare che un atto di macelleria istituzionale cancelli per esigenze contabili una provincia come la Bat, con comuni che hanno lottato oltre un secolo per l'autonomia dalle province di Bari e Foggia. Quindi, o le province le si eliminano tutte oppure questo territorio dovrà restare autonomo - ha poi concluso - Proporrò al presidente della Provincia Ventola, ai sindaci dei Comuni interessati e ai parlamentari del territorio di andare a Roma per parlare con il ministro».
Quali saranno i movimenti nella Bat nei prossimi giorni? Ci saranno davvero le invocate pressioni romane sul Governo? Lo scopriremo. Certamente le richieste di vario genere sul tema saranno tante e provenienti da tutta Italia. E il governo non vorrà perdere la faccia su questo provvedimento. Anche perché in qualche modo l'ha già persa, piegandosi alle pressioni "politiche" dei partiti, mutuando la prevista totale soppressione delle province, nel più sommesso riordino. Parola che vuol dire tutto e niente. A ciò si aggiunge l'attesa per la pronuncia della Corte Costituzionale, in merito ai ricorsi presentati da sei regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Lazio, Molise, Campania) contro il provvedimento del Governo, la cui udienza è fissata per il prossimo 6 Novembre. Il ministro Patroni Griffi non sembra comunque voler cedere, e il mese di Novembre dovrebbe segnare il passaggio dalle parole ai fatti.