Servizi sociali
Telecardiologia, innovazione dell’approccio tra medici e pazienti
«Le liste d’attesa si accorciano», parola del dott. Delvecchio
Barletta - mercoledì 16 ottobre 2013
Abbiamo incontrato il dott. Dino Delvecchio, referente per la Medicina di famiglia della Asl/Bt, per approfondire il progetto "Telecardiologia", di cui ieri si è data testimonianza durante una conferenza stampa, riportata da Barlettalife.
Il progetto moderno e ambizioso di far effettuare l'elettrocardiogramma presso gli studi del medico di famiglia, è una scelta saggia finanziata dall'ASL. Tuttavia è ancora a livello sperimentale.
«La sperimentazione è partita su un campione di dieci studi medici nella provincia Bat; a Barletta siamo in due: il mio studio e quello del dottor Carlo Cirillo. Speriamo presto di poterlo allargare agli altri studi. Finora in tutta la provincia si sono già effettuati un centinaio di ECG con questa nuova modalità».
Il progetto si propone anche di ridurre le liste di attesa. Esiste il problema di chi ricorre a questo tipo di esame anche quando non strettamente necessario?
«Sì, è un problema generale che riguarda la diagnostica in medicine: basti pensare anche a quante radiografie o analisi di laboratorio vengono fatte anche quando non è strettamente necessario. È questo un grosso problema, una casa di sprechi per il sistema sanitario, sprechi che non ci possiamo più permettere di affrontare».
Qual è il cambiamento che si vuole segnare con questa innovazione?
«La novità non è solo nell'abbattimento delle liste d'attesa, ma va analizzata anche da un punto di vista clinico: stiamo cercando di cambiare il modello culturale della medicina e del medico di famiglia, cercando di andare incontro ai bisogni dei pazienti. Evitare che le persone si rivolgano al di fuori del proprio ambito territoriale per soddisfare il proprio bisogno di salute, trovando risposte nello studio del proprio medico di famiglia e dunque di fiducia. Inoltre, in questo modo si riesce ad intervenire più rapida su eventuali questioni cliniche di allarme: l'ECG effettuato su pazienti a rischio, può mettere in rilievo precocemente delle situazioni che poi hanno bisogno dell'intervento specialistico».
Da chi sono diagnosticati i risultati di tali esami?
«In prima battuta l'ECG viene letto dal medico di famiglia, avviando così quell'innovativo processo culturale che tale progetto si propone, facendo col tempo acquisire anche ai medici di base quelle competenze adatte alla situazione. Il referto dell'esame viene inviato in tempo reale ad un cardiologo dell'ospedale».
Cosa ne pensano i suoi colleghi cardiologi?
«Abbiamo trovato in loro piena disponibilità. Loro sono contenti anche perché in questa maniera vengono decongestionati i loro ambulatori da richieste inappropriate, quindi possono dedicarsi a casi più urgenti che meritano più attenzioni, com'è la natura del lavoro ospedaliero».
Il progetto moderno e ambizioso di far effettuare l'elettrocardiogramma presso gli studi del medico di famiglia, è una scelta saggia finanziata dall'ASL. Tuttavia è ancora a livello sperimentale.
«La sperimentazione è partita su un campione di dieci studi medici nella provincia Bat; a Barletta siamo in due: il mio studio e quello del dottor Carlo Cirillo. Speriamo presto di poterlo allargare agli altri studi. Finora in tutta la provincia si sono già effettuati un centinaio di ECG con questa nuova modalità».
Il progetto si propone anche di ridurre le liste di attesa. Esiste il problema di chi ricorre a questo tipo di esame anche quando non strettamente necessario?
«Sì, è un problema generale che riguarda la diagnostica in medicine: basti pensare anche a quante radiografie o analisi di laboratorio vengono fatte anche quando non è strettamente necessario. È questo un grosso problema, una casa di sprechi per il sistema sanitario, sprechi che non ci possiamo più permettere di affrontare».
Qual è il cambiamento che si vuole segnare con questa innovazione?
«La novità non è solo nell'abbattimento delle liste d'attesa, ma va analizzata anche da un punto di vista clinico: stiamo cercando di cambiare il modello culturale della medicina e del medico di famiglia, cercando di andare incontro ai bisogni dei pazienti. Evitare che le persone si rivolgano al di fuori del proprio ambito territoriale per soddisfare il proprio bisogno di salute, trovando risposte nello studio del proprio medico di famiglia e dunque di fiducia. Inoltre, in questo modo si riesce ad intervenire più rapida su eventuali questioni cliniche di allarme: l'ECG effettuato su pazienti a rischio, può mettere in rilievo precocemente delle situazioni che poi hanno bisogno dell'intervento specialistico».
Da chi sono diagnosticati i risultati di tali esami?
«In prima battuta l'ECG viene letto dal medico di famiglia, avviando così quell'innovativo processo culturale che tale progetto si propone, facendo col tempo acquisire anche ai medici di base quelle competenze adatte alla situazione. Il referto dell'esame viene inviato in tempo reale ad un cardiologo dell'ospedale».
Cosa ne pensano i suoi colleghi cardiologi?
«Abbiamo trovato in loro piena disponibilità. Loro sono contenti anche perché in questa maniera vengono decongestionati i loro ambulatori da richieste inappropriate, quindi possono dedicarsi a casi più urgenti che meritano più attenzioni, com'è la natura del lavoro ospedaliero».