Viva
Sui presidenti sull’orlo di una crisi di nervi e su come funziona una macchina complessa
La notte delle amministrative 2011 raccontata per suggestioni. Difficoltà oggettive, situazioni patologiche, soluzioni difficili
Barletta - martedì 17 maggio 2011
Raccontiamo queste elezioni per emozioni invece che con numeri come meriterebbero, in quanto materiale glaciale e tecnico per tecnici della politica e burocrati incalliti, uomini spesso solo in grado di ragionare col pallottoliere quando non solo con il portafoglio.
Emozioni in un centro di raccolta voti, ombelico di un mondo chiamato Barletta, in cui ballano tanti. Per liberarsi di un morso di tarantola, supponiamo, o per ripercorrere danzando i complicati arabeschi della vita. Ma la politica, si sa, mal digerisce alcuni slanci, dunque non vi racconteremo di un Maffei effettivamente radioso, scevro di un risultato che sarà analizzato e dissezionato ma che almeno per una notte fredda è tutto suo, largo come un sorriso tra una barba brizzolata (ma nemmeno tanto).
Non vi racconteremo di tanti consiglieri senza nome, avvicendandosi in delle mura stanche, con brama di risultati che li dipingerebbe tra i "cattivi" della tragicommedia; categoria dissipata da quell'alone di stanchezza dipinta sui visi di chi nella giornata, con varie armi ha combattuto. Senza nome, ripetiamo.
Non diremo nemmeno dei freddi computer, accumuli di silicio con l'unica funzione di dirimere dati e comunicarli (potessero parlare, quanti luoghi comuni sfaterebbero). E se con animo infantile li umanizzassimo e li pensassimo grandi occhi costretti ad osservare tanto lavoro? Non ci arrabbieremmo sicuramente per la loro (nostra) incapacità di essere veloci.
Taceremmo di un inaspettato presente –ore 4.36 per i puntigliosi-, mentre inseguivamo il sonno e i silenziosi guerrieri che scateniamo contro questo sgradito condottiero che ama torturarci. Un caldo cornetto, o "pastarella". Chi ne è fattore? Basta osservare: non operanti stavolta, ma uomini che con noi condividono la notte di lavoro. Atto non dovuto, atto apprezzato.
A guardarli si impara non solo l'algoritmo con cui si determinano i seggi in base ai risultati, ma anche un po' di umanità. Un nome su tutti: Nicola Mitolo, di mattina accogliente, di sera prezioso (non da solo, bensì assieme a tutti i suoi colleghi) per consigli, suggerimenti, raid di aiuto verso presidenti sull'orlo di una crisi di nervi. Perché nominarlo tralasciando magari altri? Non me ne vogliano! Recupereremo citandoli adesso, perché costoro vedendo il Mitolo riposarsi per pochi secondi non voluti sulla sedia di lavoro, hanno preferito non disturbarlo, solo per un attimo e solo per una volta. Il problema, qualsiasi esso fosse, è stato comunque risolto.
Ci sono persone che sanno far funzionare una macchina non perché l'hanno comprata costosa o performante, bensì perché la conoscono per ogni singola vite e bullone. Qui ne abbiamo viste molte.
Emozioni in un centro di raccolta voti, ombelico di un mondo chiamato Barletta, in cui ballano tanti. Per liberarsi di un morso di tarantola, supponiamo, o per ripercorrere danzando i complicati arabeschi della vita. Ma la politica, si sa, mal digerisce alcuni slanci, dunque non vi racconteremo di un Maffei effettivamente radioso, scevro di un risultato che sarà analizzato e dissezionato ma che almeno per una notte fredda è tutto suo, largo come un sorriso tra una barba brizzolata (ma nemmeno tanto).
Non vi racconteremo di tanti consiglieri senza nome, avvicendandosi in delle mura stanche, con brama di risultati che li dipingerebbe tra i "cattivi" della tragicommedia; categoria dissipata da quell'alone di stanchezza dipinta sui visi di chi nella giornata, con varie armi ha combattuto. Senza nome, ripetiamo.
Non diremo nemmeno dei freddi computer, accumuli di silicio con l'unica funzione di dirimere dati e comunicarli (potessero parlare, quanti luoghi comuni sfaterebbero). E se con animo infantile li umanizzassimo e li pensassimo grandi occhi costretti ad osservare tanto lavoro? Non ci arrabbieremmo sicuramente per la loro (nostra) incapacità di essere veloci.
Taceremmo di un inaspettato presente –ore 4.36 per i puntigliosi-, mentre inseguivamo il sonno e i silenziosi guerrieri che scateniamo contro questo sgradito condottiero che ama torturarci. Un caldo cornetto, o "pastarella". Chi ne è fattore? Basta osservare: non operanti stavolta, ma uomini che con noi condividono la notte di lavoro. Atto non dovuto, atto apprezzato.
A guardarli si impara non solo l'algoritmo con cui si determinano i seggi in base ai risultati, ma anche un po' di umanità. Un nome su tutti: Nicola Mitolo, di mattina accogliente, di sera prezioso (non da solo, bensì assieme a tutti i suoi colleghi) per consigli, suggerimenti, raid di aiuto verso presidenti sull'orlo di una crisi di nervi. Perché nominarlo tralasciando magari altri? Non me ne vogliano! Recupereremo citandoli adesso, perché costoro vedendo il Mitolo riposarsi per pochi secondi non voluti sulla sedia di lavoro, hanno preferito non disturbarlo, solo per un attimo e solo per una volta. Il problema, qualsiasi esso fosse, è stato comunque risolto.
Ci sono persone che sanno far funzionare una macchina non perché l'hanno comprata costosa o performante, bensì perché la conoscono per ogni singola vite e bullone. Qui ne abbiamo viste molte.