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Servizi sociali

Studi medici aperti tutti i giorni, via libera alla rivoluzione della medicina territoriale

Lo annuncia il ministro alla salute Renato Balduzzi dopo le polemiche sul sovraffollamento degli ospedali. Pareri discordanti dai sindacati

Gli ambulatori dei medici di famiglia resteranno aperti 7 giorni su 7. Sembra un'utopia ma a breve sarà una realtà. Un progetto del quale si parlava da tanto, la scintilla decisiva l'hanno accesa i problemi di numerosi pronto soccorso italiani dal Sud (quasi scontato quindi non degno di nota dai politici italiani) fino a Roma Capitale, da tutelare a spada tratta.

Barelle nei corridoi e nei magazzini, gente in attesa ore per una visita per carenza dei letti nei reparti ma anche di scarso filtro messo in atto dai servizi sul territorio. Ricordiamo bene gli episodi che hanno movimentato la cronaca nelle settimane scorse nonostante si tratti di emergenze giornaliere in troppi ospedali della penisola.

Per forza di cose il ministro alla salute Renato Balduzzi nel pieno delle polemiche ha dovuto tutelarsi cercando ad ogni costo una soluzione che calmasse le acque. La lampadina si è accesa finalmente (dopo anni di lotte per proporre questo progetto, ormai impolverato, sempre e costantemente preso sottogamba): "È arrivato il momento per una medicina di base 7 giorni su 7". Da allora ha cominciato a riunirsi un gruppo di tecnici del ministero e di sindacalisti (ribadisco, dopo anni di attesa).

L'idea è quella di disegnare la nuova organizzazione e inserirla nel "patto della salute", un accordo tra Regioni e Governo su cui si baserà la sanità dei prossimi anni. Fine delle telefonate alla ricerca di un dottore di guardia della Asl che non arriva. Gli studi non chiuderanno mai, i cittadini troveranno a tutte le ore qualcuno che li assista.

Si tratterà di grandi studi dove lavorano fino a 16 professionisti, tra i quali le guardie mediche ricollocate per il servizio. Devono essere organizzati per assicurare una presenza costante 24h su 24, di notte e nel weekend affinchè un paziente che ha bisogno di una visita avrà comunque a disposizione un professionista che ha accesso ai suoi dati di salute sul computer e lavora fianco a fianco con il suo dottore. Se il progetto avrà gli esiti sperati, ai medici di famiglia si aggiungeranno in futuro anche i pediatri e alcuni specialisti rendendo la struttura l'unica struttura a cui rivolgersi, salvo in caso di emergenze e ricoveri.

Finalmente si dovrà puntare sui giovani, unici che hanno voglia di impegnarsi fuori dagli orari consueti. Sarebbe impensabile chiedere che un medico sessantenne della guardia medica, rilanciato in questa posizione, faccia il turno di notte o lavori nel weekend. Nonostante gli sforzi da portare avanti, sarà premiato chi ha voglia di impegnarsi davvero per la causa.

Una nuova organizzazione e non un allungamento dell'orario di lavoro dei professionisti, coadiuvati per migliorare l'assistenza; novità che non dovrebbe gravare sulle casse della Asl mettendo in conto il risparmio dovuto all'alleggerimento dei reparti di emergenza per il potenziamento del filtro territoriale. Aggiuntivi fondi potrebbero servire per aspetti come l'acquisto di attrezzature diagnostiche o per pagare una segretaria.

Numerosi i pareri positivi da parte dei sindacati dei medici di famiglia, altrettanti i sindacati seduti al tavolo del ministro contrari al cambiamento per le criticità ancora da appianare circa la modifica della convenzione che lega i professionisti al sistema sanitario. Il dato di fatto è che il vantaggio per il paziente sarebbe ai massimi termini avendo a disposizione un professionista senza aspettare, un medico che li visita o prescrive loro un farmaco, che va a controllarli a casa o magari li rassicura per telefono. Di giorno e di notte. Si sta disegnando quello che potrebbe diventare il cambiamento più significativo della medicina territoriale degli ultimi anni.
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