Istituzionale
Strage di Capaci, Emiliano: «Ricordare la grandezza dei servitori dello Stato»
«La lotta alla mafia e alla illegalità deve continuare ad essere parte integrante della nostra scelta civile»
Barletta - sabato 23 maggio 2020
11.45 Comunicato Stampa
«Nel giorno dell'anniversario della morte di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli agenti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo il mio pensiero va indietro nel tempo quando, giovanissimo magistrato, mi fu assegnata come prima sede la Procura di Agrigento». È al suo stesso passato che va il ricordo del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in occasione della ricorrenza dell'anniversario della strage di Capaci.
«Lì - prosegue Emiliano - ho avuto l'onore di conoscere Giovanni Falcone e di lavorare al fianco di Rosario Livatino che era il sostituto procuratore che mi ha insegnato il mestiere. Erano persone anche umanamente meravigliose, non dovete immaginarli come distaccati e severi, erano persone meravigliose anche nel tratto privato. Io ero un giovanissimo magistrato che non aveva neanche il coraggio di parlare davanti a Falcone. Lui si dedicava a noi con grande attenzione perché sapeva che il futuro della lotta alla mafia camminava sulle gambe dei giovani magistrati che allora arrivavano in Sicilia».
«Proprio in questa giornata particolare noi vogliamo ribadire con forza che la lotta alla mafia e alla illegalità deve continuare ad essere parte integrante della nostra scelta civile. Nei prossimi giorni si terrà un vertice, richiesto da me, con tutti i Prefetti e i Procuratori distrettuali antimafia per valutare quello che sta accadendo. È chiaro che se qualcuno pensa di colpirci alle spalle, non solo a Capaci ma anche approfittando di una pandemia, la pagherà cara come l'hanno pagata cara dopo questo vigliacco attentato».
«Il 23 maggio è un giorno nel quale tutti insieme dobbiamo fare memoria della grandezza dei servitori dello Stato che, questa volta, erano medici, infermieri, operatori sanitari, allora furono poliziotti. Voglio ricordare, infine, che ben due dei componenti della scorta erano pugliesi: Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. E poi c'era Vito Schifani, la cui vedova parlava nel Duomo di Palermo. Noi - conclude Michele Emiliano - rivendichiamo con grande orgoglio la pugliesità di questi due nostri ragazzi».
«Lì - prosegue Emiliano - ho avuto l'onore di conoscere Giovanni Falcone e di lavorare al fianco di Rosario Livatino che era il sostituto procuratore che mi ha insegnato il mestiere. Erano persone anche umanamente meravigliose, non dovete immaginarli come distaccati e severi, erano persone meravigliose anche nel tratto privato. Io ero un giovanissimo magistrato che non aveva neanche il coraggio di parlare davanti a Falcone. Lui si dedicava a noi con grande attenzione perché sapeva che il futuro della lotta alla mafia camminava sulle gambe dei giovani magistrati che allora arrivavano in Sicilia».
«Proprio in questa giornata particolare noi vogliamo ribadire con forza che la lotta alla mafia e alla illegalità deve continuare ad essere parte integrante della nostra scelta civile. Nei prossimi giorni si terrà un vertice, richiesto da me, con tutti i Prefetti e i Procuratori distrettuali antimafia per valutare quello che sta accadendo. È chiaro che se qualcuno pensa di colpirci alle spalle, non solo a Capaci ma anche approfittando di una pandemia, la pagherà cara come l'hanno pagata cara dopo questo vigliacco attentato».
«Il 23 maggio è un giorno nel quale tutti insieme dobbiamo fare memoria della grandezza dei servitori dello Stato che, questa volta, erano medici, infermieri, operatori sanitari, allora furono poliziotti. Voglio ricordare, infine, che ben due dei componenti della scorta erano pugliesi: Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. E poi c'era Vito Schifani, la cui vedova parlava nel Duomo di Palermo. Noi - conclude Michele Emiliano - rivendichiamo con grande orgoglio la pugliesità di questi due nostri ragazzi».