La città
Strade 167: un battesimo senza andare al ristorante
Nessun divieto di affissione per i nomi delle vie periferiche
Barletta - sabato 1 agosto 2015
21.16
Non hanno asfalto, hanno poca luce e fino a poco tempo fa godevano di un nome in prestito. Poi la commissione toponomastica della Giunta Cascella, il 31 ottobre 2013, ha deciso di sostituire le denominazioni correlate delle strade della 167 con altre autentiche, dedicate agli esponenti politici locali, alle vittime delle mafie e ai cittadini che hanno dato lustro alla città di Barletta e, al tempo stesso, al Bel Paese.
Peccato che a dare lustro formale a queste strade ci sono dei biglietti plastificati, attaccati con nastro adesivo grossolano, ben fissato tra carta e muro, come se ci dovessero rimanere per sempre. Ora, non per essere degli esteti della segnaletica, ma esiste un'etica urbana che forse a molti piace ignorare. Chi si addentra per la prima volta nel deserto cementificato dell'estrema 167, in cui tutti i residenti si sforzano di pensarsi come normali cittadini barlettani, non trova neanche un'indicazione che lo rassicuri che stia andando nella giusta direzione. In auto è praticamente impossibile leggere gli pseudo-cartelli che danno il nome alle strade; i pedoni sono i più temerari, ma forse anche i più fortunati. Devono barattare le loro caviglie con la certezza di arrivare a destinazione.
E non è l'unico baratto che i residenti di Via Fratelli Giuseppe e Michele Immesi, di Via Tommaso Capossele e di Via Don Giuseppe Filograssi hanno dovuto fare. Quella degli oneri di urbanizzazione è una vecchia storia; per farsi perdonare dell'inadempienza, l'Amministrazione ha deciso di avvantaggiare queste persone fiduciose, facendo loro pagare una Tasi (imposta per i servizi indivisibili) con un'aliquota ridotta al 50%. Il discorso tocca economia e politica, due dimensioni sociali che vivono di costi; ma c'è il livello etico che vive di valori e dell'intreccio con la bellezza. Non è bello tornare a casa e vedere che il nome della tua strada è affisso al muro in Times New Roman, con carattere 40.
Peccato che a dare lustro formale a queste strade ci sono dei biglietti plastificati, attaccati con nastro adesivo grossolano, ben fissato tra carta e muro, come se ci dovessero rimanere per sempre. Ora, non per essere degli esteti della segnaletica, ma esiste un'etica urbana che forse a molti piace ignorare. Chi si addentra per la prima volta nel deserto cementificato dell'estrema 167, in cui tutti i residenti si sforzano di pensarsi come normali cittadini barlettani, non trova neanche un'indicazione che lo rassicuri che stia andando nella giusta direzione. In auto è praticamente impossibile leggere gli pseudo-cartelli che danno il nome alle strade; i pedoni sono i più temerari, ma forse anche i più fortunati. Devono barattare le loro caviglie con la certezza di arrivare a destinazione.
E non è l'unico baratto che i residenti di Via Fratelli Giuseppe e Michele Immesi, di Via Tommaso Capossele e di Via Don Giuseppe Filograssi hanno dovuto fare. Quella degli oneri di urbanizzazione è una vecchia storia; per farsi perdonare dell'inadempienza, l'Amministrazione ha deciso di avvantaggiare queste persone fiduciose, facendo loro pagare una Tasi (imposta per i servizi indivisibili) con un'aliquota ridotta al 50%. Il discorso tocca economia e politica, due dimensioni sociali che vivono di costi; ma c'è il livello etico che vive di valori e dell'intreccio con la bellezza. Non è bello tornare a casa e vedere che il nome della tua strada è affisso al muro in Times New Roman, con carattere 40.