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Politica
Strada per Sergio Ramelli, Collettivo Exit: «La politica barlettana rasenta continuamente il ridicolo»
La nota dell'associazione
Barletta - venerdì 9 maggio 2025
17.03
«La politica barlettana rasenta continuamente il ridicolo e lo fa ogni volta con un personaggio pubblico diverso. Oggi tocca alla consigliera comunale di Fratelli d'Italia Stella Mele con la sua proposta, da discutere nel prossimo consiglio comunale del 13 maggio, di intitolare una strada a Sergio Ramelli militante del Fronte della Gioventù ucciso 50 anni fa a Milano». Così i referenti del Collettivo Exit.
«Deve essere stata dura per la Consigliera Mele vivere la sua parabola politica. Fino a pochi anni fa da giovane militante di estrema destra commemorava sui social la nascita del Duce (foto nei commenti) e oggi invece dopo aver indossato il doppiopetto ed essere entrata in consiglio comunale è costretta a ripiegare su un Ramelli qualunque. Eh sì, la politica istituzionale ha le sue pene!
Ma torniamo alla proposta di intitolare una strada a Ramelli; la Consigliera, che in tutti questi anni non ha certo brillato per interventi politici di un certo spessore, afferma che "ricordare Ramelli non significa schierarsi su un piano politico e ideologico, ma riconoscere il valore della memoria condivisa, della condanna senza ambiguità di ogni forma di violenza". Premesso che di violenza politica tra opposti schieramenti per le strade della nostra città non se ne vede neanche l'ombra.
È un altro tipo di violenza quella che imperversa, una violenza mafiosa, ma la classe politica barlettana fa finta di nulla e si gira dall'altra parte. Ma la consigliera Mele è sicura che un pezzo della nostra città voglia costruire una memoria condivisa con la sua parte politica? E poi perché questa memoria condivisa la si deve costruire attorno alla figura di Ramelli? Un pezzo importante della città di Barletta non ha nessuna intenzione di costruire qualcosa con i nostalgici del fascismo.
Si fa presto a dimenticare che la destra a cui apparteneva Ramelli negli anni 70 non disdegnava l'uso della violenza come forma di lotta politica. Crediamo che il vero intento della Consigliera Mele sia quello di creare nella nostra città un luogo fisico che faccia da richiamo per i numerosi camerati sparsi sul territorio. Praticamente si vuole riprodurre nella nostra città quello che ogni anno avviene a Milano con braccia tese e aspetto marziale».
«Deve essere stata dura per la Consigliera Mele vivere la sua parabola politica. Fino a pochi anni fa da giovane militante di estrema destra commemorava sui social la nascita del Duce (foto nei commenti) e oggi invece dopo aver indossato il doppiopetto ed essere entrata in consiglio comunale è costretta a ripiegare su un Ramelli qualunque. Eh sì, la politica istituzionale ha le sue pene!
Ma torniamo alla proposta di intitolare una strada a Ramelli; la Consigliera, che in tutti questi anni non ha certo brillato per interventi politici di un certo spessore, afferma che "ricordare Ramelli non significa schierarsi su un piano politico e ideologico, ma riconoscere il valore della memoria condivisa, della condanna senza ambiguità di ogni forma di violenza". Premesso che di violenza politica tra opposti schieramenti per le strade della nostra città non se ne vede neanche l'ombra.
È un altro tipo di violenza quella che imperversa, una violenza mafiosa, ma la classe politica barlettana fa finta di nulla e si gira dall'altra parte. Ma la consigliera Mele è sicura che un pezzo della nostra città voglia costruire una memoria condivisa con la sua parte politica? E poi perché questa memoria condivisa la si deve costruire attorno alla figura di Ramelli? Un pezzo importante della città di Barletta non ha nessuna intenzione di costruire qualcosa con i nostalgici del fascismo.
Si fa presto a dimenticare che la destra a cui apparteneva Ramelli negli anni 70 non disdegnava l'uso della violenza come forma di lotta politica. Crediamo che il vero intento della Consigliera Mele sia quello di creare nella nostra città un luogo fisico che faccia da richiamo per i numerosi camerati sparsi sul territorio. Praticamente si vuole riprodurre nella nostra città quello che ogni anno avviene a Milano con braccia tese e aspetto marziale».