Stella Mele
Stella Mele
Politica

Stella Mele racconta

Nell'intervista c'è se stessa e Barletta. «Maffei risalga subito su quella nave! Ora!»

Utile l'intervista che la neo-componente della Direzione Nazionale de "La Destra" ha rilasciato a Barlettalife. Concreta e coerente, senza indugi o postille ermetiche, traccia recenti vicende politiche-amministrative di Barletta. Forse ancora più solida e interpretativa, Stella Mele, rispetto ad altre interviste rilasciateci nel corso delle recenti competizioni elettorali. Racconta la debolezza e disorganicità del PdL e difende le iniziative di CasaPound mal interpretate. Il suo giudizio sull'operato della giunta Maffei è tra i più severi, letti nel recente. Ma è sulle indecisioni amministrative a seguito del crollo di Via Roma che la politica barlettana fa ribollire il suo malumore umano e politico.

Michele Sarcinelli




Siamo con Stella Mele, che da poco è entrata nella Direzione Nazionale de La Destra. Come è nato questo incarico? Quali sono le tue aspettative?
«E' un riconoscimento che è avvenuto per volontà del segretario nazionale Francesco Storace e per il quale ovviamente lo ringrazio. È il riconoscimento per me e per la mia comunità del lavoro svolto sul territorio e dell'impegno profuso per diffondere i valori e le battaglie della Destra nello scenario politico nazionale. Una forma di gratificazione e una dimostrazione, una verifica del mio impegno e della mia fedeltà al partito e al progetto».

Si tratta di un organo ristretto vero?
«La Direzione Nazionale è composta da 50 membri provenienti da tutta la Penisola. Gli altri organi sono l'esecutivo politico (composto da chi è a capo dei vari Dipartimenti) e il comitato centrale (composto da 200 dirigenti da tutto il territorio)».

Tu hai una lunghissima militanza e questo ulteriore successo è una conferma evidentemente della tua bravura come dirigente politico. Come mai invece a livello locale non sei riuscita, ad esempio, a raggiungere una carica elettiva?
«Il fatto di non essere riuscita ad essere eletta, credo sia legato principalmente ad alcune cause: una politica allo sbando con gli elettori che premiano candidati che creano clientele. A Barletta si tratta quasi solo di politica clientelare. Un male atavico della nostra Città. I giovani che si mettono in gioco devono fare i conti anche con gli atteggiamenti di elettori che prediligono la politica clientelare, chi, invece, si avvicina alla politica attraverso la militanza, paga questo scotto. Lo dico con tono sommesso, consapevole però che ogni mio voto, ognuna di quelle 420 preferenze, è stato un sussulto, un'emozione, un'attestazione di stima da parte di chi mi ha accordato la sua fiducia senza chiedere nulla in cambio. C'è, quindi, ancora lo spazio per "il cambiamento"».

Guardandoti indietro hai rimorsi o rimpianti? Durante la preparazione delle candidature per le amministrative tu, ad un certo punto, eri stata indicata dalle forze minori del centrodestra come candidato sindaco? Sei pentita di non aver portato fino in fondo quella possibilità?
«No, non sono pentita. I rimorsi e i pentimenti inaspriscono l'animo e nel mio non c'è spazio né per gli uni, né per gli altri. Mi piace la Politica e sono una tifosa dei comportamenti sostanziali che al suo interno la nobilitano. Ho accettato serenamente il "verdetto", lusingata anche solo per il fatto di essere stata proposta dalle altre forze politiche per ricoprire un ruolo così importante. Ho ringraziato e al momento in cui dovevo, ho fatto un passo indietro, come dovrebbe suggerire di fare "lo spirito di servizio" in una coalizione. Poi la mia candidatura al consiglio comunale come "indipendente" nella lista del Pdl è stata frutto di una difficoltà oggettiva riscontrata nel compilare le liste. Tutte. Avrei anch'io potuto presentare la mia, ma è stato difficile farlo. Una lista vera, con 30 veri candidati. Non una lista con 10 candidati e 20 prestanome, come purtroppo lo stesso Pdl ha fatto. La difficoltà è nata dalla mancanza di un progetto "granitico" all'interno del centrodestra barlettano e da un nome, quello del candidato sindaco, Maria Grazia Vitobello, arrivato tardivamente e che, forse anche per il percorso politico un po' "ballerino", non ha incontrato fra gli elettori entusiasmo e volontà di collaborare tali da entrare anche in lista. I fattori quindi a cui porre rimedio sono: assenza di progetto, tempistica e percorsi politici poco chiari».

Il tuo giudizio sulla rappresentanza consiliare del centrodestra in questo secondo mandato di Maffei qual è? È vera opposizione?
«È un centrodestra , ahimè, inconcludente. L'ha dimostrato in un recente Consiglio comunale in cui , con l'astensione, hanno di fatto approvato le linee programmatiche dell'Amministrazione Maffei. Mi chiedo: come facciamo a dimostrare che siamo alternativi se poi non contestiamo la linea della maggioranza?? Poco prima di questo "episodio", ho fatto mia anche la battaglia sulle commissioni. Alcune commissioni, come quella dei Lavori pubblici o dell'Urbanistica, sono il cuore pulsante di una amministrazione comunale. Non aver ottenuto nemmeno la vicepresidenza che, per prassi, spetta all'opposizione, significa aver rifiutato di controllare l'operato della maggioranza. Il vicepresidente ha un compito di controllo e garanzia, non solo di supporto, di collaborazione e di supplenza rispetto al presidente. Siamo partiti con un piede sbagliato, siamo partiti in sordina. Mancano progetti, manca l'unità e, a volte, anche l'umiltà».

C'è una forza che sta facendo parlare molto di sé: Casa Pound. Una forza che, "geograficamente", si colloca alla tua destra. Tu cosa pensi di questo movimento? Mi riferisco sia all'esperienza barlettana che a quella nazionale.
«Rammaricano gli episodi di Barletta. Nella nostra Città alcuni bravissimi ragazzi (tra l'altro fuoriusciti dal Pdl, che hanno deciso di continuare a fare politica con l'associazionismo e che non ambiscono a poltrone o a vetrine di alcun genere) erano impegnati nella raccolta di firme contro Equitalia e sono stati oggetto di reazioni inopportune e inappropriate anche da parte di esponenti di forze politiche di sinistra, come Carmine Doronzo e Michele Rizzi, che vanno poi "cianciando" di "questione sociale". L'iniziativa ha invece incontrato la simpatia degli Italiani in tutta la penisola. Questo tema avrebbe dovuto vedere condivisione e vicinanza proprio da parte di coloro che l'hanno contestato. Casa Pound non avendo rappresentanti istituzionali chiede appoggio ad altre forze politiche sui temi di rilevanza sociale che supporta: per esempio il "Mutuo Sociale" approvato nella Regione Lazio grazie all'impegno de La Destra di Storace, la battaglia sull'acqua pubblica o, ancora, quella contro Equitalia. "Casa Pound Italia" è un'associazione di promozione sociale che, giuridicamente parlando, gode dei diritti garantiti dalla Costituzione a tutte le associazioni. Non mi risultano episodi di violenza o intolleranza compiuti nella nostra città da esponenti della stessa associazione. Quella domenica il clima "repressivo" è sembrato appartenere ad altri».

Tornando alla politica di Palazzo, tra un po' si torna a votare per le amministrative. Come segretaria provinciale, cambia qualcosa rispetto al passato nelle tue strategie?
«Sì, nella città più importante, Trani, ho chiesto al Segretario cittadino di presentare la lista. Saremo con tutta probabilità in coalizione, ma c'è ancora confusione sul candidato sindaco e sulla coalizione. Essere in coalizione resta la nostra collocazione politica più naturale, anche perché negli ultimi mesi del governo Berlusconi siamo entrati pienamente in coalizione con la nomina a Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali di uno dei nostri migliori uomini, Nello Musumeci».

Il tuo giudizio sulla giunta Maffei.
«Si tratta di una giunta precaria, momentanea, monca (mancano due assessori, fra cui il Vice Sindaco). Maffei pare abbia deciso solo di non decidere e quando, invece, decide qualcosa, ha strane priorità. Un esempio fra tutti: un cartellone del Teatro a mio avviso dispendioso in un momento di crisi e con altre priorità e urgenze. C'è poi la triste pagina del "crollo di Via Roma". In qualsiasi altra città i dirigenti e i dipendenti dell'Ufficio tecnico si sarebbero dimessi o almeno sarebbero stati presi provvedimenti severi nei loro confronti e cautelativi. Ecco, mi sarebbe piaciuto che Barletta avesse dimostrato di essere "Capoluogo morale" prima ancora che " Capoluogo giuridico" della Provincia. E poi gli sprechi. La mia è una provocazione, ma abbraccia un tema sociale. In alcune città qualche sindaco ha rinunciato all'auto blu preferendo mezzi di trasporto più economici e meno inquinanti. E se anche Maffei abbandonasse la sua Audi da 60 mila euro e passasse a un'auto elettrica e meno dispendiosa? Sarebbe un bell'esempio. Fermo restando il timore che la sua auto darebbe piuttosto l'idea di essere una nave ormai in avaria. Una nave senza equipaggio e senza un Capitano coraggioso in grado di guidarla, senza abbandonarla. Una nave in cui le scialuppe di salvataggio stanno per esaurirsi e l'orchestra, per finire a mare. Risalga subito su quella nave, Maffei! Ora!».

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