Crollo di via Roma b/n
Crollo di via Roma b/n
La città

"Solleva questa pietra", una canzone in memoria al crollo del 3 ottobre

L'intervista a Giuseppe, Francesco e Gaetano dei "Trīginta". «Poveri innocenti che hanno rimesso la vita per il cemento di una "mafia" indelebile»

Giuseppe, Francesco e Gaetano, i rispettivi cognomi sono Binetti, Masia e Busciolà. Loro hanno musicato il testo che ricorda un evento che ha terribilmente scosso la città ma le parole sono di Giuseppe Binetti che le ha scritte mentre la polvere del crollo saliva in cielo. Una testimonianza di grande sensibilità da parte di una generazione considerata sempre più cinica. Non serve aggiungere altro alle loro parole cariche di forte amarezza, parlandone ancora commossi.

Tu eri presente, qual è la tua testimonianza di quegli attimi?
«Ricordo particolari che definirei agghiaccianti, la rabbia e la disperazione dei barlettani che avevano assistito alla scena con gli occhi sbarrati, senza parole. Il ricordo indelebile di attimi di vita, mi vengono i brividi sulla schiena a pensare ancora alla scena di una mamma uscita dal supermercato con la spesa, ha gettato tutto in aria e si è precipitata urlando in preda alla disperazione verso il luogo del tragico evento credendo che il suo bambino che la aspettava fuori si trovasse lì, come fortunatamente non è successo. Un misto di furia e sconforto in quegli interminabili attimi che resteranno indelebili nella memoria di tanti. Eppure se fossi passato pochissimi secondi prima in via Roma avrei fatto parte della lista dei dispersi dal crollo della palazzina, crollo con il quale molte delle mie speranze e ciò in cui credevo della nostra città è andato a dissolversi. Non pensavo che il peso dell'incompetenza delle persone avrebbe fatto ancora del male a innocenti, come se la storia non abbia insegnato niente. Oppure perché si ricorda solo quello che fa più onore».

Allora questa canzone è nata alle 12.25 di quel giorno?
«Il testo è nato essenzialmente come uno sfogo per tutto quello a cui stavo assistendo, in quegli attimi non pensavo certo sarebbe nata una canzone. E' stata scritta durante il telegiornale in diretta, ho voluto sfogare tutti i miei sentimenti a caldo, nella scrittura, cosi come sono abituato a fare. Lì seduto, sentendomi impotente mentre tanti giovani barlettani scavavano a mani nude con tutta la forza e la determinazione per cercare di salvare quelle povere vite innocenti, fianco a fianco alle forze dell'ordine. Una scena che mi ha fortemente segnato. L'estrazione dei corpi dalle macerie, uno dopo l'altro tra pianti e sospiri. Pensare a come è stato cattivo il destino con la piccola Maria, trovatasi lì per caso. E chiedersi il perché di tutto questo. Non solo tragica fatalità. Chiedersi il perché dell'inutile sacrificio di vite innocenti, recatesi al lavoro come tutti i giorni, lavorare per dare una mano alla famiglia per arrivare in tranquillità a fine mese. Ora sotto le macerie, dove neanche la luce le può baciare. Mentre loro si spaccavano la schiena qualcuno è stato troppo comodo sulla sua poltrona d'oro e ora è lui a dover pagare le sue azioni. La voglia di esprimerci, "ribellarci" a un sistema che ha già ucciso troppe persone ci ha fatto riunire, andare avanti nel progetto di questa canzone per raggiungere i cuori e le menti della gente. Io e Gaetano, migliori amici di sempre, suonavamo già insieme da tantissimo tempo, a noi unito Francesco. Ci ha uniti proprio questa canzone. Partendo da questo testo, un pomeriggio strimpellando ci rendemmo conto che accordandoci con le chitarre la cosa funzionava. E nota dopo nota eccola qui».

Si crede che andando avanti, generazione dopo generazione si diventi sempre più cinici difronte ad eventi come questo, forse perché assistiamo giornalmente a tragedie tanto da essere diventati quasi del tutto insensibili. Eppure da ragazzi giovanissimi è stato scritta questa canzone, a testimonianza che questa tragedia ha toccato nel profondo anche i giovani, giovani comuni che hanno scavato anche a mani nude. Cosa vi fa più male ricordare di quei momenti?
«Quello che ha fatto più male? Vedere l'avvicendarsi di "comandanti" che avrebbero potuto, anzi, dovevano controllare la stabilità dell'edificio per evitare quella catastrofe, sfilavano increduli davanti alle macerie dell'edificio. Increduli, si, come se non sapessero nulla, come se fosse una tragedia non annunciata. Mentre loro dormono sulle loro poltrone la gente muore, per un crudele scherzo del destino secondo loro. Arricchendosi alle spalle di poveri innocenti che hanno rimesso la vita per il cemento di una "mafia" indelebile così come l'ho definito, è semplicemente un dato di fatto. Parole scritte sperando di far riflettere chi lo leggesse, soprattutto chi è colpevole di non prendere con serietà e rigore le proprie responsabilità da cui spesso dipendono inconsapevolmente vite umane, così come si è visto. E' questo l'aspetto che tutti, indiscriminatamente, dovrebbero assolutamente marchiare nella propria mente per averlo come monito per ogni azione. A cominciare proprio da noi giovani, capire che le scegliere le scappatoie più rapire, i lavori improntati all'approssimazione sono a prescindere sbagliati. Prima o poi il conto per aver cercato le facilitazioni viene saldato nella vita. Sempre».

Una provocazione: il lavoro nero ha ucciso cinque donne, almeno così ne hanno parlato i Media. Se l'opinione comune è stata questa dal primo istante, perché il testo non "Trigintane è conforme?
«Questo fattore non deve essere per nulla valutato come conseguenza di tutto ciò che è accaduto. Si sono spese migliaia e migliaia di parole su questo tema; non è stato un errore ma lo si è fatto nel modo sbagliato. Sarebbe stato diverso se ci si fosse limitati a sollevare la problematica e muovere le acque. Invece no, l'importante era fare notizia. Ci si è accaniti con Barletta, pecora nera dell'Italia. In alcuni momenti si è detto che il responsabile di tutto è stato il proprietario del opificio perché non aveva assunto le sue operaie. Una frase davvero senza senso, come tante altre, in aggiunta se si considera che quell'uomo ha perso tragicamente sua figlia in quella circostanza. Non ha perso solo la sua attività, ha perso sua figlia, come se non fosse bastato ha avuto il mondo contro. Si è detto che le sfruttava. Sintomatico è stato l'abbraccio ai funerali tra il datore di lavoro e il marito di una delle vittime al cui pensiero la nostra rabbia cresce inevitabilmente. Non serve spendere altro fiato dietro questa tematica che per rispetto andrebbe messa da parte. Sono morte cinque giovani donne, i loro bambini non hanno più una mamma che li guidi, sperano di rivederle ma non sarà così. Tina stava anche per diventare nonna. Nient'altro da aggiungere».

L'uomo nero, la paura più grande che si è materializzata. Dal momento in cui ci si è resi conto del gravissimo significato del crollo della palazzina si è mosso qualcosa tra le istituzioni. Appena si dissolverà il polverone di polemiche, secondo il vostro punto di vista resterà solo un ricordo?
«Vorremmo essere ottimisti, vorremmo che i controlli alle strutture iniziati nei giorni immediatamente successivi a quel maledetto crollo non si concludessero, vorremmo non siano stati solo per sedare le polemiche. Purtroppo siamo realisti. E' decisamente servito ad aprire gli occhi e nonostante la cittadinanza sia stata colpita nel profondo, i ricordi sono destinati a svanire lentamente e inesorabilmente, generazione dopo generazione trattandosi di gente più lontana sentimentalmente per via del tempo. Sicuramente chi ha vissuto l'evento lo legherà al suo cuore ma nell'avvenire piano piano diventerà un ricordo lontano come lo è per noi il crollo di via Canosa. Sono passati più di cinquantanni, nonostante siano morte decine di persona per, chiamiamoli così, calcoli strutturali sbagliati, il al numero di vittime morte per mesto motivo non è stato posto un freno. Vorremmo non cadesse nel dimenticatoio, e se non dovesse bastare la cronaca di quei momenti possiamo aggiungere la nostra testimonianza, per quanto possa rimanere inascoltata».

Un'ultima domanda. Quando suonate questa canzone cosa vi rende più realizzati?
«Vedere la commozione nei volti di chi ci ascolta. E' la cosa che in assoluto ci ha reso più fieri. Sentiamo di essere riusciti a trasmettere emozioni, questo è lo scopo della nostra musica e siamo riusciti a raggiungerlo mettendoci ogni volta tutta la forza e l'emozione nel ripensare a quei momenti senza mai soffermarci alla musicalità delle note e del testo. Ogni volta pensiamo a loro e la gente lo avverte. Non dimenticheremo mai i le lacrime delle nostre mamme nell'ascoltarci. Abbiamo aperto il concerto natalizio in memoria del crollo al Gos, il riscontro è stato immediato. A metà delle serate cominciavamo a suonare il pezzo, dopo poco siamo stati contattati per mandare il brano in radio. Speriamo che questa canzone non sia destinata al dimenticatoio ma rimanga testimonianza viva nel tempo, testimonianza che avvicini i giovani a comprendere e cercare di cambiare qualcosa di questo mondo che sta perdendo i valori alla base della vita».
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"Solleva questa pietra"

E in un attimo una vita e' andata via lassù
Basta scavare ancora un po' il mio bambino e' quaggiù
I giorni passano e i comandanti dormono
Mentre la gente muore e le loro mamme piangono
Dammi una mano, le vedi queste lacrime?
Cadono sul cemento di una mafia che oramai e' indelebile
E la mia casa ora spiegami dov'è
La mia famiglia non c'è
Non c'è… Non c'è... Non c'è

Solleva questa pietra
Li sotto c'è' il mio bambino
Solleva un'altra pietra, lo sento ancora più vicino
Lo porterò via da qui, da quel brutto uomo nero
Per vedere quant'è bello il sole e per non cadere più in un altro errore…

E in un attimo la mia vita è andata via lassù
Stavo lavorando mentre il peso dell'incompetenza è caduto giù
I giorni passano e tutto ciò sarà un ricordo
Prima di andare via ho sperato nel tuo ritorno
La mia anima è diventata polvere e il mio sangue si è trasformato in lacrime
Ora sono un angelo e sto giocando su nel cielo blu
Mentre ricordo la mia mamma che non rivedrò mai più

E in un attimo una vita è andata via
E in un attimo la mia vita è andata via
Solleva questa pietraaa
Ancora un'altra pietraaa
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