Associazioni
Sit-in in provincia sulla Cementeria, ma solo per pochi
La sensibile denuncia del collettivo Exit sul tema Cementeria esaltata solo dall’informazione. Domina il silenzio politico
Barletta - giovedì 29 settembre 2011
La querelle ambientale Cementeria Buzzi Unicem - Provincia Bat - Comune di Barletta diventa ogni giorno più invisibile come potrebbero esserlo le nano-particelle che vagano, forse incidenti pericolosamente sulla salute dei cittadini barlettani. La recente autorizzazione dell'assessore provinciale all'ambiente avvocato Gennaro Cefola, supportato dal positivo riscontro della VIA (valutazione d'impatto ambientale) che concede ulteriore tonnellaggio di rifiuti combustibili (CDR) e di rifiuti speciali pericolosi alla Cementeria di Barletta, allarma le sigle ambientaliste (Collettivo Exit, volontari Beni Comuni, l'associazione Parcocane, coordinamento No Biomasse e l'associazione Andria Città Sana).
La richiesta della Cementeria Buzzi Unicem di Barletta di aumentare la quantità di rifiuti da bruciare dalle attuali 27.000 tonnellate ad 80.000 non è una improvvisazione di queste ore. L'istruttoria della società cementiera risale all'aprile 2010. Nel settembre dello scorso anno la Buzzi Unicem inoltrò al Comune di Barletta attestazione del corretto adempimento burocratico. L'amministrazione locale si limitò, con debite note, ad inoltrare documentazione alla competente Provincia di allora, quella di Bari, e timidamente espressero parere negativo in via pregiudiziale alla richiesta di incrementare le quantità di rifiuti speciali non pericolosi da utilizzare per il ciclo produttivo del cemento. Evidentemente le formali rimostranze dell'amministrazione locali non hanno sortito effetto e l'autorizzazione della provincia BT è arrivata schietta ma senza l'auspicato tavolo tecnico della parti interessate.
Il sit-in fortemente dimostrativo delle sigle ambientaliste locali rimane, al momento, l'unica istruttoria quanto meno morale su una vicenda che, se non acclarata con la necessaria limpidezza, rischia di infrangere le regole essenziali dell'ambiente. E' appunto il tombale silenzio dei politici ed amministratori locali, provinciali e regionale ad innescare i maggiori timori nella popolazione attenzionata solo dall'orgoglioso e tenace lavoro delle sigle ambientaliste. Il consigliere regionale Mennea invita il sindaco di Barletta ad avviare un confronto pubblico e sgombera il campo dalle critiche all'indirizzo della Regione, terminale di definitive autorizzazioni.
La delocalizzazione dell'imponente impianto - che non si sa più se funge da azienda cementiera o da inceneritore, come da sempre il coordinamento Exit ventila - è l'auspicio di un lontano consiglio comunale di Barletta datato dicembre 2010. Mennea auspica un dibattito pubblico, lo stesso ci riferisce l'assessore all'ambiente di Barletta Carpagnano che auspica un forum. Fatto sta che gli esponenti e i militanti delle sigle ambientaliste che hanno gridato al megafono la propria preoccupazione dinanzi al palazzo della Provincia ad Andria, sono da ritenere l'unico baluardo severo a salvaguardia della salute dei cittadini di Barletta. Un silenzio inspiegabile, che doverosamente va registrato è quello degli altri consiglieri regionali barlettani: Pastore, Caracciolo e del rappresentante del Pdl Giovanni Alfarano.
Il Collettivo Exit chiede che si apra il più ampio fronte sociale che smuova la pigrizia di associazioni, comitati, studenti e semplici cittadini, riconducendoli a quel senso di collettiva responsabilità alla quale non è esente un altro personaggio politico barlettano di rilievo: l'assessore regionale Maria Campese di Rifondazione Comunista, responsabile nazionale delle tematiche ambientali. Il suo partito, ad esempio, conduce una dura battaglia contro la Tav in Valsusa dimenticando troppo spesso le situazioni ambientali locali. Sull'argomento Cementeria Buzzi Unicem di Barletta si vuole conoscere di più.
La richiesta della Cementeria Buzzi Unicem di Barletta di aumentare la quantità di rifiuti da bruciare dalle attuali 27.000 tonnellate ad 80.000 non è una improvvisazione di queste ore. L'istruttoria della società cementiera risale all'aprile 2010. Nel settembre dello scorso anno la Buzzi Unicem inoltrò al Comune di Barletta attestazione del corretto adempimento burocratico. L'amministrazione locale si limitò, con debite note, ad inoltrare documentazione alla competente Provincia di allora, quella di Bari, e timidamente espressero parere negativo in via pregiudiziale alla richiesta di incrementare le quantità di rifiuti speciali non pericolosi da utilizzare per il ciclo produttivo del cemento. Evidentemente le formali rimostranze dell'amministrazione locali non hanno sortito effetto e l'autorizzazione della provincia BT è arrivata schietta ma senza l'auspicato tavolo tecnico della parti interessate.
Il sit-in fortemente dimostrativo delle sigle ambientaliste locali rimane, al momento, l'unica istruttoria quanto meno morale su una vicenda che, se non acclarata con la necessaria limpidezza, rischia di infrangere le regole essenziali dell'ambiente. E' appunto il tombale silenzio dei politici ed amministratori locali, provinciali e regionale ad innescare i maggiori timori nella popolazione attenzionata solo dall'orgoglioso e tenace lavoro delle sigle ambientaliste. Il consigliere regionale Mennea invita il sindaco di Barletta ad avviare un confronto pubblico e sgombera il campo dalle critiche all'indirizzo della Regione, terminale di definitive autorizzazioni.
La delocalizzazione dell'imponente impianto - che non si sa più se funge da azienda cementiera o da inceneritore, come da sempre il coordinamento Exit ventila - è l'auspicio di un lontano consiglio comunale di Barletta datato dicembre 2010. Mennea auspica un dibattito pubblico, lo stesso ci riferisce l'assessore all'ambiente di Barletta Carpagnano che auspica un forum. Fatto sta che gli esponenti e i militanti delle sigle ambientaliste che hanno gridato al megafono la propria preoccupazione dinanzi al palazzo della Provincia ad Andria, sono da ritenere l'unico baluardo severo a salvaguardia della salute dei cittadini di Barletta. Un silenzio inspiegabile, che doverosamente va registrato è quello degli altri consiglieri regionali barlettani: Pastore, Caracciolo e del rappresentante del Pdl Giovanni Alfarano.
Il Collettivo Exit chiede che si apra il più ampio fronte sociale che smuova la pigrizia di associazioni, comitati, studenti e semplici cittadini, riconducendoli a quel senso di collettiva responsabilità alla quale non è esente un altro personaggio politico barlettano di rilievo: l'assessore regionale Maria Campese di Rifondazione Comunista, responsabile nazionale delle tematiche ambientali. Il suo partito, ad esempio, conduce una dura battaglia contro la Tav in Valsusa dimenticando troppo spesso le situazioni ambientali locali. Sull'argomento Cementeria Buzzi Unicem di Barletta si vuole conoscere di più.