Bartolo Tatò Silvestris Ventola
Bartolo Tatò Silvestris Ventola
Politica

Sin dalla mezzanotte scorsa il NO di Bartolo Tatò

«Dico no solo per amore della mia azienda». Scena e retroscena della farsa del Centrodestra. Conciliabolo tra maggiorenti del centro destra

A mezzanotte squilla il cellulare del coordinatore cittadino del PDL Maria Grazia Vitobello. «Sono Bartolo, ciao». «Ciao, dimmi» risponde già sospettosa la rappresentante politica. E l'imprenditore: «Non accetto la vostra proposta, insomma non mi candido, non ci sono i presupposti e tanto meno le risorse finanziarie, ti chiedo di annullare la conferenza stampa di domattina alle 11.00».

Ne segue un conciliabolo tra il principe dell'alimentazione e la rappresentativa cenerentola politica del partito di Berlusconi. Ogni tentativo di convincere Bartolomeo Tatò, insistendo che la scarpetta del Centrodestra sarebbe stata calzabile e che oramai l'incantesimo di lì a pochi istanti, si sarebbe tramutato non più in farsa ma in tragedia, veniva vanificato ancora e con fermezza dall'uomo della provvidenza, il fermo, coriaceo, deciso protagonista di due mesi di altalenanti possibilità. Il sonno prevaleva sul Lord di via Foggia e i cellulari zittivano. Maria Grazia Vitobello non avrebbe annullato la conferenza stampa e le decine di giornalisti convocati -con amore- dall'ufficio comunicazioni di Tatò, sarebbero stati gabbati.

Ma ancora prima, in seconda serata negli uffici di Tatò, un urgente conciliabolo si rendeva necessario perché funeste avvisaglie erano nell'aria pungente, quella meterologica e non politica, Quest'ultima era invece bollente, ustionante sicchè intorno al tavolo di lavoro di Tatò si erano precipitati gli amici più fidati e affidabili: Nardo Binetti ed Ettore Bergamaschi per affinare i contenuti della conferenza stampa. Al tavolo da gioco, ahinoi politico, si presentavano poi il consigliere Regionale Giovanni Alfarano e il consigliere comunale Pino Rizzi. Rinforzavano l'azione di convincimento, ma le perplessità dell'uomo del Monte si ingigantivano ed esplicitate: «L'assoluta mancanza di organizzazione del Centrodestra, l'esito delle Primarie del Centrosinistra che avrebbero potuto distogliere da quella coalizione i socialisti e il presupposto (fondato da cosa?) che il candidato sindaco Carpagnano innervosito dalla saccenteria comunicativa di Maffei, si sarebbe interessato al Centrodestra, era solo un altro incantesimo. Poi l'azione politica dell'UDC che, con la tessitura dell'On. Sanza, sta spostando le attenzioni del partito di Casini in favore del centrodestra di Bisceglie e Trinitapoli, osteggiando, inopinatamente la compagine destrista di Barletta, preferendo il presupposto vincitore Maffei. Altro che ideologie, solo opportunità. E poi i soldi. Ecco la sintesi di Tatò: «qui tutti credevano che io cacciassi i soldi. Si, sono benestante ma non caccio una lira bucata. Una nuova riunione si è poi improvvisata questa mattina attorno alle 10,30 circa quando già stampa e simpatizzanti assiepavano la sala riunioni. Qualche stanza più in là, si intrecciavano le ultime vane disperate persuasioni. Il mediatore Ing. Bergamaschi, Il presidente del "Comitato di lotta Barletta Provincia" avvocato Nicola Di Modugno, di seguito arriva l'Europarlamentare Sergio Silvestris, Il presidente della Provincia Ventola che ha posto il suo incondizionato appoggio e rassicurando le preoccupazioni del portafoglio di Tatò, infilandogli una nota spese molto parca e non impossibile, poi ogni rassicurazione dell'On. Amoruso che avrebbe portato truppe fresche.

L'opera di convincimento si faceva pressante ed insopportabile per il mancato candidato. Di lì a poco anche l'arrivo di Maria Grazia Vitobello e le sue inderogabili insistenze, vieppiù innervosivano Tatò che le ha sciorinato ulteriori difficoltà: «Negli ultimi dieci anni non avete fatto politica propedeutica, né giovanile né femminile, nessuna vera, consistente azione di opposizione, anzi all'interno dilaniata e spaccata e via via altre accuse. La coordinatrice PDL Vitobello non si arrendeva e propinava possibilità e programmi ancora messi in forte discussione da Tatò che ha alterato la voce e redarguito la signora del PDL specie quando quest'ultima ha aperto il quadernuccio delle verità programmatiche della coalizione, completamente ignorate ed osteggiate dal candidato che confermava la sua resa e chiedeva un intervallo non politico ma… fisiologico.

Finiva dopo una pipì la resa di Tatò. I commensali del digiuno politico si sono presentati alla stampa, alcuni con gli occhi lucidi, altri disperati, altri ancora infuriati. Il resto è davvero noia. «Abbandono la mia candidatura per amore di Barletta ma prima per l'amore della mia azienda alla quale ho da dedicare ancora molto. Poi l'amore per i figli e la famiglia». Poi, poi, poi. Ma prima, prima, prima non lo sapeva tutto questo? Incredibile Tatò!

Le previsioni: «Nessuno di noi si è mai sottratto ad una "candidatura di bandiera", e nessuno di noi si sarebbe sottratto a questo dovere qualora Tatò si fosse messo da parte. Noi intendiamo la Politica come spirito di sacrificio e di servizio per cui mi risulta difficile pensare che il centro-destra non avesse altri meritevoli candidati». Così ha dichiarato la Segretaria de "La Destra" Stella Mele, non più di venti ore fa a Barlettalife, ipotizzando la non candidatura di Tatò. Torneranno di moda le candidature di Di Paola, della Vitobello, di Gennaro Rociola, di Dario Damiani?

O prenderà corpo la più delle taciute delle candidature. La più improbabile ma che raccoglierebbe le tesi di rinnovamento da più parti auspicate? Quella dei giovani intraprendenti e capaci e oramai distanti da schieramenti obsoleti e consumati.
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