Politica
Si dimette il segretario del PD di Barletta Franco Caputo
«Non ci sto ai giochetti di piccoli cartelli elettorali che hanno formato la nuova giunta». «Conflitti interni, miseri tatticismi, sfibranti personalismi»
Barletta - venerdì 24 giugno 2011
Franco Caputo abbandona il suo ruolo di segretario cittadino del PD; lo fa con questo documento che pubblichiamo nel quale profonda è la sua amarezza di uomo politico e nel contempo amministratore del partito. Caputo, in questa nota, non si riconosce nell'attuale PD e rimarca alcune delle responsabilità in seno al primo partito della città sottolineando l'assenza del segretario regionale che avrebbe voluto più presente in questi momenti di fermento amministrativo.
E' trascorso esattamente 1 anno dal Congresso (Giugno 2010) in cui fui eletto Segretario del Partito Democratico di Barletta. Un anno che ha consentito al PD di realizzare con successo, fra gli altri, tre obiettivi importanti: la prima Festa Democratica svoltasi in settembre 2010, le Primarie di coalizione dello scorso febbraio 2011 e le recenti Elezioni Amministrative con la rielezione del Sindaco Maffei, e con il PD diventato il primo Partito della Città con oltre 15.000 voti, pari a circa il 27%.
E' stato fatto molto, ma si sarebbe potuto fare molto di più se ci fosse stato maggiore senso di appartenenza, più collegialità ed una autentica condivisione delle scelte politiche. Argomenti che immancabilmente hanno ceduto il passo ad una insanabile contrapposizione e conflittualità spesso legata a personalismi e posizionamenti tattici. A questi limiti non può non aggiungersi la criticità irrisolta del sostegno finanziario del Partito, cosa molto grave anche in rapporto alla massiccia presenza di propri rappresentanti nei vari livelli istituzionali (assessori e consiglieri comunali, consiglieri regionali, sindaco, dirigenti, ecc.). Un problema che di fatto ha reso impossibile il conseguimento di ulteriori obiettivi ed ha fortemente limitato la realizzazione di iniziative politiche oltre alle più elementari attività di comunicazione.
Accettai la designazione all'incarico di Segretario ponendo un'unica condizione: poter agire senza condizionamenti "di parte" al fine di valorizzare il mio impegno politico, libero da vincoli e da legami di appartenenze a gruppi o correnti, allo scopo di agire nell'esclusivo interesse del Partito in quanto "soggetto plurale". Questa caratteristica, che per la gente comune può essere un pregio, diventa una grave minaccia per chi pensa che debbano avere la meglio taluni soggetti che esercitano ruoli condizionanti degli "equilibri politici"; quelle malsane èlite quasi sempre impegnate a pianificare le varie scadenze elettorali o ad occupare posizioni utili per la mera gestione del potere e del sottogoverno. Nei desiderata di questi quindi non il Segretario del Partito, bensì un "Segretario telecomandabile" al soldo di gruppi di comando capaci di determinare maggioranze e minoranze in relazione a specifici obiettivi, non certo per autentica e chiara progettualità politica.
Da tale impostazione culturale è scaturita, nei confronti di chi ha la rappresentanza del Partito, una forma di fiducia a "corrente alternata" non certo legata ad oggettive questioni politiche, bensì a conflitti interni, miseri tatticismi e sfibranti personalismi che sviliscono il valore politico del confronto e ledono la dignità delle persone.
Personalmente ho sempre inteso la politica come qualcosa di diverso, come occasione di confronto democratico di idee e di proposte, teso alla ricerca di soluzioni collettive che non possono e non devono prescindere da alcune priorità irrinunciabili: rispetto delle persone, delle regole e dei ruoli.
Accolsi, confesso con un pizzico di amarezza, all'esito della mia elezione a Segretario, quello che fu il primo "atto politico" proposto formalmente dall'allora minoranza del Partito (non so cos'è ora…!): la risoluzione della mia causa di incompatibilità tra la carica di Vice Sindaco e quella di Segretario Politico. Mi dimisi pochi giorni dopo dalla carica di Vice Sindaco auspicando che la mia scelta potesse dare il segno tangibile del rispetto delle regole del Partito. Una sete di "rigore" che successivamente non ha trovato pari applicazione per fatti politici e comportamenti ben più gravi, consumati nella totale e deprimente indifferenza e complicità dei più, che vedevano protagonisti proprio i "fondamentalisti" della prima ora.
Infine, sulle le questioni che vedono impegnato in questi giorni il Partito (formazione della nuova Giunta ed altri assetti gestionali) si assiste alla riproposizione di vecchi rituali incentrati sui giochetti di piccoli "cartelli elettorali", ristrette èlite di "eletti" e "primi dei non eletti", alle prese con sfibranti ricerche di pseudo equilibri politici. Una modalità che di fatto rende vana, se non avvilente, la funzione propria del Partito. Il segno evidente della valenza puramente formale se non oltraggiosa che viene assegnata agli organismi politici (Segreteria e Direttivo) ed alle persone che ne fanno parte, considerate, nella migliore delle ipotesi, semplici "figuranti". Un grave torto morale per tutti gli iscritti ma anche per i nostri elettori.
Questo insieme di situazioni non coincidono con la mia idea del PD, quel Partito che voleva dirsi "nuovo" capace cioè di innovare e cambiare la politica anche nelle modalità oltre che nei contenuti. Un Partito in cui ho creduto ed ho contribuito a fondare, insieme a tanti altri, provenendo da una lunga e dignitosa militanza nei Democratici di Sinistra.
Non voglio sottrarmi ad alcuna responsabilità personale né voglio disconoscere alcuni errori che posso aver commesso, benché in assoluta buona fede. Ritengo tuttavia oggettivamente compromesso il rapporto di fiducia, oltre al venir meno di alcuni presupposti fondanti del mio mandato. Per queste ragioni, con molto dolore ma senza risentimento alcuno, ho maturato la decisione di dimettermi da Segretario anche per preservare, senza alcuna superbia, la mia coerenza, la dignità e la stima per me stesso. La mia concezione della politica continua ad essere quella di un impegno puro e trasparente al servizio della mia comunità, senza sudditanza alcuna verso lobby o protettorati di vario genere, locali o regionali, che spesso pervadono il Partito al solo scopo di condizionarne le scelte e per trarne vantaggi di tipo personale.
Voglio ancora concedermi la possibilità di sognare perché sono tuttora convinto della positiva forza dirompente della politica. Una politica diversa fatta con il cuore, con sana passione e spirito collettivo capace di favorire i grandi cambiamenti che la società attende. Per tendere a questo è necessario ogni tanto assumere comportamenti esemplari e credibili mettendo in conto anche qualche rischio. Bisogna avere la forza ed il coraggio di "pensionare" dannose prassi e vecchie liturgie di una certa politica che ostacolano il cambiamento, mortificano ed impediscono la partecipazione e non permettono di liberare energie nuove. E' anche questo il senso della mia scelta.
Infine, nell'augurare buon lavoro per il bene del Partito, colgo l'occasione per esprimere piena e sincera gratitudine a quanti sono stati concretamente collaborativi nell'attività politica del Partito, al Segretario Regionale che avrei voluto più presente, al Segretario Provinciale per la sua disponibilità ed a tutti coloro che, pur con un semplice sguardo o con un sorriso, hanno manifestato solidarietà, condivisione ed un pizzico di fiducia nei miei riguardi.
Franco Caputo
E' trascorso esattamente 1 anno dal Congresso (Giugno 2010) in cui fui eletto Segretario del Partito Democratico di Barletta. Un anno che ha consentito al PD di realizzare con successo, fra gli altri, tre obiettivi importanti: la prima Festa Democratica svoltasi in settembre 2010, le Primarie di coalizione dello scorso febbraio 2011 e le recenti Elezioni Amministrative con la rielezione del Sindaco Maffei, e con il PD diventato il primo Partito della Città con oltre 15.000 voti, pari a circa il 27%.
E' stato fatto molto, ma si sarebbe potuto fare molto di più se ci fosse stato maggiore senso di appartenenza, più collegialità ed una autentica condivisione delle scelte politiche. Argomenti che immancabilmente hanno ceduto il passo ad una insanabile contrapposizione e conflittualità spesso legata a personalismi e posizionamenti tattici. A questi limiti non può non aggiungersi la criticità irrisolta del sostegno finanziario del Partito, cosa molto grave anche in rapporto alla massiccia presenza di propri rappresentanti nei vari livelli istituzionali (assessori e consiglieri comunali, consiglieri regionali, sindaco, dirigenti, ecc.). Un problema che di fatto ha reso impossibile il conseguimento di ulteriori obiettivi ed ha fortemente limitato la realizzazione di iniziative politiche oltre alle più elementari attività di comunicazione.
Accettai la designazione all'incarico di Segretario ponendo un'unica condizione: poter agire senza condizionamenti "di parte" al fine di valorizzare il mio impegno politico, libero da vincoli e da legami di appartenenze a gruppi o correnti, allo scopo di agire nell'esclusivo interesse del Partito in quanto "soggetto plurale". Questa caratteristica, che per la gente comune può essere un pregio, diventa una grave minaccia per chi pensa che debbano avere la meglio taluni soggetti che esercitano ruoli condizionanti degli "equilibri politici"; quelle malsane èlite quasi sempre impegnate a pianificare le varie scadenze elettorali o ad occupare posizioni utili per la mera gestione del potere e del sottogoverno. Nei desiderata di questi quindi non il Segretario del Partito, bensì un "Segretario telecomandabile" al soldo di gruppi di comando capaci di determinare maggioranze e minoranze in relazione a specifici obiettivi, non certo per autentica e chiara progettualità politica.
Da tale impostazione culturale è scaturita, nei confronti di chi ha la rappresentanza del Partito, una forma di fiducia a "corrente alternata" non certo legata ad oggettive questioni politiche, bensì a conflitti interni, miseri tatticismi e sfibranti personalismi che sviliscono il valore politico del confronto e ledono la dignità delle persone.
Personalmente ho sempre inteso la politica come qualcosa di diverso, come occasione di confronto democratico di idee e di proposte, teso alla ricerca di soluzioni collettive che non possono e non devono prescindere da alcune priorità irrinunciabili: rispetto delle persone, delle regole e dei ruoli.
Accolsi, confesso con un pizzico di amarezza, all'esito della mia elezione a Segretario, quello che fu il primo "atto politico" proposto formalmente dall'allora minoranza del Partito (non so cos'è ora…!): la risoluzione della mia causa di incompatibilità tra la carica di Vice Sindaco e quella di Segretario Politico. Mi dimisi pochi giorni dopo dalla carica di Vice Sindaco auspicando che la mia scelta potesse dare il segno tangibile del rispetto delle regole del Partito. Una sete di "rigore" che successivamente non ha trovato pari applicazione per fatti politici e comportamenti ben più gravi, consumati nella totale e deprimente indifferenza e complicità dei più, che vedevano protagonisti proprio i "fondamentalisti" della prima ora.
Infine, sulle le questioni che vedono impegnato in questi giorni il Partito (formazione della nuova Giunta ed altri assetti gestionali) si assiste alla riproposizione di vecchi rituali incentrati sui giochetti di piccoli "cartelli elettorali", ristrette èlite di "eletti" e "primi dei non eletti", alle prese con sfibranti ricerche di pseudo equilibri politici. Una modalità che di fatto rende vana, se non avvilente, la funzione propria del Partito. Il segno evidente della valenza puramente formale se non oltraggiosa che viene assegnata agli organismi politici (Segreteria e Direttivo) ed alle persone che ne fanno parte, considerate, nella migliore delle ipotesi, semplici "figuranti". Un grave torto morale per tutti gli iscritti ma anche per i nostri elettori.
Questo insieme di situazioni non coincidono con la mia idea del PD, quel Partito che voleva dirsi "nuovo" capace cioè di innovare e cambiare la politica anche nelle modalità oltre che nei contenuti. Un Partito in cui ho creduto ed ho contribuito a fondare, insieme a tanti altri, provenendo da una lunga e dignitosa militanza nei Democratici di Sinistra.
Non voglio sottrarmi ad alcuna responsabilità personale né voglio disconoscere alcuni errori che posso aver commesso, benché in assoluta buona fede. Ritengo tuttavia oggettivamente compromesso il rapporto di fiducia, oltre al venir meno di alcuni presupposti fondanti del mio mandato. Per queste ragioni, con molto dolore ma senza risentimento alcuno, ho maturato la decisione di dimettermi da Segretario anche per preservare, senza alcuna superbia, la mia coerenza, la dignità e la stima per me stesso. La mia concezione della politica continua ad essere quella di un impegno puro e trasparente al servizio della mia comunità, senza sudditanza alcuna verso lobby o protettorati di vario genere, locali o regionali, che spesso pervadono il Partito al solo scopo di condizionarne le scelte e per trarne vantaggi di tipo personale.
Voglio ancora concedermi la possibilità di sognare perché sono tuttora convinto della positiva forza dirompente della politica. Una politica diversa fatta con il cuore, con sana passione e spirito collettivo capace di favorire i grandi cambiamenti che la società attende. Per tendere a questo è necessario ogni tanto assumere comportamenti esemplari e credibili mettendo in conto anche qualche rischio. Bisogna avere la forza ed il coraggio di "pensionare" dannose prassi e vecchie liturgie di una certa politica che ostacolano il cambiamento, mortificano ed impediscono la partecipazione e non permettono di liberare energie nuove. E' anche questo il senso della mia scelta.
Infine, nell'augurare buon lavoro per il bene del Partito, colgo l'occasione per esprimere piena e sincera gratitudine a quanti sono stati concretamente collaborativi nell'attività politica del Partito, al Segretario Regionale che avrei voluto più presente, al Segretario Provinciale per la sua disponibilità ed a tutti coloro che, pur con un semplice sguardo o con un sorriso, hanno manifestato solidarietà, condivisione ed un pizzico di fiducia nei miei riguardi.
Franco Caputo