Cronaca
Sequestrato depuratore di Andria, Ciappetta Camaggio sotto l'occhio della Procura
Reflui, fango e acque non depurate nel mare di Barletta. 14 indagati
BAT - giovedì 10 ottobre 2013
12.59
Nel pomeriggio odierno, in esecuzione di decreto emesso dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Trani dott. Antonio Savasta, i militari del Nucleo di polizia giudiziaria della Capitaneria di porto – Guardia costiera di Bari e del Comando Gruppo Guardia di finanza di Barletta hanno sottoposto a sequestro probatorio l'impianto di depurazione della città di Andria, sito in località "Gorgoruotolo".
Il provvedimento autorizza la facoltà d'uso dell'impianto, affidato in custodia giudiziaria ad un dirigente dell'Acquedotto pugliese S.p.A., esclusivamente ai fini dell'accertamento degli agenti di contaminazione chimica e batteriologica lungo l'intero percorso delle acque reflue le quali, in uscita dal depuratore, sono convogliate nel canale "Ciappetta Camaggio" dal quale poi vengono scaricate (quale corpo recettore finale) nel mare Adriatico, nei pressi della città di Barletta.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani (Dott. Antonio Savasta), sono state svolte da militari specializzati del Nucleo di polizia giudiziaria della Capitaneria di porto – Guardia costiera di Bari e si sono avvalse delle risultanze tecniche emerse dal lavoro svolto dai consulenti nominati dalla stessa Procura.
La corposa ed articolata attività investigativa ha consentito di accertare l'attuale e persistente stato di degrado degli impianti che, a causa di gravissime condizioni manutentive e precarietà nella conduzione, risultano funzionanti in pessime condizioni ed inidonei all'espletamento dei cicli di depurazione. Pertanto i reflui, frammisti a fango, sono sversati, unitamente ad acque non depurate. E' stata verificata l'esecuzione di opere manutentive dell'ultimo momento tese a creare un'apparenza di funzionamento, sia pur momentaneo, dell'impianto, nonché gravi e colpevoli ritardi nello svolgimento delle operazioni di collaudo tecnico-amministrativo.
Inoltre, le risultanze delle analisi (eseguite dall'Istituto zooprofilattico di Putignano) dei campioni di acque reflue prelevati nello scorso mese di settembre, hanno permesso di riscontrare la presenza di geni propri del batterio Escherichia Coli – VTEC del sierogruppo 26, ritenuto responsabile della "sindrome emolitico uremica", infezione che, durante la trascorsa stagione estiva, ha colpito sia bambini che adulti.
Complessivamente, risultano indagate 14 persone. Tra di esse, due legali rappresentanti e due funzionari dell'Acquedotto pugliese S.p.A. (soggetto gestore), l'amministratore unico della Pura depurazione S.r.l. (soggetto deputato alla conduzione), due amministratori della società privata incaricata di eseguire i lavori di adeguamento dell'impianto di depurazione, il presidente e due componenti della Commissione di collaudo, un dirigente della Regione Puglia, il Presidente e due funzionari dell'Autorità idrica pugliese.
I reati contestati attengono a: 1) gravi illeciti di natura ambientale, quali il getto pericoloso di cose, il deturpamento di bellezze naturali, il superamento dei valori tabellari nello scarico in acque superficiali, il deposito e trattamento (in assenza di autorizzazione) dei fanghi prodotti dall'impianto di depurazione, l'emissione in atmosfera (in assenza di autorizzazione) di gas maleodoranti; 2) reati contro la pubblica amministrazione, quali l'omissione di atti d'ufficio, l'interruzione di un servizio di pubblica necessità, la frode e l'inadempimento di contratti nelle pubbliche forniture; c) violazioni delle norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro).
Il provvedimento autorizza la facoltà d'uso dell'impianto, affidato in custodia giudiziaria ad un dirigente dell'Acquedotto pugliese S.p.A., esclusivamente ai fini dell'accertamento degli agenti di contaminazione chimica e batteriologica lungo l'intero percorso delle acque reflue le quali, in uscita dal depuratore, sono convogliate nel canale "Ciappetta Camaggio" dal quale poi vengono scaricate (quale corpo recettore finale) nel mare Adriatico, nei pressi della città di Barletta.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani (Dott. Antonio Savasta), sono state svolte da militari specializzati del Nucleo di polizia giudiziaria della Capitaneria di porto – Guardia costiera di Bari e si sono avvalse delle risultanze tecniche emerse dal lavoro svolto dai consulenti nominati dalla stessa Procura.
La corposa ed articolata attività investigativa ha consentito di accertare l'attuale e persistente stato di degrado degli impianti che, a causa di gravissime condizioni manutentive e precarietà nella conduzione, risultano funzionanti in pessime condizioni ed inidonei all'espletamento dei cicli di depurazione. Pertanto i reflui, frammisti a fango, sono sversati, unitamente ad acque non depurate. E' stata verificata l'esecuzione di opere manutentive dell'ultimo momento tese a creare un'apparenza di funzionamento, sia pur momentaneo, dell'impianto, nonché gravi e colpevoli ritardi nello svolgimento delle operazioni di collaudo tecnico-amministrativo.
Inoltre, le risultanze delle analisi (eseguite dall'Istituto zooprofilattico di Putignano) dei campioni di acque reflue prelevati nello scorso mese di settembre, hanno permesso di riscontrare la presenza di geni propri del batterio Escherichia Coli – VTEC del sierogruppo 26, ritenuto responsabile della "sindrome emolitico uremica", infezione che, durante la trascorsa stagione estiva, ha colpito sia bambini che adulti.
Complessivamente, risultano indagate 14 persone. Tra di esse, due legali rappresentanti e due funzionari dell'Acquedotto pugliese S.p.A. (soggetto gestore), l'amministratore unico della Pura depurazione S.r.l. (soggetto deputato alla conduzione), due amministratori della società privata incaricata di eseguire i lavori di adeguamento dell'impianto di depurazione, il presidente e due componenti della Commissione di collaudo, un dirigente della Regione Puglia, il Presidente e due funzionari dell'Autorità idrica pugliese.
I reati contestati attengono a: 1) gravi illeciti di natura ambientale, quali il getto pericoloso di cose, il deturpamento di bellezze naturali, il superamento dei valori tabellari nello scarico in acque superficiali, il deposito e trattamento (in assenza di autorizzazione) dei fanghi prodotti dall'impianto di depurazione, l'emissione in atmosfera (in assenza di autorizzazione) di gas maleodoranti; 2) reati contro la pubblica amministrazione, quali l'omissione di atti d'ufficio, l'interruzione di un servizio di pubblica necessità, la frode e l'inadempimento di contratti nelle pubbliche forniture; c) violazioni delle norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro).