Cronaca
Sequestrati 12 milioni di euro di finanziamenti pubblici
Tre società baresi avrebbero costruito impianti turistici anche nella Bat. Le accuse sono truffa aggravata e falso ideologico
BAT - mercoledì 25 gennaio 2012
15.05
In esecuzione di un provvedimento emesso dall'Ufficio del Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari hanno effettuato, nella mattinata di oggi, un sequestro preventivo di quasi 12 milioni di euro relativo a finanziamenti pubblici concessi ai sensi della legge 488/1992 nei confronti delle società baresi beneficiarie FUTURA BARI s.r.l. CASTELLANETA DOMUS s.r.l. (entrambe oggi TECNODELTA COSTRUZIONI s.p.a.), IMMOBILIARE BRINDISI PARADISO s.r.l. (oggi VILLAGGIO DEI TURCHESI s.r.l.) riconducibili ad un medesimo gruppo imprenditoriale, esercenti diverse attività nel settore turistico-alberghiero e industriale.
Gli amministratori delle numerose imprese coinvolte nel sistema illecito si sono resi responsabili di truffa aggravata a danni dello Stato e falso ideologico.
L'inchiesta è stata avviata nel 2008, finalizzata al controllo di soggetti beneficiari di provvidenze pubbliche per il sostegno all'attività imprenditoriale. Gli aiuti si sono sostanziati nella concessione di contributi a fondo perduto da parte del Ministero dello Sviluppo Economico per un totale di circa 23 milioni di euro (di cui 12 milioni oggetto della odierna misura cautelare), a varie società riconducibili ad un importante gruppo imprenditoriale barese per la realizzazione di nuove strutture turistico-alberghiero, industriali e per la ristrutturazione di un centro medico-sportivo, ubicati nelle provincie di Bari, Taranto e Bat.
Le complesse investigazioni, svolte da struttura specializzata della Guardia di Finanza, consistite nell'esame di copiosa documentazione bancaria, contabile ed extracontabile, escussione a sommarie informazioni di numerosi soggetti e nell'esecuzione di decine di controlli incrociati presso enti pubblici, società del "gruppo" ed imprese fornitrici, hanno consentito di rilevare innumerevoli irregolarità e gravi violazioni dei requisiti fissati per la concessione dei contributi dal Ministero dello Sviluppo Economico; in particolare:
Con riferimento a tale ultimo aspetto, le indagini hanno permesso di disvelare una fitta ed intricata rete di movimentazioni bancarie attivate dagli amministratori di 15 società "satellite" attraverso un'abile opera di trasferimento di fondi all'interno del medesimo circuito societario, al solo fine di prospettare una situazione patrimoniale delle imprese percettrici dei finanziamenti diversa da quella reale.
La Procura della Repubblica di Bari promuoverà appello al Tribunale del Riesame per i contributi già erogati (pari ad ulteriori 11 milioni di euro) e per i quali il G.I.P. di Bari ha rigettato, in prima istanza, la richiesta di sequestro ritenendo prescritte le ipotesi di reato, in quanto ad avviso dell'ufficio requirente, nel caso di specie, la erogazione dei finanziamenti pubblici è stata rateizzata nel tempo, dando luogo ad un reato a "consumazione prolungata" che si consuma con l'ultimo rateo che non è stato ancora percepito; principio riconosciuto dalla Suprema Corte di Cassazione ed in casi recenti (sequestro preventivo emesso nei confronti di Luigi Farace) dallo stesso ufficio G.I.P.
Gli amministratori delle numerose imprese coinvolte nel sistema illecito si sono resi responsabili di truffa aggravata a danni dello Stato e falso ideologico.
L'inchiesta è stata avviata nel 2008, finalizzata al controllo di soggetti beneficiari di provvidenze pubbliche per il sostegno all'attività imprenditoriale. Gli aiuti si sono sostanziati nella concessione di contributi a fondo perduto da parte del Ministero dello Sviluppo Economico per un totale di circa 23 milioni di euro (di cui 12 milioni oggetto della odierna misura cautelare), a varie società riconducibili ad un importante gruppo imprenditoriale barese per la realizzazione di nuove strutture turistico-alberghiero, industriali e per la ristrutturazione di un centro medico-sportivo, ubicati nelle provincie di Bari, Taranto e Bat.
Le complesse investigazioni, svolte da struttura specializzata della Guardia di Finanza, consistite nell'esame di copiosa documentazione bancaria, contabile ed extracontabile, escussione a sommarie informazioni di numerosi soggetti e nell'esecuzione di decine di controlli incrociati presso enti pubblici, società del "gruppo" ed imprese fornitrici, hanno consentito di rilevare innumerevoli irregolarità e gravi violazioni dei requisiti fissati per la concessione dei contributi dal Ministero dello Sviluppo Economico; in particolare:
- la presentazione di documentazione ideologicamente falsa attestante la disponibilità dei suoli e il rispetto dei vincoli edilizi, urbanistici e di destinazione d'uso, sui quali realizzare gli investimenti produttivi cofinanziati dallo Stato;
- simulati apporti di capitale proprio nei vari progetti d'investimento per almeno 40 milioni di euro, documentati al Ministero al solo fine di poter ottenere gli acconti dei finanziamenti concessi.
Con riferimento a tale ultimo aspetto, le indagini hanno permesso di disvelare una fitta ed intricata rete di movimentazioni bancarie attivate dagli amministratori di 15 società "satellite" attraverso un'abile opera di trasferimento di fondi all'interno del medesimo circuito societario, al solo fine di prospettare una situazione patrimoniale delle imprese percettrici dei finanziamenti diversa da quella reale.
La Procura della Repubblica di Bari promuoverà appello al Tribunale del Riesame per i contributi già erogati (pari ad ulteriori 11 milioni di euro) e per i quali il G.I.P. di Bari ha rigettato, in prima istanza, la richiesta di sequestro ritenendo prescritte le ipotesi di reato, in quanto ad avviso dell'ufficio requirente, nel caso di specie, la erogazione dei finanziamenti pubblici è stata rateizzata nel tempo, dando luogo ad un reato a "consumazione prolungata" che si consuma con l'ultimo rateo che non è stato ancora percepito; principio riconosciuto dalla Suprema Corte di Cassazione ed in casi recenti (sequestro preventivo emesso nei confronti di Luigi Farace) dallo stesso ufficio G.I.P.