Attualità
Secondo monitoraggio ambientale, Timac: «Nessuna responsabilità nella contaminazione della falda»
Questa mattina conferenza stampa presso l'azienda di via Trani
Barletta - venerdì 26 maggio 2023
13.44
«I dati del secondo monitoraggio ambientale dimostrano come non vi sia alcuna responsabilità di Timac nella contaminazione della falda». Le parole del legale dell'azienda, l'Avv. Francesco Salvi racchiudono il senso della conferenza stampa convocata dai responsabili dello stabilimento per chiarire la propria posizione in seguito alla diffusione dei dati del secondo monitoraggio della falda della zona industriale di Barletta.
Secondo Timac, da questo studio emerge inequivocabilmente la presenza di sorgenti di inquinamento dell'area industriale ubicate a monte idrogeologico rispetto a via Trani. Sempre secondo l'azienda, lo studio conferma, quindi, quanto sostenuto fin dal primo momento da Timac Agro, attraverso le ricerche svolte autonomamente dai nostri esperti. In particolare, lo studio ha dimostrato che sono presenti sorgenti della contaminazione da metalli pesanti (arsenico, cromo esavalente, nichel, selenio, tallio) e da fluoruri, nitriti, solfati e composti organoalogenati che arrivano dall'entroterra, aldilà di via Trani, al di fuori dell'area dello stabilimento Timac. Nello specifico, in merito al Cromo VI, lo studio mostra come l'area impattata si sviluppi dai piezometri PN17b e PN15, posti a monte idrogeologico rispetto allo stabilimento Timac, fino ai piezometri PZ1 e PZ6 che rappresentano le acque in entrata allo stesso stabilimento Timac. Per quanto riguarda invece l'Arsenico, l'indagine mostra che la concentrazione massima misurata è in corrispondenza del piezometro PN17b, anch'esso ubicato a monte dello stabilimento Timac. Il flusso di falda giunge, dunque, a via Trani inquinato fino a quando non incontra il nostro sistema di messa in sicurezza ambientale, richiesto dagli enti locali e implementato da Timac a partire dal 2021, che intercetta le acque di falda a valle dello stabilimento per poi trattarle e re-iniettarle a monte dello stesso (lungo Via Trani).
«Non possiamo dimenticare - sottolineano i dirigenti dell'azienda - che lo stabilimento ha sfiorato la chiusura definitiva con il sequestro imposto sulla base di dati parziali e incompleti e che solo la caparbietà dei vertici aziendali e dei nostri consulenti ha consentito di evitare. Oggi esprimiamo soddisfazione constatando che anche questa volta quanto sempre dichiarato e sostenuto da Timac trova pieno riscontro negli esiti di questo secondo monitoraggio. Si tratta di dati che, come recentemente dichiarato in commissione ambiente di regione Puglia, sono esaustivi e non necessitano di ulteriori campagne di monitoraggio, ma noi e tutta la città abbiamo dovuto attendere quasi tre anni da quando è stato eseguito il campionamento perché fossero resi pubblici».
Presente, in conferenza stampa anche il sindaco di Barletta, Cosimo Cannito: «Ribadisco - afferma il primo cittadino - la volontà di individuare l'assassino che inquina l'ambiente. Con sinergia istituzionale stiamo lavorando per raggiungere questo risultato e lo stiamo facendo anche con la collaborazione delle aziende che danno la loro disponibilità a sottoporsi a controlli al fine di risalire a cause e responsabilità della contaminazione. A tal proposito, attendiamo ulteriori dettagli scientifici dalla caratterizzazione della Buzzi Unicem che arriverà a breve così come attendiamo di procedere ad un'analisi metodologica e scientifica per verificare la presenza di metalli pesanti nelle acque. Ad ora, i piezometri presenti a monte del mare e a valle della Timac ci hanno dato buone indicazioni».
Presenti anche i rappresentanti delle associazioni. «Devo dare atto alla Timac - afferma il presidente del comitato Operazione Aria Pulita Bat, Michele Cianci - di essersi impegnata a dare delle spiegazioni. Serve però ora comprendere la presenza dei composti cloruratici in mare e sulle spiagge. Serve farlo immediatamente prima della stagione balenare. Da oggi in avanti - rimarca il presidente di Legambiente Barletta - mi auguro che possa essere istituito un tavolo permamente per dare la possibilità alle associzioni di esprimere il proprio parere».
Secondo Timac, da questo studio emerge inequivocabilmente la presenza di sorgenti di inquinamento dell'area industriale ubicate a monte idrogeologico rispetto a via Trani. Sempre secondo l'azienda, lo studio conferma, quindi, quanto sostenuto fin dal primo momento da Timac Agro, attraverso le ricerche svolte autonomamente dai nostri esperti. In particolare, lo studio ha dimostrato che sono presenti sorgenti della contaminazione da metalli pesanti (arsenico, cromo esavalente, nichel, selenio, tallio) e da fluoruri, nitriti, solfati e composti organoalogenati che arrivano dall'entroterra, aldilà di via Trani, al di fuori dell'area dello stabilimento Timac. Nello specifico, in merito al Cromo VI, lo studio mostra come l'area impattata si sviluppi dai piezometri PN17b e PN15, posti a monte idrogeologico rispetto allo stabilimento Timac, fino ai piezometri PZ1 e PZ6 che rappresentano le acque in entrata allo stesso stabilimento Timac. Per quanto riguarda invece l'Arsenico, l'indagine mostra che la concentrazione massima misurata è in corrispondenza del piezometro PN17b, anch'esso ubicato a monte dello stabilimento Timac. Il flusso di falda giunge, dunque, a via Trani inquinato fino a quando non incontra il nostro sistema di messa in sicurezza ambientale, richiesto dagli enti locali e implementato da Timac a partire dal 2021, che intercetta le acque di falda a valle dello stabilimento per poi trattarle e re-iniettarle a monte dello stesso (lungo Via Trani).
«Non possiamo dimenticare - sottolineano i dirigenti dell'azienda - che lo stabilimento ha sfiorato la chiusura definitiva con il sequestro imposto sulla base di dati parziali e incompleti e che solo la caparbietà dei vertici aziendali e dei nostri consulenti ha consentito di evitare. Oggi esprimiamo soddisfazione constatando che anche questa volta quanto sempre dichiarato e sostenuto da Timac trova pieno riscontro negli esiti di questo secondo monitoraggio. Si tratta di dati che, come recentemente dichiarato in commissione ambiente di regione Puglia, sono esaustivi e non necessitano di ulteriori campagne di monitoraggio, ma noi e tutta la città abbiamo dovuto attendere quasi tre anni da quando è stato eseguito il campionamento perché fossero resi pubblici».
Presente, in conferenza stampa anche il sindaco di Barletta, Cosimo Cannito: «Ribadisco - afferma il primo cittadino - la volontà di individuare l'assassino che inquina l'ambiente. Con sinergia istituzionale stiamo lavorando per raggiungere questo risultato e lo stiamo facendo anche con la collaborazione delle aziende che danno la loro disponibilità a sottoporsi a controlli al fine di risalire a cause e responsabilità della contaminazione. A tal proposito, attendiamo ulteriori dettagli scientifici dalla caratterizzazione della Buzzi Unicem che arriverà a breve così come attendiamo di procedere ad un'analisi metodologica e scientifica per verificare la presenza di metalli pesanti nelle acque. Ad ora, i piezometri presenti a monte del mare e a valle della Timac ci hanno dato buone indicazioni».
Presenti anche i rappresentanti delle associazioni. «Devo dare atto alla Timac - afferma il presidente del comitato Operazione Aria Pulita Bat, Michele Cianci - di essersi impegnata a dare delle spiegazioni. Serve però ora comprendere la presenza dei composti cloruratici in mare e sulle spiagge. Serve farlo immediatamente prima della stagione balenare. Da oggi in avanti - rimarca il presidente di Legambiente Barletta - mi auguro che possa essere istituito un tavolo permamente per dare la possibilità alle associzioni di esprimere il proprio parere».