Politica
Scontro nel PSI in vista del ballottaggio
Cannito: «Intollerabile l'intervento di Mastroleo e Formica sulle vicende di Barletta». Il presidente pugliese del partito spinge per l'appoggio a Cascella
Barletta - venerdì 7 giugno 2013
01.00
E' scontro all'interno del PSI pugliese, per il mancato appoggio di Cannito a Cascella. A levarsi contro la scelta dell'equidistanza da centrodestra e centrosinistra, è Gianvito Mastroleo, presidente della Fondazione Di Vagno e presidente regionale del PSI. «E' certamente difficile per me conoscere le ragioni che hanno determinato a Barletta la recente rottura tra PSI e PD, i due partiti storici della sinistra - ha affermato Mastroleo - Anche se non mi sfugge che spegnere gli incendi sia molto più difficile (e occorre molto più tempo) che provocarli. E tuttavia quando si è alla stretta finale, di fronte all'interesse generale è necessario da parte di tutti senso di responsabilità e spirito di sacrificio».
«Autonomia non è sinonimo di anarchia - ha aggiunto - e che chiunque tuttora si richiami ai valori del Socialismo e della sinistra del nostro paese, a prescindere dalle forme organizzate della politica con quelli spesso incongrui, di fronte al ballottaggio non debba avere dubbi nel votare il candidato Pasquale Cascella, espresso da una coalizione ampia di centrosinistra. Lo richiede l'etica della responsabilità politica dei socialisti, e non solo loro, e l'indiscusso suo prestigio personale - continua - La sinistra di Barletta, di cui i socialisti sono stati spesso protagonisti, ha una lunga storia di battaglie comuni che non possono e non debbono essere sacrificate per contrapposizioni assai spesso personalistiche che poco o nulla hanno a che fare con le aspettative reali del mondo del lavoro e dei meno favoriti che tocca alla sinistra tutelare: un patrimonio, dunque, che tocca a tutti saper preservare». «Sono convinto - conclude Mastroleo - che in queste ultime ore utili i dirigenti socialisti di Barletta, tutti con prestigio personale e lunga storia politica, riusciranno a superare i contrasti, per quanto aspri, e finanche eventuali torti subiti, e compiranno quel dovere politico che consentirà di assicurare alla storica loro Città un governo moderno, progressista e di rottura con le più recenti esperienze, che per quanto mi riguarda, ho appreso solo dai giornali».
A questa voce, si aggiunge quella di Rino Formica, storico dirigente del PSI, nella "Prima Repubblica": «Desidero che sia nota la mia dissociazione" rispetto a una scelta definita "stolta"».
La risposta di Cannito non si è fatta attendere: «E' intollerabile l'intervento a gamba tesa di Mastroleo e Formica sulle vicende di Barletta e ancor meno lo è il tono di quell'intervento. Dov'erano i due quando il Pd ha negato la possibilità di fare le primarie e, di fatto, ha spaccato il centro sinistra? Noi "anarchici" eravamo qui a difendere i principi democratici, loro chissà. Da quale "Olimpo" discende la presunta correttezza e superiorità del loro pensiero rispetto a quello che, democraticamente, ho condiviso con la coalizione che mi ha sostenuto? Io non riconosco né a loro né a Pasquale Cascella, alcuna presunta superiorità, né morale, né politica, né di alcun altro tipo. Io ho la mia storia, la mia carriera e la mia vita che parlano di me. Carriera e vita che ho costruito studiando e lavorando e guadagnandomi quello che ho sul campo. Per me non ci sono mai state nomine, ma concorsi superati, a differenza di chi ha fatto carriera per incarico politico, di partito! - continua Cannito - C'è però, una cosa che gli riconosco: la mentalità chiusa, per non dire ottusa che fa preferire lo spirito del gregge a quello delle persone libere, che hanno la capacità di discernere e scegliere quello che ritengono giusto. Loro hanno le certezze, fra cui quella di essere i migliori, noi i dubbi, su tutti quello che loro migliori non siano».
«Sempre tornando alla mia storia, nel 1992, quando dal Partito Socialista c'era la diaspora, io sono rimasto e ho tenuto sempre alti i valori del mio Partito, ai quali non ho mai anteposto la protezione personale o l'egoismo di avere un "posto al sole". Con Formica, infine, non vorrei ci fosse un conto in sospeso col passato, quando, negli anni Ottanta, la sua corrente politica perse il congresso. Allora, e non ho timori a dirlo, fu ascritta la responsabilità di ciò, per me il merito, alla mia famiglia, e questo non andò giù all'allora ministro delle finanze! Noi Socialisti a Barletta, siamo in grado di intendere e di volere, non accettiamo offese né dileggio e non ci lasciamo incantare da inviti e corteggiamenti fasulli. Il Partito Socialista a Barletta non sarà ancella del Pd».
Ha poi così controreplicato Mastroleo: «Non sono stato a Barletta nella campagna elettorale perchè nessuno mi ha chiamato: ma fossi stato mi sarei fermamente battuto solo per l'unità e per il superamento di ogni asperità politica e personale. Il resto è polemica che non mi appartiene».
«Autonomia non è sinonimo di anarchia - ha aggiunto - e che chiunque tuttora si richiami ai valori del Socialismo e della sinistra del nostro paese, a prescindere dalle forme organizzate della politica con quelli spesso incongrui, di fronte al ballottaggio non debba avere dubbi nel votare il candidato Pasquale Cascella, espresso da una coalizione ampia di centrosinistra. Lo richiede l'etica della responsabilità politica dei socialisti, e non solo loro, e l'indiscusso suo prestigio personale - continua - La sinistra di Barletta, di cui i socialisti sono stati spesso protagonisti, ha una lunga storia di battaglie comuni che non possono e non debbono essere sacrificate per contrapposizioni assai spesso personalistiche che poco o nulla hanno a che fare con le aspettative reali del mondo del lavoro e dei meno favoriti che tocca alla sinistra tutelare: un patrimonio, dunque, che tocca a tutti saper preservare». «Sono convinto - conclude Mastroleo - che in queste ultime ore utili i dirigenti socialisti di Barletta, tutti con prestigio personale e lunga storia politica, riusciranno a superare i contrasti, per quanto aspri, e finanche eventuali torti subiti, e compiranno quel dovere politico che consentirà di assicurare alla storica loro Città un governo moderno, progressista e di rottura con le più recenti esperienze, che per quanto mi riguarda, ho appreso solo dai giornali».
A questa voce, si aggiunge quella di Rino Formica, storico dirigente del PSI, nella "Prima Repubblica": «Desidero che sia nota la mia dissociazione" rispetto a una scelta definita "stolta"».
La risposta di Cannito non si è fatta attendere: «E' intollerabile l'intervento a gamba tesa di Mastroleo e Formica sulle vicende di Barletta e ancor meno lo è il tono di quell'intervento. Dov'erano i due quando il Pd ha negato la possibilità di fare le primarie e, di fatto, ha spaccato il centro sinistra? Noi "anarchici" eravamo qui a difendere i principi democratici, loro chissà. Da quale "Olimpo" discende la presunta correttezza e superiorità del loro pensiero rispetto a quello che, democraticamente, ho condiviso con la coalizione che mi ha sostenuto? Io non riconosco né a loro né a Pasquale Cascella, alcuna presunta superiorità, né morale, né politica, né di alcun altro tipo. Io ho la mia storia, la mia carriera e la mia vita che parlano di me. Carriera e vita che ho costruito studiando e lavorando e guadagnandomi quello che ho sul campo. Per me non ci sono mai state nomine, ma concorsi superati, a differenza di chi ha fatto carriera per incarico politico, di partito! - continua Cannito - C'è però, una cosa che gli riconosco: la mentalità chiusa, per non dire ottusa che fa preferire lo spirito del gregge a quello delle persone libere, che hanno la capacità di discernere e scegliere quello che ritengono giusto. Loro hanno le certezze, fra cui quella di essere i migliori, noi i dubbi, su tutti quello che loro migliori non siano».
«Sempre tornando alla mia storia, nel 1992, quando dal Partito Socialista c'era la diaspora, io sono rimasto e ho tenuto sempre alti i valori del mio Partito, ai quali non ho mai anteposto la protezione personale o l'egoismo di avere un "posto al sole". Con Formica, infine, non vorrei ci fosse un conto in sospeso col passato, quando, negli anni Ottanta, la sua corrente politica perse il congresso. Allora, e non ho timori a dirlo, fu ascritta la responsabilità di ciò, per me il merito, alla mia famiglia, e questo non andò giù all'allora ministro delle finanze! Noi Socialisti a Barletta, siamo in grado di intendere e di volere, non accettiamo offese né dileggio e non ci lasciamo incantare da inviti e corteggiamenti fasulli. Il Partito Socialista a Barletta non sarà ancella del Pd».
Ha poi così controreplicato Mastroleo: «Non sono stato a Barletta nella campagna elettorale perchè nessuno mi ha chiamato: ma fossi stato mi sarei fermamente battuto solo per l'unità e per il superamento di ogni asperità politica e personale. Il resto è polemica che non mi appartiene».