Religioni
Arcivescovo e seminaristi della diocesi in pellegrinaggio verso Santiago
Il cammino ha come meta la cattedrale di Santiago de Compostela in Galizia, un totale di circa 115 km
Barletta - lunedì 22 luglio 2019
Comunicato Stampa
Dal 24 al 31 luglio, l'Arcivescovo Mons. Leonardo D'Ascenzo, insieme ai seminaristi della diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, percorrerà alcune tappe del Cammino di Santiago, il pellegrinaggio che ha come meta la cattedrale di Santiago de Compostela in Galizia; da Sarria a Santiago (una parte del Cammino francese), per un totale di circa 115 km.
«Questa esperienza - spiega don Cosimo Delcuratolo, rettore del Seminario arcivescovile di Bisceglie - racchiude in sé una molteplicità di significati: sia un profondo vissuto umano e spirituale, sia la rappresentazione metaforica della nostra esistenza quotidiana, fatta di persone che camminano insieme, pur nella diversità di età, storie ed esperienze. Infatti, lungo il cammino incontreremo molte persone dirette verso la nostra stessa meta, ma che lo fanno con modalità e motivazioni differenti. Chi lo fa a cavallo, chi in bici, chi con il bastone, chi semplicemente a piedi; tutti, però, verso Santiago. Chi lo fa per motivi sportivi, chi per motivi turistici, chi, invece, per motivi religiosi, ma tutti verso Santiago, lungo lo stesso percorso.
È un'esperienza che ci renderà tutti compagni di uno stesso viaggio. Innanzitutto, il camminare insieme: imparare a modulare il proprio passo su quello degli altri, rispettandone il ritmo e l'andatura; pensare che anche Gesù, come noi, camminava lungo strade polverose. Useremo le nostre gambe e il nostro corpo, per andare avanti dovremo alleggerirci del superfluo e portare con noi solo l'essenziale per vivere, diretti verso la meta finale. Entreremo in contatto con alcune parti del nostro corpo che spesso nelle comodità quotidiane sono sopite e non utilizzate. Ci faranno male e quindi sapremo che sono lì. Ogni giorno apprezzeremo e faremo tesoro di come siamo riusciti a percorrere il cammino, con poco, adattandoci al sole, alla pioggia, alla polvere e alla sete. Finalmente, al termine della giornata, quando i piedi, periferia del nostro corpo, ma fondamentali per il nostro cammino, saranno stanchi e doloranti, ci ricorderemo delle periferie esistenziali, tanto diffuse ai giorni nostri, che, anche se nascoste, sono necessarie per compiere il nostro viaggio verso Dio. Sarà un'occasione per poter pregare con il nostro corpo e non solo con la nostra mente. I nostri passi condivisi saranno i grani del nostro rosario, la nostra preghiera comunitaria fatta non solo di parole ma, anche, con l'atto fisico del camminare.
La capacità di adattarci alla natura e ad un ambiente diverso da quello a cui siamo abituati, sarà una meta, sia fisica sia spirituale, che si unisce a quella geografica di Santiago. Per andare avanti, dovremo farci forza l'uno con l'altro, dovremo condividere e, in modo serio e profondo, prenderci cura non solo di noi stessi ma soprattutto di chi cammina al nostro fianco. La pazienza sarà compagna e sostanza del nostro camminare, poiché la meta non è alla fine del primo o del secondo giorno, ma, come ogni percorso di vita, dovremo assaporare il gusto del ristoro al termine di ogni tappa, perché non c'è nulla di "tutto e subito"; ogni cosa, invece, è suddivisa in tappe, obiettivi intermedi più raggiungibili rispetto a quello finale».
«Questa esperienza - spiega don Cosimo Delcuratolo, rettore del Seminario arcivescovile di Bisceglie - racchiude in sé una molteplicità di significati: sia un profondo vissuto umano e spirituale, sia la rappresentazione metaforica della nostra esistenza quotidiana, fatta di persone che camminano insieme, pur nella diversità di età, storie ed esperienze. Infatti, lungo il cammino incontreremo molte persone dirette verso la nostra stessa meta, ma che lo fanno con modalità e motivazioni differenti. Chi lo fa a cavallo, chi in bici, chi con il bastone, chi semplicemente a piedi; tutti, però, verso Santiago. Chi lo fa per motivi sportivi, chi per motivi turistici, chi, invece, per motivi religiosi, ma tutti verso Santiago, lungo lo stesso percorso.
È un'esperienza che ci renderà tutti compagni di uno stesso viaggio. Innanzitutto, il camminare insieme: imparare a modulare il proprio passo su quello degli altri, rispettandone il ritmo e l'andatura; pensare che anche Gesù, come noi, camminava lungo strade polverose. Useremo le nostre gambe e il nostro corpo, per andare avanti dovremo alleggerirci del superfluo e portare con noi solo l'essenziale per vivere, diretti verso la meta finale. Entreremo in contatto con alcune parti del nostro corpo che spesso nelle comodità quotidiane sono sopite e non utilizzate. Ci faranno male e quindi sapremo che sono lì. Ogni giorno apprezzeremo e faremo tesoro di come siamo riusciti a percorrere il cammino, con poco, adattandoci al sole, alla pioggia, alla polvere e alla sete. Finalmente, al termine della giornata, quando i piedi, periferia del nostro corpo, ma fondamentali per il nostro cammino, saranno stanchi e doloranti, ci ricorderemo delle periferie esistenziali, tanto diffuse ai giorni nostri, che, anche se nascoste, sono necessarie per compiere il nostro viaggio verso Dio. Sarà un'occasione per poter pregare con il nostro corpo e non solo con la nostra mente. I nostri passi condivisi saranno i grani del nostro rosario, la nostra preghiera comunitaria fatta non solo di parole ma, anche, con l'atto fisico del camminare.
La capacità di adattarci alla natura e ad un ambiente diverso da quello a cui siamo abituati, sarà una meta, sia fisica sia spirituale, che si unisce a quella geografica di Santiago. Per andare avanti, dovremo farci forza l'uno con l'altro, dovremo condividere e, in modo serio e profondo, prenderci cura non solo di noi stessi ma soprattutto di chi cammina al nostro fianco. La pazienza sarà compagna e sostanza del nostro camminare, poiché la meta non è alla fine del primo o del secondo giorno, ma, come ogni percorso di vita, dovremo assaporare il gusto del ristoro al termine di ogni tappa, perché non c'è nulla di "tutto e subito"; ogni cosa, invece, è suddivisa in tappe, obiettivi intermedi più raggiungibili rispetto a quello finale».