Intervista a Santa Scommegna
Intervista a Santa Scommegna
Politica

Santa Scommegna: «Mi aspettavo che il contratto potesse concludersi, ma non mi attendevo questi modi»

Delusione e voglia di raccontarsi nelle parole dell'ex-dirigente del Settore Settore Politiche attive di sviluppo. Intervista esclusiva a una delle dirigenti defenestrate

Il recente "divorzio" con il Comune di Barletta, i sassolini dolenti nelle scarpe e il futuro dell'amministrazione comunale: questi i temi fondanti dell'intervista alla ex-dirigente del Settore Politiche attive di sviluppo del Comune di Barletta, la dott.sssa Santa Scommegna. Ospite della nostra redazione, la Scommegna ha raccontato in una esclusiva intervista gli ultimi giorni prima del "defenestramento" suo e di altri tre dirigenti, tema sul quale abbiamo già sentito l'ingegnere Gaetano Pierro, e la sua reazione alla inattesa notizia, evidenziando alcune discrasie come l'assenza o quasi di donne nell'attuale giunta comunale. Noi di Barlettalife abbiamo raccolto il suo racconto, ansiosi di accogliere ancora sue note:

E' passata una settimana dalla fine della tua "avventura" al Comune di Barletta: chi ti è stato più vicino in questi giorni?
«Ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicino, soprattutto la mia famiglia, poi penso a Elena Gentile, le tante persone che mi hanno contattata, collaboratori dello sportello unico, la gente con cui ho lavorato in questi anni, con cui avrei voluto costruire qualcosa, sono stati la mia forza in questi giorni».

Ci riassumi, per flash, la tua carriera come dirigente al Comune di Barletta?
«Ti ringrazio di aver cominciato con questa domanda perchè questi sono stati giorni di grande riflessione personale, avendo raccolto in ufficio tutto il mio lavoro in 10 anni al Comune, con un po' di sofferenza personale: ho preso atto di aver fatto un bel lavoro, anche con il cuore. Credo di aver svolto un ruolo di dirigente "sui generis", con una buona preparazione politica non di partito, ma di vera partecipazione, maturata nella scuola, nel movimento femminista, nella Confesercenti (vivere in una associazione di categoria significa guardare al cuore del problemi senza vaneggiare- aggiunge) e ho portato tutto questo bagaglio nel ruolo di dirigente. Credo anche nella formazione culturale che ho costruito nella mia famiglia e nella mia formazione scolastica e umanistica. Ho fatto una bellissima esperienza al Comune, avrei potuto fare forse di più, ma è stata comunque un'esperienza esaltante, vissuta in rapporto con due modelli di gestione della cosa pubblica, da Salerno a Maffei. Vorrei ricordare che nel 2006 – anche se per poco – sono stata candidata sindaco: nel momento in cui Maffei mi chiese di essere dirigente, ne sono stata orgogliosa e credo di aver restituito a Nicola Maffei questa fiducia. In 20 anni sono cresciuta e credo di aver portato nel mio lavoro tutto il mio vissuto personale. Dieci anni sono lunghi da raccontare, ma mi hanno permesso sicuramente di crescere».

Che danni riceveranno il Comune e la città dal tuo allontanamento?
«Danni dal punto di vista personale mi auguro che non ce ne siano, anche se lavorando all'interno del Comune e conoscendone le dinamiche e i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni, ritengo che ci sia un dato preoccupante, riguardante il livello organizzativo in calo sia per alcune scelte dell'amministrazione che per i provvedimenti legislativi che mirano a un ridimensionamento della spesa degli enti locali: questa responsabilità non è tutta addebitabile all'amministrazione, c'è la crisi economica che pesa sulle scelte organizzative. L'altro aspetto preoccupante è che secondo me alcune scelte politiche di questi ultimi anni condizioneranno in maniera pesante la gestione dell'amministrazione nel futuro: un peso consistente lo ha ad esempio e lo avrà negli anni futuri la spesa per l'urbanizzazione della zona 167, per l'attuazione dei programmi di recupero urbano, che sono tutte a carico dell'amministrazione comunale; questo significa sottrarre risorse ai nuovi investimenti e all'economia della città, che è in una situazione indubbiamente delicata e oggi necessita di rilancio».

Sei da sempre impegnata in politica. Come hai letto politicamente questo atto nei tuoi confronti e nei confronti di questi tre colleghi?
«Voglio precisare che avevamo un contratto con scadenza 10 luglio: mi aspettavo che potesse concludersi. Certo non mi aspettavo queste modalità: aspettavo che il sindaco ci convocasse e ci spiegasse nel merito questa decisione. Ho chiesto di incontrarlo personalmente, ho saputo solo la sera del 10 luglio che il Comune aveva tagliato il numero dei dirigenti e che il settore politiche attive di sviluppo non è obbligatorio e fondamentale fra le attività del Comune. Vivo un sentimento di delusione personale: avevo uno stipendio abbastanza importante, non voglio accomunarmi con tutta quella gente senza lavoro, in una situazione peggiore della mia, penso ai tanti operai che vivono momenti difficili, ma non è stata certo una bella esperienza».

Su quattro "epurati", tre sono donne. Un caso?
«Credo che non sia un caso la scelta di non avvalersi di professionalità al femminile: io ravviso nella cultura personale del sindaco una sorta di pregiudizio che le donne possano svolgere un compito diverso da quello dell'economia domestica, una sorta di misoginia; l'ho osservato a lungo e mi sono chiesta ad esempio perchè non ha fatto insediare il consiglio delle donne, perché non si è battuto come Nichi vendola per la presenza di donne in giunta, che non è solo un valore aritmetico. Penso alla Godelli, alla Capone, alla Sasso, alla Campese, alla Barbanente: sono un valore che contano, questa regione è cambiata anche perché queste donne hanno lavorato bene. L'altro mio rammarico è stato quello di non essere riuscita a convincere Maffei dell'importanze dell'esperienza delle donne, non solo della politica, ma della società civile. Avrebbe potuto insistere che l'esperienza femminile nell'amministrazione potesse essere una grande novità per la città. Non esiste quasi più una rappresentabza femminile in comune, eccezion fatta per la Dipalma, che ha però un contratto a tempo indeterminato».

Ha ragione Pierro? E' stata un'epurazione nei confronti di chi non si è sottomesso a un sistema di potere?
«Io ero la dirigente responsabile del settore Politiche Attive di Sviluppo e rispondo per questo. Secondo l'interpretazione alla norma 95 del 2012 del decreto della spending review, evidentemente si ritiene che questo settore non rientri in quelli obbligatori. Ma nell'autonomia di un ente locale, l'amministrazione avrebbe potuto decidere di aggiungere al settore politiche un altro settore, come i servizi sociali (progetto del rendito minimo di inserimento), avrei potuto dirigere questo settore. Non capisco bene le ragioni del perché sia ricaduta sulla mia persona la scelta di non puntare su di noi, potreste chiedere direttamente al sindaco. In ogni caso, accetto questa decisione e non ho nessuna recriminazione da muovere: dopo i primi giorni di tensione personale, ho deciso di continuare ad occuparmi della gestione di questa città, perché credo nella partecipazione diretta, ritengo di avere un'esperienza da offrire alla città e da mettere a disposizione. Non mi sono mai sottomessa in 10 anni, sia con Salerno che con Maffei ho avuto rapporto aperto, sincero, diretto. Quando non ho condiviso, l'ho sempre dichiarato: per me non è stata un'epurazione, almeno per quanto mi riguarda. Non mi ritengo epurata per avere detto "no": sono sempre stati "no" maturati e ragionati. Se c'è necessità di chiarire, la sede è quella della giustizia. Sto valutando i presupposti per adire a vie legali».

Che progetti hai per il tuo futuro? Resterai nel mondo della politica?
«Sì, ho intenzione di fare politica. Ora l'obiettivo è ritrovare un minimo di serenità personale, ma poi continuerò su questa strada: l'ho perseguita sino ad oggi, non credo di dovermi fermare».

Ti rimproveri qualcosa di questi anni in politica? Hai rimpianti o rimorsi?
«Ce ne sono tanti: facendo parte della struttura che governa una città come Barletta se ne commettono di errori, ma tutti in buona fede, senza dolo, non è nella mia cultura. Se qualcosa non sono riuscita a fare, non è per responsabilità mia singola, sarei troppo presuntuosa. Il governo cittadino è formato da un insieme di persone, fatto di consiglieri, dipendenti, panorama associativo: è stato il contesto che non mi ha consentito di fare ciò che in cuor mio avevo intenzione di fare. Una cosa: avrei voluto chiudere il lavoro nel commercio su suolo pubblico, ovvero i mercati. Conoscendo personalmente gli operatori nel commercio, non siamo riusciti a individuare una nuova zona per area mercatale, al momento è stata approntata solo quella di Borgovilla, ma ancora in via solo parziale. E' questo il mio cruccio principale».

Chi comanda davvero in questa città?
«E' una domanda abbbastanza delicata: mi auguro che non sia un gruppo ben definito, che non siano gli interessi personali a condizionare il governo della città. Se individuabili in persone precisi, li metterei ad un tavolo e chiederei loro di migliorare davvero la città. Della politica degli interessi ho una visione positiva, nell'ottica più americana che dà importanza ai cosiddetti "stakeholdersi". Ci sono sicuramente queste persone a Barletta: decidono maggiormente su rendita immobiliare e fondiaria. Se individuati, si potrebbero invitare a un tavolo per elaborare un piano di collaborazione Il sindaco è solo rappresentanza dell'amministrazione, ma il governo della città non è solo lui».

Oggi, scorrendo l'elenco dei dirigenti, leggiamo il nome di una persona il cui nome è stato incluso tra quelli degli indagati del crollo di via Roma. Come hai vissuto questa nomina?
« L'architetto Francesco Gianferrini è indagato, ma al tempo stesso è nella condizione di dimostrare la sua estraneità: al collega non posso che augurare che dimostri la sua estraneità e la sua buona fede. Finchè la magistratura non chiude, non possiamo dire che sia lui il responsabile, lo stimo molto come professionista. La riflessione che farei è come fa il sindaco a garantire una buona amministrazione con dirigenti a tempo determinato e limitato. Mastrorillo lavoro per la municipalizzata per Corato, Gianferrini lavora per il Comune di Terlizzi: di questo sono preoccupata, che il sindaco abbia fatto una scelta secondo me pericolosa, non sono preoccupata del fatto che ora io non ci sono. Più volte mi sono espressa in contesti interni, nelle riunioni, negli incontri personali, gli ho detto che credo molto nella forza dell'organizzazione e in un bilancio pulito e sano. Come si fa a diminuire in maniera così drastica l'amministrazione? Un errore imperdonabile, per giunta per un sindaco che non è alla prima esperienza con il governo della città».

Qual è l'augurio che fai a Barletta come cittadina ed elettrice?
« Più che un augurio farei un appello a tutta la classe dirigente e politica, in primis consiglieri regionali, consiglieri comunali, assessori: che si mettano a lavorare seriamente per restituire alla città centralità sul terrirotio. Barletta ha perso centralità, mi riferisco alla questione riguardante la Sesta Provincia, al Patto Territoriale. Ai rappresentati politici chiedo di riportare Barletta al centro del territorio della provincia, con le sue potenzialità, con sua storia».
(Twitter: @GuerraLuca88)

Intervista a Santa Scommegna, "defenestrata"Intervista a Santa Scommegna, "defenestrata"Intervista a Santa Scommegna, "defenestrata"
Si ringraziano i colleghi Ida Vinella e Alessandro Porcelluzzi per la preziosa collaborazione.
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