Galea giovane artista di Barletta
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Sanremo Giovani con vista su Barletta: Galea e "I nostri 20"

Si chiama Claudia Guaglione, in arte Galea, e parteciperà alla prossima edizione di Sanremo Giovani con il brano “I nostri 20”

Dai banchi del Liceo Scientifico "Carlo Cafiero" al palco dell'Ariston per partecipare a Sanremo Giovani. Stiamo parlando di Galea, nome d'arte di Claudia Guaglione, che farà parte dei 20 partecipanti a Sanremo Giovani, con il sogno di approdare al 71° Festival di Sanremo nella categoria Nuove Proposte.

Il percorso musicale di Galea inizia parecchi anni fa, quando alla passione per la scrittura, maturata fin da piccola, unisce i primi suoni, quelli della chitarra imparata a suonare da autodidatta. L'anno è il 2015, quando prendono vita le sue prime canzoni; oggi oltre alla chitarra, Galea suona anche l'ukulele e il pianoforte. Nel 2017 partecipa ad X-Factor, classificandosi tra le prime 12 concorrenti "Under Donna", mentre due anni più tardi parteciperà alla prima edizione del Tedx Barletta, che ha come tema "Terra", e vince il Songwriting Camp.

La sua voce fortemente rock riprende le sonorità delle femminili anglo-americane, ma sente anche le influenze del cantautorato italiano: un mix che porta ad un prodotto musicale forte, resistente e delicato allo stesso tempo, capace di toccare le corde dell'interiorità dell'ascoltatore e arrivare a sfiorare i punti più delicati.

Il brano con cui si presenterà a Sanremo Giovani si intitola "I nostri 20", un profondo tuffo nel mondo dell'adolescenza al giorno d'oggi, in cui il passaggio di consegne da "teen-ager" ad adulta avviene non senza strascichi, tra insicurezza, desiderio di ribellione, veemenza, desideri, ambizioni e paure che combattono vorticosamente tra di loro, in cui viene data una grande risalto ai rapporti interpersonali, decisivi per capire e far capire cosa significa avere 20 anni. Legami fortissimi e inspiegabili; sensazioni incastonate nell'adolescenza stessa; simboli che rappresentano cosa significa essere adolescente oggi, in un mondo che va spedito e rapido, spesso anche troppo, e minaccia di lasciare indietro chi ha bisogno di rallentare o fermarsi per fare un'analisi su se stesso e capire chi è…o chi vuole essere.

Ma "I nostri 20" non è il primo inedito con cui Galea si mostra al pubblico, bensì ci sono già due canzoni con un discreto successo alle spalle ed entrambe con una forte storia rappresentativa alle spalle: "Diverso" è il primo dei due ad uscire, in questa canzone la narrazione si srotola a partire dall'analisi di come una fragilità può diventare un punto di forza tramite l'interazione con l'altro; "Tè" invece ha come motivo centrale le speranze e la forza di volontà che spinge a nuove iniziative, con il simbolo del "tè" a rappresentare il momento di raccordo, prima di un nuovo inizio. Entrambe le canzoni sono del 2019.

Nel frattempo che possa calcare il palco di Sanremo, ne abbiamo approfittato per farle qualche domanda.

Parteciperai a Sanremo Giovani con un brano che si intitola "I nostri 20". Quale argomento tratti in questo brano?
«"I nostri 20" è il mio tentativo di racchiudere in una canzone l'essenza di cosa significhi avere vent'anni, di avere la fortuna di passarli insieme a qualcuno di importante, di quei legami fortissimi e inspiegabili propri della giovinezza».

In passato hai dichiarato che scrivi canzoni da parecchio, addirittura alcune canzoni le hai scritte a 16 anni. Quale è stata la scintilla che ti ha spinto a fare musica già così giovane?
«Diciamo che non c'è stata una scintilla, ho sempre scritto tantissimo da bambina, poesie, canzoncine e diari. Stesso discorso per la musica, canto da sempre, non c'è stato un momento in cui ho scoperto di saperlo fare, perciò è stato tutto molto naturale e spontaneo».

Da che genere musicale ti senti particolarmente influenzata?
«Indie rock/bedroom pop. Ultimamente però sto allargando le mie vedute anche verso un suono più elettronico e meno propriamente chitarristico».

In attesa che "I nostri 20" giunga al pubblico, parliamo di un'altra tua canzone: "Té". C'è un ricordo particolare che ti lega a questa canzone?
«Sì, è il ricordo che mi ha spinto a scrivere la canzone ed è il motivo per cui si chiama così. Io e mia madre abbiamo l'abitudine di bere una tazza di tè caldo quasi ogni pomeriggio quando inizia a fare freddo. In quel momento tutto quello che stavamo facendo si sospende, ci siamo solo io, lei, il tè e le nostre chiacchiere (da qui la prima frase del testo, "facciamoci un tè prima di piangere")».

Ti chiedo di descrivere cosa significa per te fare musica.
«Credo che ognuno di noi abbia delle predisposizioni e delle passioni e la cosa più bella è riuscire a renderle il tuo lavoro. Per me vale questo discorso con la musica».
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