Servizi sociali
Sanità in Puglia, «basta col Risiko degli ospedali»
La denuncia della Uil, «un'offesa ai pugliesi»
Puglia - domenica 3 gennaio 2016
Comunicato Stampa
"Siamo di fronte ad una sorta di…Risiko della sanità pugliese: chiudere, aprire, spostare ospedali e servizi non può che portare ad un giudizio negativo del sistema sanitario regionale, partendo dalla valutazione che ridurre gli ospedali non è condivisibile se prima non si realizza un riequilibrio tra le strutture ad il territorio": è il commento del Segretario generale della Uil di Puglia, Aldo Pugliese, su quanto dovrebbe avvenire a breve nella sanità in Puglia.
"Non va dimenticato – dice Pugliese – che siamo reduci da un piano di rientro fatto di lacrime e sangue, nel quale sono stati risparmiati circa 230 milioni di euro ma tutto sul personale attraverso la perdita di 5000 posti di lavoro. Eppure, se è vero che il 55% dei pugliesi si rivolge ai dieci ospedali più grandi, è anche vero che abbiamo un 45% che evidentemente si rivolge agli altri più piccoli. E non ci sembra una percentuale irrilevante. Il che dovrebbe significare che queste strutture dovrebbero essere riorganizzate e potenziate ma non certo trasformate in ospizi. Si era partiti dalla chiusura di 25 ospedali, ma a quanto pare siamo arrivati ad una riduzione che porterà esattamente a quello che è accaduto col piano di rientro, quando furono resi di fatto inoperosi 21 ospedali ma col personale rimasto al proprio posto".
Pugliese si richiama poi ai dati Ocse, secondo cui la spesa sanitaria in Italia (e quindi in Puglia) è tra le più basse "e mentre in altri Paesi si punta al potenziamento e all'investimento – dice – da noi si riduce, facendo i conti in maniera ragionieristica, come se la salute della gente fosse un alimento sul quale risparmiare. Il tutto, nonostante l'Italia sia tra i paesi anagraficamente più vecchi e quindi necessiti della sanità e dei suoi servizi. La sensazione è che si sia di fronte ad una strisciante ma continua privatizzazione del settore, all'americana, in favore delle assicurazioni". Discorso a parte, ma non meno trascurabile, quello dei grandi ospedali (Monopoli-Fasano e Taranto) che si vorrebbero costruire: "Si vogliono realizzare lontano dai centri abitati – dice il segretario Uil – su suoli non edificabili. Il che vuol dire apportare una variante ai piani regolatori, in barba alla legge regionale che vieta di 'mangiare' terreno. A Taranto, ad esempio, si punta ad un mega ospedale da realizzare su terreno agricolo, il che è incredibile. Eppure basterebbe potenziare l'ospedale nord, che è già ben collegato con la città. Non solo: questo del San Cataldo è di fatto lo stesso progetto già fallito con il 'San Raffaele' dopo lo scandalo del defunto don Verzé. E questa continuità tra la vecchia e la nuova amministrazione regionale non è certo positiva. Sarebbe invece il caso di sapere dalla Regione quanti milioni sono andati persi con la vicenda del 'San Raffaele' e semmai si potranno recuperare. Tutto questo è un'offesa ai pugliesi, che grida vendetta".
"Non va dimenticato – dice Pugliese – che siamo reduci da un piano di rientro fatto di lacrime e sangue, nel quale sono stati risparmiati circa 230 milioni di euro ma tutto sul personale attraverso la perdita di 5000 posti di lavoro. Eppure, se è vero che il 55% dei pugliesi si rivolge ai dieci ospedali più grandi, è anche vero che abbiamo un 45% che evidentemente si rivolge agli altri più piccoli. E non ci sembra una percentuale irrilevante. Il che dovrebbe significare che queste strutture dovrebbero essere riorganizzate e potenziate ma non certo trasformate in ospizi. Si era partiti dalla chiusura di 25 ospedali, ma a quanto pare siamo arrivati ad una riduzione che porterà esattamente a quello che è accaduto col piano di rientro, quando furono resi di fatto inoperosi 21 ospedali ma col personale rimasto al proprio posto".
Pugliese si richiama poi ai dati Ocse, secondo cui la spesa sanitaria in Italia (e quindi in Puglia) è tra le più basse "e mentre in altri Paesi si punta al potenziamento e all'investimento – dice – da noi si riduce, facendo i conti in maniera ragionieristica, come se la salute della gente fosse un alimento sul quale risparmiare. Il tutto, nonostante l'Italia sia tra i paesi anagraficamente più vecchi e quindi necessiti della sanità e dei suoi servizi. La sensazione è che si sia di fronte ad una strisciante ma continua privatizzazione del settore, all'americana, in favore delle assicurazioni". Discorso a parte, ma non meno trascurabile, quello dei grandi ospedali (Monopoli-Fasano e Taranto) che si vorrebbero costruire: "Si vogliono realizzare lontano dai centri abitati – dice il segretario Uil – su suoli non edificabili. Il che vuol dire apportare una variante ai piani regolatori, in barba alla legge regionale che vieta di 'mangiare' terreno. A Taranto, ad esempio, si punta ad un mega ospedale da realizzare su terreno agricolo, il che è incredibile. Eppure basterebbe potenziare l'ospedale nord, che è già ben collegato con la città. Non solo: questo del San Cataldo è di fatto lo stesso progetto già fallito con il 'San Raffaele' dopo lo scandalo del defunto don Verzé. E questa continuità tra la vecchia e la nuova amministrazione regionale non è certo positiva. Sarebbe invece il caso di sapere dalla Regione quanti milioni sono andati persi con la vicenda del 'San Raffaele' e semmai si potranno recuperare. Tutto questo è un'offesa ai pugliesi, che grida vendetta".