Politica
Reichlin ricorda nella sua città natale Enrico Berlinguer, a trent’anni dalla scomparsa
“L’Italia ha bisogno di riformismo serio. Almeno Renzi ne parla”
Barletta - venerdì 25 aprile 2014
11.17
"Eroe" lo ha definito Raffaella Porreca Salerno, padrona di casa della serata, ricordando "Il leader comunista più progressista della Storia della Sinistra italiana".
Ieri sera nella preziosa cornice di Palazzo Della Marra si è svolto l'importante incontro dedicato ad Enrico Berlinguer, a trent'anni dalla sua scomparsa, che ha lasciato sicuramente un vuoto notevole non solo nella sinistra italiana, ma nell'intero panorama politico italiano. AISLo Puglia, ViviBarletta e Laboratorio Democratico, hanno voluto rendere vivo il ricordo di Enrico Berlinguer attraverso le testimonianze di raffinati intellettuali e politici, primo fra tutti Alfredo Reichlin, barlettano di nascita, partigiano, già direttore dell'Unità negli anni Sessanta, lavorò alla direzione del PCI proprio al fianco di Berlinguer; Gilda Binetti, l'on. Gero Grassi, vicepresidente del gruppo PD alla Camera dei Deputati e l'on. Enzo Lavarra, europarlamentare uscente eletto nel PD, già caporedattore dell'Unità a Segretario-Puglia dei DS, coordinati dal vicedirettore del Corriere del Mezzogiorno, Maddalena Tulanti.
In un recente editoriale su l'Unità, Reichlin ha ricordato che per il Segretario del PCI "bisognava tornare a pensare la politica in funzione dell'idea che una sorta di «rivoluzione» italiana fosse ancora attuale. Intendendo con questa parola grossa (come egli stesso spiegò) non l'assalto al potere, ma una seconda tappa di quella rivoluzione democratica che era uscita dalle rovine dell'8 settembre e aveva trasformato l'Italietta sabauda e fascista nell'Italia repubblicana". La Prima repubblica, nella sua accezione positiva, finisce quando scompaiono gli ultimi protagonisti, veri riformatori, Moro prima e Berlinguer poi.
La ricetta di Reichlin sta nel migliorare il cammino del PD, ma in generale in un partito veramente democratico, restaurando il rapporto fra dirigenti e diretti. "La politica deve tornare a farsi storia", proprio come ha fatto il PCI. L'Italia oggi ha bisogno di serio riformismo e non di promesse vane come negli ultimi anni, «in questo apprezzo Renzi che almeno ne parla».
Proprio la storia è stata rappresentata da Gero Grassi, proveniente proprio dalla DC morotea, e Lavarra, ex PCI, unitisi poi in quell'abbraccio del centrosinistra del Partito Democratico. Riuscito solo diversi anni dopo, forse in un percorso non ancora compiuto, ma che sicuramente parte da quel "Compromesso storico" teorizzato da Berlinguer, che solo l'ignoranza o la cattiva fede fa scambiare per inciucio o peggio spartizione del consenso. Nei ricordi anche personali di ciò, si è soffermato l'intervento di Grassi, chiarendo: «Il PD non è la prosecuzione né del PCI né della DC».
L'estrema sobrietà privata e pubblica del padre della Repubblica Berlinguer, è stata oggetto dell'intervento di Lavarra, esordendo con: «La politica ha bisogno di cultura e deve tornare a rendere il popolo protagonista». Il pensiero di centrosinistra è stato scolpito dalla Binetti: «Stare meglio io vuol dire far stare meglio tutti».
È intervenuto anche il Sindaco Pasquale Cascella, che ha espresso emozione nel ricordare Berlinguer, anche una storia che incrocia la figura di Di Vittorio, dei tragici fatti del marzo '56 di Barletta, esprimendo inoltre la necessità di dare contenuti alla storia. Grande stupore per la non conoscenza da parte dei giovani della figura di Berlinguer. Il Segretario comunista che ruppe con l'Unione Sovietica, che aprì alla NATO, che pensò alla 'rivoluzione' italiana tramite la via democratica al socialismo, non può essere dimenticato dalle nuove generazioni e da chi va demonizzando il passato e la struttura partitica della democrazia italiana.
Il ricordo è stato arricchito dalla voce narrante dell'attore teatrale barlettano Manrico Gammarota, leggendo alcuni passi di storici discorsi di Berlinguer.
Ieri sera nella preziosa cornice di Palazzo Della Marra si è svolto l'importante incontro dedicato ad Enrico Berlinguer, a trent'anni dalla sua scomparsa, che ha lasciato sicuramente un vuoto notevole non solo nella sinistra italiana, ma nell'intero panorama politico italiano. AISLo Puglia, ViviBarletta e Laboratorio Democratico, hanno voluto rendere vivo il ricordo di Enrico Berlinguer attraverso le testimonianze di raffinati intellettuali e politici, primo fra tutti Alfredo Reichlin, barlettano di nascita, partigiano, già direttore dell'Unità negli anni Sessanta, lavorò alla direzione del PCI proprio al fianco di Berlinguer; Gilda Binetti, l'on. Gero Grassi, vicepresidente del gruppo PD alla Camera dei Deputati e l'on. Enzo Lavarra, europarlamentare uscente eletto nel PD, già caporedattore dell'Unità a Segretario-Puglia dei DS, coordinati dal vicedirettore del Corriere del Mezzogiorno, Maddalena Tulanti.
In un recente editoriale su l'Unità, Reichlin ha ricordato che per il Segretario del PCI "bisognava tornare a pensare la politica in funzione dell'idea che una sorta di «rivoluzione» italiana fosse ancora attuale. Intendendo con questa parola grossa (come egli stesso spiegò) non l'assalto al potere, ma una seconda tappa di quella rivoluzione democratica che era uscita dalle rovine dell'8 settembre e aveva trasformato l'Italietta sabauda e fascista nell'Italia repubblicana". La Prima repubblica, nella sua accezione positiva, finisce quando scompaiono gli ultimi protagonisti, veri riformatori, Moro prima e Berlinguer poi.
La ricetta di Reichlin sta nel migliorare il cammino del PD, ma in generale in un partito veramente democratico, restaurando il rapporto fra dirigenti e diretti. "La politica deve tornare a farsi storia", proprio come ha fatto il PCI. L'Italia oggi ha bisogno di serio riformismo e non di promesse vane come negli ultimi anni, «in questo apprezzo Renzi che almeno ne parla».
Proprio la storia è stata rappresentata da Gero Grassi, proveniente proprio dalla DC morotea, e Lavarra, ex PCI, unitisi poi in quell'abbraccio del centrosinistra del Partito Democratico. Riuscito solo diversi anni dopo, forse in un percorso non ancora compiuto, ma che sicuramente parte da quel "Compromesso storico" teorizzato da Berlinguer, che solo l'ignoranza o la cattiva fede fa scambiare per inciucio o peggio spartizione del consenso. Nei ricordi anche personali di ciò, si è soffermato l'intervento di Grassi, chiarendo: «Il PD non è la prosecuzione né del PCI né della DC».
L'estrema sobrietà privata e pubblica del padre della Repubblica Berlinguer, è stata oggetto dell'intervento di Lavarra, esordendo con: «La politica ha bisogno di cultura e deve tornare a rendere il popolo protagonista». Il pensiero di centrosinistra è stato scolpito dalla Binetti: «Stare meglio io vuol dire far stare meglio tutti».
È intervenuto anche il Sindaco Pasquale Cascella, che ha espresso emozione nel ricordare Berlinguer, anche una storia che incrocia la figura di Di Vittorio, dei tragici fatti del marzo '56 di Barletta, esprimendo inoltre la necessità di dare contenuti alla storia. Grande stupore per la non conoscenza da parte dei giovani della figura di Berlinguer. Il Segretario comunista che ruppe con l'Unione Sovietica, che aprì alla NATO, che pensò alla 'rivoluzione' italiana tramite la via democratica al socialismo, non può essere dimenticato dalle nuove generazioni e da chi va demonizzando il passato e la struttura partitica della democrazia italiana.
Il ricordo è stato arricchito dalla voce narrante dell'attore teatrale barlettano Manrico Gammarota, leggendo alcuni passi di storici discorsi di Berlinguer.