La città
È possibile avere più parchi a Barletta? L'idea: il Parco di San Cataldo
La Green belt costiera di Barletta, i professionisti del territorio: «I parchi vincono dovunque, tranne in pochissimi casi, tra cui Barletta»
Barletta - lunedì 3 agosto 2020
Comunicato Stampa
Quattro mesi fa abbiamo pubblicato una riflessione dal titolo "Il mare, il parco, la città" attraverso cui lanciavamo, in quanto professionisti attivi nel territorio, "l'idea di una nuova green belt costiera per la città di Barletta". Con quell'articolo si denunciava il continuo affievolirsi, nel tempo, del rapporto tra la città di Barletta e il suo lungomare; perciò, si proponeva la visione strategica di una green belt intesa come spazio di filtro tra le campagne urbanizzate di Ponente, i quartieri di San Giacomo Settefrati, Santa Maria, il Castello, le grandi industrie di Levante e le spiagge, come elemento unificatore di queste differenti parti e, al contempo, come waterfront rappresentativo.
Con quell'articolo, si avanzava, dunque, l'ipotesi di un parco lineare costiero capace di offrire vantaggi ambientali (diminuendo l'inquinamento atmosferico, migliorando la qualità dell'aria, abbattendo l'inquinamento acustico e migliorando le prestazioni bioclimatiche), urbanistici (offrendosi come infrastruttura verde, come rete di connessione multifunzionale di differenti spazi pubblici a contatto con la natura) e paesaggistici.
Questa visione strategica – giacché organica e sostenibile – si inserisce in un contesto, quello barlettano, che si caratterizza per l'estrema carenza di parchi cittadini (le uniche vere aree verdi a parco presenti in città sono la Villa Bonelli e il Cimitero). Anche per questo motivo, crediamo che sia ancora più importante ed urgente riproporre un dibattito pubblico e politico su questo tema. Questa progettualità di indirizzo strategico potrebbe essere avviata, da un lato, attraverso percorsi partecipati e tavoli di dibattito, e, dall'altro, aprendosi al dialogo con le realtà associative locali, con la cittadinanza, con i tecnici, andando a coinvolgere non solo gli ordini professionali, ma anche le università; poi, si potrebbero istituire concorsi di idee preliminari, che sarebbero utili a costruire progetti ambiziosi da tenere in caldo fino alla candidatura a bandi di finanziamento specifici (Regione Puglia, Governo Nazionale, Unione Europea) per le fasi attuative.
La fase più importante consiste nello sviluppare una salda visione strategica. Si potrebbe cominciare col riconoscere come, all'interno di una visione unitaria del parco, questo possa essere pensato come un organismo fatto di differenti parti (almeno 4 macro-aree/unità d'intervento): la zona delle mura di San Cataldo con il giardino e il fossato del Castello, l'area su cui insiste l'ex Cartiera Mediterranea, il parco ai piedi delle Mura del Carmine e, infine, il parco agricolo/sportivo sul lungomare dedicato a Pietro Mennea. Questo riconoscimento ci offrirebbe la possibilità di intendere tale visione come un processo di rigenerazione graduale ed economicamente sostenibile in quanto attuabile per parti, all'interno di un cronoprogramma di interventi.
L'area del Castello e delle Mura di San Cataldo rappresenta la testata principale di questo sistema e potrebbe coincidere con il primo progetto di sperimentazione dell'efficacia di questa strategica visione urbanistico-paesaggistica. Questa zona, infatti, presenta già una consolidata struttura urbanistica di base, fatto per cui basterebbero micro-interventi "tattici" per ottenere cospicui miglioramenti dello spazio pubblico già esistente. Inoltre, come nel gioco delle scatole cinesi, anche questa sotto-unità urbana, a sua volta, è composta di tre differenti micro-aree, i giardini del Castello, il fossato e le Mura di San Cataldo.
Questi tre luoghi, ad oggi, non sono tra loro connessi in successione, ma sono trattati come dei lacerti, dei brandelli, degli scarti spaziali mai strutturalmente pianificati. Perciò, all'interno di questa generale visione d'insieme, la prima nostra proposta concreta è quella di costruire una continuità spaziale tra i differenti ambiti del "verde urbano", per ridefinire un sistema capace di dare continuità alle reti urbanistiche, paesaggistiche ed ecologiche della città. Come? Basterebbe ripristinare le due rampe di scale (sui due lati del rivellino) che consentono l'accesso al fossato dai giardini del Castello ed eliminare la recinzione che separa l'area del fossato dall'area che si affaccia verso il mare. Il passo successivo potrebbe coincidere con l'eliminazione integrale delle cancellate che delimitano i giardini, prendendo ad esempio il caso virtuoso della villa comunale di Andria "Giuseppe Marano". Si è ormai capito, infatti, che quanto più si delimitano e si rendono inaccessibili certi luoghi, tanto più si predispongono li stessi allo sviluppo di azioni e affari illeciti.
Sempre all'interno di queste strategie di urbanistica tattica (poiché a basso costo e ad alto impatto), oltre ad eliminare la recinzione che separa Viale Carlo V d'Asburgo dal fossato del Castello, si potrebbe pensare di chiudere al traffico questa strada (ad eccezione di veicoli autorizzati, residenti e lavoratori), in modo da migliorarne la vivibilità e rafforzarne i valori estetici e paesaggistici. Inoltre, il fossato del Castello potrebbe essere inteso come un punto strategico dell'offerta culturale cittadina, in una nuova prospettiva di rilancio che non contempli solo i pochi concerti estivi e la rievocazione storica dell'evento della Disfida, ma anche l'istallazione di mostre d'arte, di spettacoli teatrali sperimentali, di eventi sportivi, di cineforum all'aperto: uno spazio attivo, aperto a differenti possibili usi durante tutto l'anno.
Infine, per quanto riguarda l'area adiacente alle Mura di San Cataldo, la questione è ancora più delicata. Dopo la demolizione dei vecchi serbatoi di carburante ENI, in origine avviata con l'intento di trasformare questo suolo in un parco pubblico, oggi si avvicina il rischio di realizzarvi un grande parcheggio (a tal proposito, ci rammarica la dichiarazione dell'ass. Gennaro Calabrese: "Il sindaco sta trattando con i vari enti per quanto riguarda l'area ENI, ubicata vicino piazza marina, dove si creerà un intero parcheggio a servizio del centro storico", consiglio comunale del 19/12/2018).
Sono anni che i parchi e i parcheggi si fanno la guerra sui tavoli tecnici dei comuni; questo fatto di certo non ci stupisce. Ciò che è particolarmente anacronistico e al contempo sconfortante è che, in questo periodo, i parchi vincono dovunque, tranne in pochissimi casi, tra cui Barletta. In un momento storico in cui molti Paesi si preparano ad eliminare definitivamente le automobili dalle città, in cui tutte le città medio-grandi, anche a noi vicine (come Bari, per esempio), si dotano di un sistema valido ed efficiente di park & ride pubblici (parcheggi con bus navetta gratuiti); e ancora, in un periodo in cui, dopo la crisi pandemica si cominciano a fare i conti con le nuove necessità di grandi spazi pubblici per potersi radunare senza pericoli di contagi, a Barletta si pensa di costruire un parcheggio "sotto" al centro storico.
Ovviamente siamo convinti che questo modo di pensare sia insostenibile, arretrato, semplicistico e privo di lungimiranza. Soprattutto in tale circostanza. Considerando la relativa vicinanza al centro cittadino del grande parcheggio dell'Ipercoop, che in orario serale è chiuso e inutilizzato, si potrebbe convenire a forme di convenzione pubblico/privato con i gestori di tale spazio, in modo da sfruttarne appieno l'ingente capacità di posti auto (e non solo il piano interrato, privo di circuiti di sorveglianza) anche durante le ore della movida serale e notturna.
In conclusione, torniamo a dire che siamo quanto mai convinti che questo luogo voglia e debba diventare un parco pubblico - il "Parco delle Mura di San Cataldo" - predisponendosi come un importante snodo urbano "verde".
È altresì innegabile che le opportunità legate al miglioramento della vivibilità urbana per i cittadini residenti coincidano con un alto potenziale incremento dell'offerta turistica. Crediamo che questi siano fatti evidenti a tutti. Si tratta, perciò, innanzitutto, di smuovere le coscienze, di stimolare il dibattito, di lavorare per sviluppare un processo partecipativo continuo (soprattutto in fase di redazione di un PUG) che porti a definire una visione strategica d'insieme, strutturale, unitaria ed organica, elaborata collettivamente, senza credere che sia utopia, ma confidando che, se vogliamo, sarà il domani. Con caparbietà, un piccolo passo alla volta, si tratta di camminare in quella direzione, verso quella meta prefissa che sembrava lontana e che, invece, ad ogni passo si avvicina, con la coerenza e la determinazione di chi ha le idee chiare, con la visione e la determinazione di chi vuole realizzarlo per davvero.
Massimiliano Cafagna (architetto_classe 88), Giuseppe Tupputi (dott. architetto_classe 89), Maria Alessandra Rutigliano (architetto_classe 92), Mariano Doronzo (fotografo_classe 86), Marco Bruno (guida turistica_classe 88), Anna Maria Camapese (architetto_classe 89), Giuseppe Cesario (ingegnere civile-ambientale_classe 91), Alessandro Cascella (guida turistica_classe 91), Giada Centaro (architetto_classe 92), Domenico Comitangelo (geometra_classe 86), Erica Davanzante (laurea in beni culturali_classe 92), Claudia Dipaola (laurea specialistica in Arti Visive__classe 94), Francesco Delrosso (graphic designer_classe 88), Angela Nunzia Delcuratolo (architetto_classe 85), Daniela Delcuratolo (ingegnere edile_classe 89), Simona Falcetta (laurea specialistica in storia dell'arte_classe 91) Fernando Giannella (architetto_classe 87), Marco Lacerenza (graphic designer_classe 88), Antonio Lionetti (graphic designer_classe 88) Giulia Lombardi (laurea specialistica in Arti Visive_classe 94), Giulia Serena Penza (Dott. in Agraria_classe 94), Fernando Giannella (architetto_87), Davide Napolitano (ingegnere civile_classe 88), Antonio Paolillo (architetto_classe 87), Michele Porcelluzzi (architetto_classe 94), Saverio Rociola (graphic designer_classe 88), Ilaria Russo (dott. in arch._classe 91), Ornella Spadaro (architetto_classe 92), Marina Strippoli (architetto_classe 88), Laboratorio di immaginazione urbana
Con quell'articolo, si avanzava, dunque, l'ipotesi di un parco lineare costiero capace di offrire vantaggi ambientali (diminuendo l'inquinamento atmosferico, migliorando la qualità dell'aria, abbattendo l'inquinamento acustico e migliorando le prestazioni bioclimatiche), urbanistici (offrendosi come infrastruttura verde, come rete di connessione multifunzionale di differenti spazi pubblici a contatto con la natura) e paesaggistici.
Questa visione strategica – giacché organica e sostenibile – si inserisce in un contesto, quello barlettano, che si caratterizza per l'estrema carenza di parchi cittadini (le uniche vere aree verdi a parco presenti in città sono la Villa Bonelli e il Cimitero). Anche per questo motivo, crediamo che sia ancora più importante ed urgente riproporre un dibattito pubblico e politico su questo tema. Questa progettualità di indirizzo strategico potrebbe essere avviata, da un lato, attraverso percorsi partecipati e tavoli di dibattito, e, dall'altro, aprendosi al dialogo con le realtà associative locali, con la cittadinanza, con i tecnici, andando a coinvolgere non solo gli ordini professionali, ma anche le università; poi, si potrebbero istituire concorsi di idee preliminari, che sarebbero utili a costruire progetti ambiziosi da tenere in caldo fino alla candidatura a bandi di finanziamento specifici (Regione Puglia, Governo Nazionale, Unione Europea) per le fasi attuative.
La fase più importante consiste nello sviluppare una salda visione strategica. Si potrebbe cominciare col riconoscere come, all'interno di una visione unitaria del parco, questo possa essere pensato come un organismo fatto di differenti parti (almeno 4 macro-aree/unità d'intervento): la zona delle mura di San Cataldo con il giardino e il fossato del Castello, l'area su cui insiste l'ex Cartiera Mediterranea, il parco ai piedi delle Mura del Carmine e, infine, il parco agricolo/sportivo sul lungomare dedicato a Pietro Mennea. Questo riconoscimento ci offrirebbe la possibilità di intendere tale visione come un processo di rigenerazione graduale ed economicamente sostenibile in quanto attuabile per parti, all'interno di un cronoprogramma di interventi.
L'area del Castello e delle Mura di San Cataldo rappresenta la testata principale di questo sistema e potrebbe coincidere con il primo progetto di sperimentazione dell'efficacia di questa strategica visione urbanistico-paesaggistica. Questa zona, infatti, presenta già una consolidata struttura urbanistica di base, fatto per cui basterebbero micro-interventi "tattici" per ottenere cospicui miglioramenti dello spazio pubblico già esistente. Inoltre, come nel gioco delle scatole cinesi, anche questa sotto-unità urbana, a sua volta, è composta di tre differenti micro-aree, i giardini del Castello, il fossato e le Mura di San Cataldo.
Questi tre luoghi, ad oggi, non sono tra loro connessi in successione, ma sono trattati come dei lacerti, dei brandelli, degli scarti spaziali mai strutturalmente pianificati. Perciò, all'interno di questa generale visione d'insieme, la prima nostra proposta concreta è quella di costruire una continuità spaziale tra i differenti ambiti del "verde urbano", per ridefinire un sistema capace di dare continuità alle reti urbanistiche, paesaggistiche ed ecologiche della città. Come? Basterebbe ripristinare le due rampe di scale (sui due lati del rivellino) che consentono l'accesso al fossato dai giardini del Castello ed eliminare la recinzione che separa l'area del fossato dall'area che si affaccia verso il mare. Il passo successivo potrebbe coincidere con l'eliminazione integrale delle cancellate che delimitano i giardini, prendendo ad esempio il caso virtuoso della villa comunale di Andria "Giuseppe Marano". Si è ormai capito, infatti, che quanto più si delimitano e si rendono inaccessibili certi luoghi, tanto più si predispongono li stessi allo sviluppo di azioni e affari illeciti.
Sempre all'interno di queste strategie di urbanistica tattica (poiché a basso costo e ad alto impatto), oltre ad eliminare la recinzione che separa Viale Carlo V d'Asburgo dal fossato del Castello, si potrebbe pensare di chiudere al traffico questa strada (ad eccezione di veicoli autorizzati, residenti e lavoratori), in modo da migliorarne la vivibilità e rafforzarne i valori estetici e paesaggistici. Inoltre, il fossato del Castello potrebbe essere inteso come un punto strategico dell'offerta culturale cittadina, in una nuova prospettiva di rilancio che non contempli solo i pochi concerti estivi e la rievocazione storica dell'evento della Disfida, ma anche l'istallazione di mostre d'arte, di spettacoli teatrali sperimentali, di eventi sportivi, di cineforum all'aperto: uno spazio attivo, aperto a differenti possibili usi durante tutto l'anno.
Infine, per quanto riguarda l'area adiacente alle Mura di San Cataldo, la questione è ancora più delicata. Dopo la demolizione dei vecchi serbatoi di carburante ENI, in origine avviata con l'intento di trasformare questo suolo in un parco pubblico, oggi si avvicina il rischio di realizzarvi un grande parcheggio (a tal proposito, ci rammarica la dichiarazione dell'ass. Gennaro Calabrese: "Il sindaco sta trattando con i vari enti per quanto riguarda l'area ENI, ubicata vicino piazza marina, dove si creerà un intero parcheggio a servizio del centro storico", consiglio comunale del 19/12/2018).
Sono anni che i parchi e i parcheggi si fanno la guerra sui tavoli tecnici dei comuni; questo fatto di certo non ci stupisce. Ciò che è particolarmente anacronistico e al contempo sconfortante è che, in questo periodo, i parchi vincono dovunque, tranne in pochissimi casi, tra cui Barletta. In un momento storico in cui molti Paesi si preparano ad eliminare definitivamente le automobili dalle città, in cui tutte le città medio-grandi, anche a noi vicine (come Bari, per esempio), si dotano di un sistema valido ed efficiente di park & ride pubblici (parcheggi con bus navetta gratuiti); e ancora, in un periodo in cui, dopo la crisi pandemica si cominciano a fare i conti con le nuove necessità di grandi spazi pubblici per potersi radunare senza pericoli di contagi, a Barletta si pensa di costruire un parcheggio "sotto" al centro storico.
Ovviamente siamo convinti che questo modo di pensare sia insostenibile, arretrato, semplicistico e privo di lungimiranza. Soprattutto in tale circostanza. Considerando la relativa vicinanza al centro cittadino del grande parcheggio dell'Ipercoop, che in orario serale è chiuso e inutilizzato, si potrebbe convenire a forme di convenzione pubblico/privato con i gestori di tale spazio, in modo da sfruttarne appieno l'ingente capacità di posti auto (e non solo il piano interrato, privo di circuiti di sorveglianza) anche durante le ore della movida serale e notturna.
In conclusione, torniamo a dire che siamo quanto mai convinti che questo luogo voglia e debba diventare un parco pubblico - il "Parco delle Mura di San Cataldo" - predisponendosi come un importante snodo urbano "verde".
È altresì innegabile che le opportunità legate al miglioramento della vivibilità urbana per i cittadini residenti coincidano con un alto potenziale incremento dell'offerta turistica. Crediamo che questi siano fatti evidenti a tutti. Si tratta, perciò, innanzitutto, di smuovere le coscienze, di stimolare il dibattito, di lavorare per sviluppare un processo partecipativo continuo (soprattutto in fase di redazione di un PUG) che porti a definire una visione strategica d'insieme, strutturale, unitaria ed organica, elaborata collettivamente, senza credere che sia utopia, ma confidando che, se vogliamo, sarà il domani. Con caparbietà, un piccolo passo alla volta, si tratta di camminare in quella direzione, verso quella meta prefissa che sembrava lontana e che, invece, ad ogni passo si avvicina, con la coerenza e la determinazione di chi ha le idee chiare, con la visione e la determinazione di chi vuole realizzarlo per davvero.
Massimiliano Cafagna (architetto_classe 88), Giuseppe Tupputi (dott. architetto_classe 89), Maria Alessandra Rutigliano (architetto_classe 92), Mariano Doronzo (fotografo_classe 86), Marco Bruno (guida turistica_classe 88), Anna Maria Camapese (architetto_classe 89), Giuseppe Cesario (ingegnere civile-ambientale_classe 91), Alessandro Cascella (guida turistica_classe 91), Giada Centaro (architetto_classe 92), Domenico Comitangelo (geometra_classe 86), Erica Davanzante (laurea in beni culturali_classe 92), Claudia Dipaola (laurea specialistica in Arti Visive__classe 94), Francesco Delrosso (graphic designer_classe 88), Angela Nunzia Delcuratolo (architetto_classe 85), Daniela Delcuratolo (ingegnere edile_classe 89), Simona Falcetta (laurea specialistica in storia dell'arte_classe 91) Fernando Giannella (architetto_classe 87), Marco Lacerenza (graphic designer_classe 88), Antonio Lionetti (graphic designer_classe 88) Giulia Lombardi (laurea specialistica in Arti Visive_classe 94), Giulia Serena Penza (Dott. in Agraria_classe 94), Fernando Giannella (architetto_87), Davide Napolitano (ingegnere civile_classe 88), Antonio Paolillo (architetto_classe 87), Michele Porcelluzzi (architetto_classe 94), Saverio Rociola (graphic designer_classe 88), Ilaria Russo (dott. in arch._classe 91), Ornella Spadaro (architetto_classe 92), Marina Strippoli (architetto_classe 88), Laboratorio di immaginazione urbana