Territorio
Più chiarezza sul canale Ciappetta-Camaggi
Intervento del professor Ruggiero Quarto. «L’ambiente e la salute hanno bisogno di una politica attenta e lungimirante»
Barletta - domenica 3 febbraio 2013
Ancora attenzione focalizzata sul canale Ciappetta-Camaggi. L'argomento, da Barlettalife già ampiamente seguito e approfondito pochi giorni fa con un corposo articolo tecnico, si arricchisce di una utile riflessione a firma del professor Ruggiero Quarto, docente universitario di Geofisica presso l'Università degli Studi di Bari.
«Molti pensano che il canale Ciappetta-Camaggi – scrive il professore nella sua nota - sia una fogna a cielo aperto ed è tristemente conosciuto come "canalone di Andria". Lo sembra, ma è un corso d'acqua del tipo "lama murgiana", ovvero un torrente occasionale che convoglia acque meteoriche verso mare, in seguito ad abbondanti precipitazioni. Corre all'incirca da Castel del Monte ad Ariscianne per 36 Km e anticamente era conosciuto come Fiume Alvedium. Era noto in tutta la cristianità, perché parte integrante della via dei Crociati che, provenienti da tutta Europa, erano diretti a Barletta e a Trani, per imbarcarsi per la Terra Santa. La sua bellezza naturale era affascinante: si passava dal paesaggio carsico murgiano, ai terrazzamenti marini antichi, alle zone umide costiere. Tra Andria e Barletta lambisce una stupenda dolina carsica. Poi, tale lama è stata pesantemente modificata dall'uomo: canalizzata e finanche interrata ad Andria e qui usata in un passato anche recente come fogna. Come ultimo sfregio, accanto alla dolina, è stato costruito il depuratore di Andria, che versa i suoi reflui nel canale.
Come ben noto, tale canale spesso esonda, tanto da situare Barletta, nella zona di via Andria, in elevato rischio idrogeologico. Tale rischio discende da due cause: una geomorfologica, dovuta ad un repentino cambio di direzione del corso d'acqua, e l'altra antropica, legata alla canalizzazione e alla mancata manutenzione. E' proprio la mancata manutenzione che in passato ha provocato i più gravi fenomeni alluvionali, per l'effetto diga causato dai rifiuti che si ammassano all'interno del canale.
La Giunta regionale della Puglia ha deciso di confermare il finanziamento relativo all'intervento di manutenzione del "canalone" e di individuare nella Provincia BAT il soggetto attuatore e di attribuire a tale Provincia il finanziamento di € 743.697,93. Ben vengano i lavori in oggetto. Sono necessari per mitigare il rischio di esondazioni. E' bene dire che, comunque, nel futuro, sarà sempre necessaria un'ordinaria manutenzione del canale.
Ma questo è solo un aspetto che interessa questo "canalone". Altro enorme punto dolente è il carico inquinante che si concentra in esso. Se vi affacciate vedrete scorrere un liquido nero! L'inquinamento, ad occhio ben visibile, che con abili scaricabarile non ha responsabili, arriva a mare e devasta il nostro litorale di levante. Per tale problema che si fa? E' semplicemente pazzesco che dobbiamo continuare a vivere con questa bomba ecologica! A mia memoria (più di 50 anni!) è sempre stato un "canalone" e continua ad esserlo! Anzi, forse, peggio, come lascia presagire il colore e l'odore del liquido che scorre. Non è plausibile che dobbiamo rassegnarci a non fruire serenamente della meravigliosa spiaggia di Ariscianne, con i suoi stupendi fondali rocciosi. Mi rifiuto categoricamente di pensare che non si possa risolvere un gravissimo problema che compromette l'ambiente e la salute. Basta un assiduo controllo del territorio e opportune bonifiche. Costo di questi interventi irrisorio! Non è che sia proprio questo il motivo che ne impedisce la soluzione? E poi dove si scaricano le porcherie?
La verità è che il "canalone" continuerà ad essere un problema fin tanto che le politiche ambientali saranno marginali e miopi. L'ambiente, la salute e il benessere hanno bisogno di una politica attenta e lungimirante. La politica non può basarsi sul tirare a campare quotidiano, nell'unica speranza che l'inquinante che vien versato nel canalone giunga quanto prima a mare senza che nessuno se ne accorga. La politica ha bisogno di una visione lunga, che sappia ridare bellezza al Fiume Alvedium e alle zone umide di Ariscianne, che ci regali la felicità di un salubre bagno in acque marine limpide.
Sarebbe un vero peccato se qualcuno pensasse che ciò è utopia. È tecnicamente ed economicamente possibile. È eticamente doveroso. La salvaguardia del Creato non è un'invenzione post-moderna, ma una necessità dei figli del Signore, perché questi abitino da fratelli, con amore e solidarietà, secondo il Progetto Divino, la Casa donata. Se poi a pensare che sia un sogno utopico è un politico, diffidate! Opinione mia. O no?».
«Molti pensano che il canale Ciappetta-Camaggi – scrive il professore nella sua nota - sia una fogna a cielo aperto ed è tristemente conosciuto come "canalone di Andria". Lo sembra, ma è un corso d'acqua del tipo "lama murgiana", ovvero un torrente occasionale che convoglia acque meteoriche verso mare, in seguito ad abbondanti precipitazioni. Corre all'incirca da Castel del Monte ad Ariscianne per 36 Km e anticamente era conosciuto come Fiume Alvedium. Era noto in tutta la cristianità, perché parte integrante della via dei Crociati che, provenienti da tutta Europa, erano diretti a Barletta e a Trani, per imbarcarsi per la Terra Santa. La sua bellezza naturale era affascinante: si passava dal paesaggio carsico murgiano, ai terrazzamenti marini antichi, alle zone umide costiere. Tra Andria e Barletta lambisce una stupenda dolina carsica. Poi, tale lama è stata pesantemente modificata dall'uomo: canalizzata e finanche interrata ad Andria e qui usata in un passato anche recente come fogna. Come ultimo sfregio, accanto alla dolina, è stato costruito il depuratore di Andria, che versa i suoi reflui nel canale.
Come ben noto, tale canale spesso esonda, tanto da situare Barletta, nella zona di via Andria, in elevato rischio idrogeologico. Tale rischio discende da due cause: una geomorfologica, dovuta ad un repentino cambio di direzione del corso d'acqua, e l'altra antropica, legata alla canalizzazione e alla mancata manutenzione. E' proprio la mancata manutenzione che in passato ha provocato i più gravi fenomeni alluvionali, per l'effetto diga causato dai rifiuti che si ammassano all'interno del canale.
La Giunta regionale della Puglia ha deciso di confermare il finanziamento relativo all'intervento di manutenzione del "canalone" e di individuare nella Provincia BAT il soggetto attuatore e di attribuire a tale Provincia il finanziamento di € 743.697,93. Ben vengano i lavori in oggetto. Sono necessari per mitigare il rischio di esondazioni. E' bene dire che, comunque, nel futuro, sarà sempre necessaria un'ordinaria manutenzione del canale.
Ma questo è solo un aspetto che interessa questo "canalone". Altro enorme punto dolente è il carico inquinante che si concentra in esso. Se vi affacciate vedrete scorrere un liquido nero! L'inquinamento, ad occhio ben visibile, che con abili scaricabarile non ha responsabili, arriva a mare e devasta il nostro litorale di levante. Per tale problema che si fa? E' semplicemente pazzesco che dobbiamo continuare a vivere con questa bomba ecologica! A mia memoria (più di 50 anni!) è sempre stato un "canalone" e continua ad esserlo! Anzi, forse, peggio, come lascia presagire il colore e l'odore del liquido che scorre. Non è plausibile che dobbiamo rassegnarci a non fruire serenamente della meravigliosa spiaggia di Ariscianne, con i suoi stupendi fondali rocciosi. Mi rifiuto categoricamente di pensare che non si possa risolvere un gravissimo problema che compromette l'ambiente e la salute. Basta un assiduo controllo del territorio e opportune bonifiche. Costo di questi interventi irrisorio! Non è che sia proprio questo il motivo che ne impedisce la soluzione? E poi dove si scaricano le porcherie?
La verità è che il "canalone" continuerà ad essere un problema fin tanto che le politiche ambientali saranno marginali e miopi. L'ambiente, la salute e il benessere hanno bisogno di una politica attenta e lungimirante. La politica non può basarsi sul tirare a campare quotidiano, nell'unica speranza che l'inquinante che vien versato nel canalone giunga quanto prima a mare senza che nessuno se ne accorga. La politica ha bisogno di una visione lunga, che sappia ridare bellezza al Fiume Alvedium e alle zone umide di Ariscianne, che ci regali la felicità di un salubre bagno in acque marine limpide.
Sarebbe un vero peccato se qualcuno pensasse che ciò è utopia. È tecnicamente ed economicamente possibile. È eticamente doveroso. La salvaguardia del Creato non è un'invenzione post-moderna, ma una necessità dei figli del Signore, perché questi abitino da fratelli, con amore e solidarietà, secondo il Progetto Divino, la Casa donata. Se poi a pensare che sia un sogno utopico è un politico, diffidate! Opinione mia. O no?».