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Piano di Riordino Ospedaliero, «ecco l'ipocrisia al potere»

Riflessioni di Domenico Vischi del Comitato di Lotta Barletta Provincia

«Nei giorni passati, un nucleo di cittadini barlettani, tutti aderenti o simpatizzanti della Base del Comitato di Lotta Barletta Provincia, hanno inteso sollevare la questione della "pericolosità" sociale del disegno politico, che a livello Regionale e Locale (ed ultimamente anche Nazionale) si sta caldeggiando, ed in maniera sorprendentemente trasversale». A scrivere è Domenico Vischi, per conto della Base del Comitato di Lotta Barletta Provincia, che propone in una nota alcune conclusioni tecnico-giuridiche sul nuovo "Piano di Riordino Ospedaliero" della Regione Puglia, con particolare riferimento alla chiusura degli ospedali in Provincia di Barletta e alla presenza di profili di incostituzionalità.

«La pericolosità sociale del detto disegno politico è data dalla pervicace volontà di riformare l'offerta sanitaria, sopprimendo una caterva di strutture ospedaliere, a torto e pretestuosamente definite "rami secchi". Il presente articolo non è altro che l'estrema sintesi del testo formulato, (riportato integralmente in basso). Questi volenterosi cittadini barlettani hanno inoltrato un ampio e dettagliato Esposto alla C.A. dei seguenti destinatari: al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella; al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi; al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin; ai Presidenti delle Commissioni Parlamentari Sanità (XII Commissione Affari Sociali / Igiene e Sanità) di Camera e Senato, On. Mario Marazziti, e Sen. Emilia Grazia De Biasi, e per loro tramite, ad ogni componente delle rispettive Commissioni; al Presidente della Regione Puglia, ed Assessore Regionale alla Sanità, Michele Emiliano, e per suo tramite all'intera Giunta; al Presidente della III Commissione Regionale Sanità, Giuseppe Romano, e per suo tramite, ad ogni membro della Commissione, e del Consiglio Regionale; al Prefetto di Barletta, Clara Minerva; al Presidente della Provincia di Barletta - BT, Francesco Spina, e per suo tramite all'intero consiglio provinciale; al Neo-Direttore Generale della ASL BT, Ottavio Narracci; al Sindaco di Barletta (Bt), (CAPOLUOGO), Pasquale Cascella, e per suo tramite, ad ogni membro della giunta e del consiglio comunale; ai Sindaci di Bisceglie (Bt), Francesco Spina, - Canosa di Puglia (Bt), Ernesto La Salvia, - Margherita di Savoia (Bt), Paolo Marrano, - Minervino Murge (Bt), Gennaro Superbo, - San Ferdinando di Puglia (Bt), Michele Lamacchia, - Spinazzola (Bt), Nicola Di Tullio, - Trani (Bt), Amedeo Bottaro, - Trinitapoli (Bt), Francesco Di Feo, e per loro tramite, ad ogni membro delle rispettive giunte e dei consigli comunali.

Il testo che segue, è stato (in forma più sintetica) già inoltrato al Comune di Barletta. È recante il timbro dell'ufficio protocollo del Comune di Barletta, con data 19-01-2012. Analizza l'intera questione sanitaria da un punto di vista marcatamente "costituzionale". Naturalmente è fatto salvo quel margine di incertezza dovuto all'apparente diversità tra i testi approvati in Regione e le dichiarazioni che gli stessi politici, anche mediati dalla stampa, rilasciano. La realtà che appare all'orizzonte (medio lungo periodo), è proprio quella sempre in questo testo riportata, ed anche di sotto ribadita, ossia "si vuole arrivare a sopprimere moltissimi ospedali in Puglia, ed in Provincia di Barletta, in particolare, si pensa che verranno lasciati indenni soli tre ospedali, di cui due di eccellenza". Nel caso la previsione, confortata dalle notizie trapelate, fosse azzeccata, le considerazioni esposte nell'intera narrativa soprastante, e nelle asserzioni giuridiche/costituzionali sottostanti sarebbero pienamente sostenibili! La classe politica della Regione Puglia ha stabilito che nella nostra Provincia di Barletta (Barletta-Andria-Trani - Bt) debbono rimanere solo due ospedali (di eccellenza). Il popolo di Barletta contesta tale decisione insensata ed incostituzionale. Dei sette ospedali attuali dell'Asl Bt, ne verranno alla lunga soppressi e chiusi ben sei (eccetto il Dimiccoli di Barletta), per costruirne uno solo ad Andria col "project financing"! L'odierno "L. Bonomo" di Andria verrebbe chiuso a sua volta. Il terzo ospedale, "Trani-Bisceglie", non sarebbe neppure di eccellenza; un viatico verso la definitiva soppressione. Questa furia "filo-andriese" va fermata sùbito!

I politici della Regione Puglia hanno forse dimenticato i fondamentali della Costituzione italiana? Perché un cittadino di Spinazzola (Bt), di Minervino M. (Bt), di Canosa (Bt), di Trani (Bt), o di Bisceglie (Bt) deve rinunciare ad avere l'ospedale nella propria città, per fare un piacere alla Regione… e ad Andria?
L'Articolo 32 della Costituzione, al comma 1 dice: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti".
L'Articolo 1 della Costituzione, al comma 2 dice: "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".
L'Articolo 2 della Costituzione dice: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale".
L'Articolo 3 della Costituzione dice: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
L'Articolo 5 della Costituzione dice: "La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i princìpi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento".

Se "la sovranità appartiene al popolo" e non è soggetta ai capricci della politica, perché privare contro la loro "espressa volontà" cinque popolose città del proprio ospedale, per regalarne uno nuovo ad Andria, che un suo ospedale ce l'ha già? Se si intendesse sventolare ipocritamente la bandiera della "revisione della spesa pubblica", bisognerebbe poi spiegare ai cittadini come si concilia l'avarizia verso quelle città alle quali si "toglie l'ospedale", con la "prodigalità" verso Andria, alla quale si vuole regalare un nuovo super (costosissimo) ospedale, ed alla quale si è lasciata pure la sede dell'Asl BT, con il danno erariale che ne è derivato. Sull'intera faccenda, citiamo alla lettera i testi di un Esposto alla Corte dei Conti, ed alla Procura della Repubblica di Bari, inoltrato da un encomiabile e coraggioso cittadino barlettano, il Sig. Gioacchino Del Negro. L'amico Gioacchino, senza alcun interesse privato nella faccenda, e senza alcun tornaconto politico, si è battuto da solo contro il gigante Golia della Pubblica Amministrazione "distratta" rispetto ai propri doveri Istituzionali. Tale Esposto è stato un tagliente sasso scagliato tra gli occhi del "Mostro", che al momento ha traballato, ma si attende ancora che stramazzi al suolo. Col presente testo, tutti noi sottoscrittori intendiamo dare ulteriore impulso all'eroica battaglia del barlettano G. Del Negro, ed arrivare insieme alla vittoria definitiva contro la mala politica, che presso la nostra provincia di Barletta, viene manovrata su Andria. Nel detto Esposto, Gioacchino Del Negro con dovizia di particolari inanella i vari provvedimenti della Regione Puglia con i quali viene preordinata la consegna ad Andria dell'ASL-BT, "sollevando altresì la questione della ingiustificabile spesa di denaro pubblico per allocarla in strutture private, di quella cittadina". Detto esposto dell'amico e concittadino Gioacchino del Negro, con la presente, si intende integralmente riportato e condiviso!!

Se l'Italia "riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale", come può la Regione disconoscere tali "diritti inviolabili" e snobbare tali "doveri inderogabili"? Come può la Regione discriminare talune "formazioni sociali" per avvantaggiarne altre (Andria)? Forse i cittadini dei Comuni più piccoli, per vedersi riconoscere i propri "diritti inviolabili" (salute) debbono migrare verso "formazioni sociali" più forti politicamente? L'Art. 2 Cost. è chiarissimo: i diritti inviolabili vanno tutelati "lì dove è inserito il cittadino". Se si ignora ciò, si fa passare il concetto incostituzionale che è il cittadino a dover migrare per raggiungere "una formazione sociale più dotata della sua". Invece l'obbligo è in capo allo Stato: sono le Istituzione che devono raggiungere i cittadini, lì dove sono aggregati.

Se in Italia "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di condizioni personali e sociali, ed è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana", perché la Regione vìola così sfacciatamente il principio di uguaglianza? Perché invece di rimuovere gli ostacoli all'uguaglianza, la Regione crea nuovi ostacoli, chiudendo gli ospedali? Perché un cittadino di Spinazzola (Bt), di Minervino M. (Bt), di Canosa (Bt), di Trani (Bt), o di Bisceglie (Bt) deve rinunciare ad avere l'ospedale nella propria città, ed essere discriminato rispetto ad un cittadino di Andria?

Se "la Repubblica riconosce e promuove le autonomie locali", perché la Regione "disconosce e sopprime" una tra le massime espressioni di autonomia locale, quella di avere "un proprio ospedale cittadino"? Se la Repubblica "attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo", perché la Regione "non attua" nel più che importante "servizio", il "servizio sanitario", la più ampia capillarità? Se la Repubblica "adegua i princìpi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento", perché la Regione fissa princìpi e legifera "contro le esigenze dell'autonomia sanitaria e del decentramento dell'offerta sanitaria in tutti i Comuni"?? Perché in Puglia "il più ampio decentramento dell'offerta sanitaria" "non si può realizzare", anzi si chiudono gli ospedali già esistenti??

Se "la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti", perché la Regione si preoccupa solo della salute dei cittadini di Andria (che un ospedale lo hanno già!) e si disinteressa della salute di coloro che nell'Asl Bt rischiano di perdere il proprio ospedale, per l'ingordigia e l'invidia di Andria verso Barletta?

Conclusione. Per tutto quanto detto fin qui, e per ognuno di questi motivi, gli scriventi, in uno all'intero popolo barlettano dicono alle spettabili Istituzioni con l'Esposto a loro inoltrato:
-NO al nuovo ospedale di Andria;
-NO alla soppressione e chiusura (anche mascherata da "riconversione") dei detti ospedali insistenti a Spinazzola, Minervino, Canosa, Trani e Bisceglie;
-NO al "project financing" (strumentale all'edificazione del preteso nuovo ospedale per Andria) che priverebbe le popolazioni del loro patrimonio, a vantaggio dei costruttori;
-NO alla paventata cessione ai privati del vecchio ospedale Umberto I di Barletta;
-NO ad un Piano di riordino ospedaliero (con i suoi step propedeutici, ad es. i "PAL"), che dà ad Andria il Polo di Emergenza-Urgenza, e concede a Barletta il solo Polo Oncologico;
-SÌ all'unico ospedale di eccellenza e provinciale, comprensivo di ogni reparto, l'Ospedale Mons. Dimiccoli di Barletta (ferma restando l'inamovibilità degli altri ospedali in provincia di Barletta);
- al mantenimento di tutti gli ospedali esistenti nell'Asl Bt;
-SÌ al trasferimento dell'Asl Bt a Barletta, presso l'Umberto I, o altre strutture;
-SÌ ad una approfondita indagine conoscitiva a tutto campo (ad opera degli spettabili Destinatari, ed altri da loro eventualmente aditi), per capire se nelle vicende riportate in narrativa, tutti i soggetti coinvolti (specie con ruolo Istituzionale) hanno adempiuto in piena scienza e coscienza ai propri doveri».

Domenico Vischi; Savino Dibenedetto; Ruggiero Piccolo; Giovanni Dileo; Riccardo Michele Scarcella; Francesco Convertini; Giuseppe Delluniversità; Giuseppe Lasala; Carmine Lattanzio; Rosa Seccia; Francesco Paolo Vischi; Cosimo Damiano Cervello; Giovanni Lalla; Giuseppe Doronzo; Vincenzo Dibari; Eugenio Michele Ricco; Maria Dipasquale; Ruggiero Daddato; Damiana Strignano; Michele Lionetti; Luigi Vischi; Elisa Vincenza Piazzolla; Francesco Saverio Pedico; Cosimo Damiano Santeramo; Damiano Lanotte; Umberto Corvasce; Vincenza Gorgoglione; Michele Seccia; Ferdinando Di Bari; Pasquale Dargenio; Rosaria Damato; Domenico Seccia; Savino Seccia; Mariano Di Leo; Michele Marcello; Felice Iodice; Michele Daleno; Francesco Daleno; Nicola Carbone; Domenico Gissi; Riccardo Borraccino; Luigi Somma; Antonio Lanotte; Ruggiero Franco; Santa Dibenedetto; Giuseppe Lamacchia; Francesco Lagrasta; Andrea Lacerenza; Marco Mazzuoccolo; Sebastiano Damato; Rosa Daddario; Domenico Damato; William Antonucci; Marco Tupputi; Ruggiero Antonucci; Rosa Gissi; Vincenzo Dimatteo; Antonio Michele Nannola; Antonio Lattanzio; Michele Dicuonzo; Vincenzo Lionetti; Anna Saponara; Maria Napoletano; Salvatore Imbriola; Pasquale Nasca; Vito De Pinto; Nicola Sarcinelli; Francesco Corvasce; Antonio Riglietti; Gioacchino Scarcella; Anna Cipriano; Mario Salvatore Andriolo; Michele Doronzo; Maria Pia Stasi; Francesco Piazzolla, Giuseppe Battaglia; Giuseppe Lionetti; Antonio Filannino; Vito Altomare; Michele Doronzo; Antonio Amendola; Giuseppe Gorgoglione; Gioacchino Palombella; Ruggiero Piazzolla; Antonia Bizzoca; Vincenza Cantore; Antonio Vischi; Ruggiero Dico; Girolamo Giovanni Gambera; Maria Laporta; Maria Piccolo; Michele Decorato; Angelo Dileo; Mario Raho; Ruggiero Comitangelo; Arcangela Piccolo; Fedele Cavaliere; Isabella Cristallo; Antonio Lombardi; Antonio Noia; Vincenzo Caporusso; Michele Grillo; Ruggiero Stella; Vincenzo Doronzo; Giuseppe Seccia; Raffaele Capuano; Francesco Dagostino; Pasquale Sfregola; Maria Carmela Crudele; Savino Doronzo; Ruggiero Lamacchia; Michele Catanzaro; Maria Giuseppe Seccia; Michele Russo; Vincenzo di Cugno; Bartolomeo Dibenedetto; Gaetano Minafra; Ruggerina Giannini; Ruggiero Di Monte; Spiridione Grimaldi; Pasquale Spera; Michele Rinaldi; Angelo Michele Moscarelli; Anna Ornella Digaeta; Vincenzo Morella; Riccardo Piccolo; Savino Catalano; Pietro Manente; Vito Antonio Doronzo; Mariano Decorato; Filomena Tupputi; Filomena Campese; Francesco Matera; Ruggiero Strignano; Vittoria Musti; Savino Filannino; Gioacchino Antonio Del Negro; Pasquale Marzocca; Francesco Porcelluzzi; Carmine Faggella; Giuseppe Dileo; Vincenzo Ciannarella; Giuseppe Vitobello; Antonio Bizzoca; Giovanni Papeo; Angelo Pellizzieri; Angelo Acocella; Michele Quinto; Domenico Piccinni; Francesco Papeo; Bruno Vitrani; Michele Arcangelo Rizzi; Domenico Farano; Nunzio Scatigno; Ruggiero Torzulli; Ruggiero Alboreo.

Totale Firme: 156.
  • Ospedale "R. Dimiccoli"
  • Comitato di lotta "Barletta provincia"
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