Territorio
Piano Amianto, arriva il sì della Regione Puglia
La Bat accanto a Lecce e Bari tra le province aderenti. Adottato il Piano Regionale Amianto previsto dalla legge 257/1992
BAT - mercoledì 16 gennaio 2013
«Finalmente dopo quasi vent'anni anni la Giunta della Regione Puglia ha adottato il Piano Regionale Amianto previsto dalla legge 257/1992, che mise al bando la fibra killer nel nostro Paese. Adesso bisogna mettere in campo tutte le azioni necessarie per dare ai cittadini gli strumenti per conoscere, affrontare e risolvere definitivamente il problema dell'amianto». Così Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, commenta l'adozione del Piano Regionale Amianto da parte della Giunta della Regione Puglia che definisce gli obiettivi strategici per l'eliminazione e la riduzione dell'esposizione all'amianto.
Sono 75mila gli ettari di territorio italiano interessati dalla presenza dell'amianto e inseriti nel Programma nazionale di bonifica del Ministero dell'Ambiente. Ma nonostante l'urgenza sanitaria, le bonifiche dei siti procedono a rilento eccetto qualche intervento di messa in sicurezza di emergenza, come nel caso dell'impianto Fibronit di Bari. Alcune stime del Cnr e dell'Ispesl parlano di 32 milioni di tonnellate presenti sul territorio nazionale, in 2,5 miliardi di metri quadrati di coperture in cemento-amianto ancora sparsi per il Paese, ma i numeri totali potrebbero essere molto maggiori.
«Se oggi con l'adozione del Piano Regionale Amianto comincia un nuovo corso che va nella direzione di un'adeguata azione di bonifica di contro c'è una nota dolente per tutto il territorio nazionale: la mancanza di impianti di smaltimento – precisa Tarantini ̶ Sono poche le discariche dedicate allo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto e le volumetrie residue risultano comunque inadeguate se riferite ai quantitativi di materiali contenenti amianto ancora da bonificare ma presenti sul territorio regionale e nazionale. Lo smaltimento dei materiali è proprio un nodo cruciale da risolvere per un'adeguata azione di bonifica su tutto il territorio nazionale e necessita di un'adeguata pianificazione per la realizzazione di una impiantistica di trattamento e smaltimento a supporto delle operazioni di bonifica, da realizzare prioritariamente in prossimità dei luoghi maggiormente interessati dal problema».
All'indomani dell'approvazione del Piano regionale per l'amianto della Regione Puglia, Legambiente Puglia sottolinea i risultati ottenuti nella lotta contro l'eternit grazie a 'Eternit Free', la campagna in collaborazione con AzzeroCO2 per convertire i tetti in amianto in tetti fotovoltaici. L'iniziativa ha dato risultati straordinari con migliaia di metri quadrati di coperture di eternit rimosse sostitute da pannelli fotovoltaici per la produzione di energia pulita e rinnovabile.
In Puglia capofila delle Province aderenti è stata Lecce, cui hanno fatta seguito le adesioni di Barletta-Andria-Trani e Bari. Sul territorio regionale la Campagna Eternit Free ha raccolto l'adesione di 58 proprietari di capannoni per un una superficie totale che sfiora i 150.000 mq, di cui oltre 100.000 con coperture in eternit. Dei contratti presentati per la cessione del diritto di superficie quattro sono andati a buon fine dando luogo alla realizzazione di altrettanti impianti che consentono di smaltire metri quadrati di eternit e di produrre energia. Se fino ad ora, però, i privati cittadini hanno potuto contare su uno strumento messo a disposizione dal IV conto energia che ha permesso loro di procedere con gli interventi di bonifica (l'extra-incentivo di 5 centesimi a kwh per chi sostituiva le coperture in eternit con pannelli fotovoltaici), l'attuale sistema di incentivazione - il V conto energia - mostra delle criticità che hanno, di fatto, causato una drammatica battuta di arresto della realizzazione degli impianti e delle bonifiche.
«Alla luce del Piano Amianto adottato dalla Giunta regionale – conclude Tarantini ̶ adesso bisogna adoperarsi per una sua rapida attuazione pianificando pure la realizzazione di una impiantistica regionale di trattamento e smaltimento a supporto delle auspicabili operazioni di bonifica in prossimità dei luoghi maggiormente interessati dal problema. A tutto ciò si aggiunge la necessità di svolgere un'adeguata attività di informazione attraverso un'azione che offra anche gli strumenti su come ci si deve comportare quando si ha a che fare con strutture contaminate in casa, a scuola o presso i luoghi di lavoro, e che informi sui rischi per la salute».
Sono 75mila gli ettari di territorio italiano interessati dalla presenza dell'amianto e inseriti nel Programma nazionale di bonifica del Ministero dell'Ambiente. Ma nonostante l'urgenza sanitaria, le bonifiche dei siti procedono a rilento eccetto qualche intervento di messa in sicurezza di emergenza, come nel caso dell'impianto Fibronit di Bari. Alcune stime del Cnr e dell'Ispesl parlano di 32 milioni di tonnellate presenti sul territorio nazionale, in 2,5 miliardi di metri quadrati di coperture in cemento-amianto ancora sparsi per il Paese, ma i numeri totali potrebbero essere molto maggiori.
«Se oggi con l'adozione del Piano Regionale Amianto comincia un nuovo corso che va nella direzione di un'adeguata azione di bonifica di contro c'è una nota dolente per tutto il territorio nazionale: la mancanza di impianti di smaltimento – precisa Tarantini ̶ Sono poche le discariche dedicate allo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto e le volumetrie residue risultano comunque inadeguate se riferite ai quantitativi di materiali contenenti amianto ancora da bonificare ma presenti sul territorio regionale e nazionale. Lo smaltimento dei materiali è proprio un nodo cruciale da risolvere per un'adeguata azione di bonifica su tutto il territorio nazionale e necessita di un'adeguata pianificazione per la realizzazione di una impiantistica di trattamento e smaltimento a supporto delle operazioni di bonifica, da realizzare prioritariamente in prossimità dei luoghi maggiormente interessati dal problema».
All'indomani dell'approvazione del Piano regionale per l'amianto della Regione Puglia, Legambiente Puglia sottolinea i risultati ottenuti nella lotta contro l'eternit grazie a 'Eternit Free', la campagna in collaborazione con AzzeroCO2 per convertire i tetti in amianto in tetti fotovoltaici. L'iniziativa ha dato risultati straordinari con migliaia di metri quadrati di coperture di eternit rimosse sostitute da pannelli fotovoltaici per la produzione di energia pulita e rinnovabile.
In Puglia capofila delle Province aderenti è stata Lecce, cui hanno fatta seguito le adesioni di Barletta-Andria-Trani e Bari. Sul territorio regionale la Campagna Eternit Free ha raccolto l'adesione di 58 proprietari di capannoni per un una superficie totale che sfiora i 150.000 mq, di cui oltre 100.000 con coperture in eternit. Dei contratti presentati per la cessione del diritto di superficie quattro sono andati a buon fine dando luogo alla realizzazione di altrettanti impianti che consentono di smaltire metri quadrati di eternit e di produrre energia. Se fino ad ora, però, i privati cittadini hanno potuto contare su uno strumento messo a disposizione dal IV conto energia che ha permesso loro di procedere con gli interventi di bonifica (l'extra-incentivo di 5 centesimi a kwh per chi sostituiva le coperture in eternit con pannelli fotovoltaici), l'attuale sistema di incentivazione - il V conto energia - mostra delle criticità che hanno, di fatto, causato una drammatica battuta di arresto della realizzazione degli impianti e delle bonifiche.
«Alla luce del Piano Amianto adottato dalla Giunta regionale – conclude Tarantini ̶ adesso bisogna adoperarsi per una sua rapida attuazione pianificando pure la realizzazione di una impiantistica regionale di trattamento e smaltimento a supporto delle auspicabili operazioni di bonifica in prossimità dei luoghi maggiormente interessati dal problema. A tutto ciò si aggiunge la necessità di svolgere un'adeguata attività di informazione attraverso un'azione che offra anche gli strumenti su come ci si deve comportare quando si ha a che fare con strutture contaminate in casa, a scuola o presso i luoghi di lavoro, e che informi sui rischi per la salute».