Attualità
Paura e pregiudizio, a Barletta i negozi cinesi “pagano” il Coronavirus
Il contagio della paura ha superato quello da Covid-19, ma per i negozianti cinesi «va tutto bene»
Barletta - lunedì 2 marzo 2020
Negozi deserti e proprietari dietro i banconi, in attesa di clienti che sembrano diminuire giorno dopo giorno. È il fotogramma di un momento tragico per l'intera economia del paese, ma che in città sta colpendo in particolar modo gli affari dei negozianti cinesi.
È sufficiente entrare in poche attività per constatare il numero di locali tanto ampi, quanto desolati. Qualcuno ha già deciso di abbassare le saracinesche, qualcun altro ha optato per non aprire di domenica mattina, come invece era consuetudine fare. Il panico da contagio del virus, che pure ormai parla italiano e viaggia in Europa, pare non conoscere distinzioni tra le zone "rosse", "gialle" e "verdi" individuate dal Decreto ministeriale sulle misure urgenti di contenimento del contagio da Coronavirus.
Eppure, il numero di ingressi in molti dei locali commerciali cinesi in città raccontavano, già prima dell'emergenza italiana, un'altra storia. Una storia che oggi sembra stia prendendo le pieghe di un finale funesto, creando indubbi danni all'economia delle comunità cinesi. Una storia, sulla quale spesso, nonostante tutto, i commercianti si limitano a commentare: «Va tutto bene».
Il contagio della paura
La soglia di attenzione del Governo, della Protezione civile e delle Asl è altissima sull'intero territorio nazionale, nella consapevolezza di un inevitabile aumento dei numeri di contagiati che sembra stia già rilevando le criticità logistiche del nostro sistema sanitario. La Puglia, tuttavia, è ancora lontana da scenari epidemici, contando solo 4 casi, presto messi in isolamento.
È la paura però ad aver presto contagiato anche la nostra regione, inducendo i cittadini non solo ad adottare buoni comportamenti di prevenzione, ma anche a scelte poco razionali. Tra queste, quelle discriminatrici dettate dall'origine cinese del virus. No, non va tutto bene.
È sufficiente entrare in poche attività per constatare il numero di locali tanto ampi, quanto desolati. Qualcuno ha già deciso di abbassare le saracinesche, qualcun altro ha optato per non aprire di domenica mattina, come invece era consuetudine fare. Il panico da contagio del virus, che pure ormai parla italiano e viaggia in Europa, pare non conoscere distinzioni tra le zone "rosse", "gialle" e "verdi" individuate dal Decreto ministeriale sulle misure urgenti di contenimento del contagio da Coronavirus.
(Non) «Va tutto bene»
«Dopo le feste di Natale è normale». Provava a spiegare così il calo delle vendite una negoziante cinese solo qualche settimana fa, prima che il virus arrivasse in Italia, ma quando il pregiudizio iniziava ad imperare. «È una situazione – continuava l'esercente – che si avverte maggiormente nelle città del nord». Sarebbe molto più critica la situazione dei ristoranti, secondo la testimonianza di un'altra negoziante. «Nei negozi di casalinghi va meglio», ci spiegava, mentre nella vicina Trani chiudeva uno dei ristoranti cinesi più frequentati e a Bari il sindaco Decaro invitava la cittadinanza a non abbandonare l'economia della comunità. «Nel mio negozio – proseguiva la commerciante – non è cambiato molto, perché i clienti mi conoscono, sanno che vivo qui con la mia famiglia».Eppure, il numero di ingressi in molti dei locali commerciali cinesi in città raccontavano, già prima dell'emergenza italiana, un'altra storia. Una storia che oggi sembra stia prendendo le pieghe di un finale funesto, creando indubbi danni all'economia delle comunità cinesi. Una storia, sulla quale spesso, nonostante tutto, i commercianti si limitano a commentare: «Va tutto bene».
Il contagio della paura
La soglia di attenzione del Governo, della Protezione civile e delle Asl è altissima sull'intero territorio nazionale, nella consapevolezza di un inevitabile aumento dei numeri di contagiati che sembra stia già rilevando le criticità logistiche del nostro sistema sanitario. La Puglia, tuttavia, è ancora lontana da scenari epidemici, contando solo 4 casi, presto messi in isolamento.
È la paura però ad aver presto contagiato anche la nostra regione, inducendo i cittadini non solo ad adottare buoni comportamenti di prevenzione, ma anche a scelte poco razionali. Tra queste, quelle discriminatrici dettate dall'origine cinese del virus. No, non va tutto bene.