Politica
Pasquale Cascella sempre più sindaco del centrosinistra
Il portavoce di Napolitano a confronto con associazioni e gruppi politici. Confronto di idee e temi, al centro dell'appuntamento sempre e solo Barletta
Barletta - lunedì 1 aprile 2013
13.38
È stata una Santa Pasqua intensa per il centrosinistra barlettano. Dopo una fitta settimana di incontri e tavoli politici, quest'oggi è stata la volta di un interessante confronto tra il candidato sindaco Pasquale Cascella e le diverse "anime" del centrosinistra della Città della Disfida. L'incontro, tenutosi presso la sede elettorale della Buona Politica in via Coletta, ha registrato la presenza di diversi esponenti della politica barlettana, che alla più classica "scampagnata" hanno preferito questo tavolo politico informale per decidere le sorti della città. Tanti sono ancora i dubbi che aleggiano attorno alla figura di Pasquale Cascella, quesiti più o meno amletici che il portavoce di Napolitano riesce a dirimere con una naturalezza mai composita, con pacatezza e disponibilità assoluta. Tra un impegno e l'altro a Roma, nel difficile momento della politica nazionale a cui necessariamente deve prestare attenzione Cascella essendo ancora portavoce del presidente della Repubblica Napolitano, il candidato sindaco del centrosinistra pare idealmente controbattere a tutte le accuse di coloro che gli rimproverano di non conoscere i problemi di Barletta, di essere troppo occupato per "occuparsi" della Città della Disfida. La prima "Disfida" di Pasquale Cascella, quella a cui tiene maggiormente, riguarda Barletta, una città che deve ripartire. È un Cascella disponibile, aperto al confronto e alle varie espressioni del centrosinistra, attento al tessuto urbano in cui si trova e a cui è legato nonostante la permanenza "forzata" nella Capitale per motivi lavorativi. Il suo lungo intervento ha toccato una serie di punti cruciali per il futuro della Città e del movimento che rappresenta. Abbiamo colto l'intervento del candidato sindaco del centrosinistra attraverso alcuni flash, che lo ritraggono in tutta la sua spontaneità, nel suo interloquire privo di fronzoli. Cascella potrebbe rappresentare il momento di cambiamento e di rottura rispetto al passato, e il suo intenso ragionamento lo testimonia:
«Questa Città – esordisce Cascella - mi ha dato le origini, mi ha dato la possibilità di compiere un percorso che è arrivato dove è arrivato. Ora posso fermarmi oppure cogliere altre opportunità. L'altra opportunità è di rivivere quella idea di "città" che avevo quando sono stato qui, quando ho cominciato ad impegnarmi, a battermi, insieme ai braccianti, agli operai, insieme a tanta gente che questa città la amava, la voleva trasformare. Lo dico senza timore di essere considerato presuntuoso: io quando torno in questa città, la vedo, arrivo con la macchina e mi capita di imboccare la periferia. L'ultima volta ho avuto timore, mi sono perso in una periferia diventata enorme. Chilometri, in una città in cui è difficile riconoscersi: mi chiedevo se era altra cosa o si poteva considerare parte del tessuto e dell'immagine di Barletta. Ho paura che così non sia. Se c'è una cosa grande che si può fare per questa città è ricostruire l'immagine di Barletta, ridare un senso alla vita sociale e collettiva».
Il discorso del portavoce del presidente della Repubblica Napolitano continua poi puntando sull'idea di "rinnovamento", di disponibilità al cambiamento: «Andiamo a vedere poi i dati di analisi derivanti dalle ultime politiche, che ci danno il senso del comune sentire della città. Abbiamo visto che una forza creatasi ex novo sulla base di un malessere diffuso e di una sensazione di indignazione è diventata la prima forza a Barletta. Poi abbiamo il centrodestra e infine il centrosinistra. Da questo punto di vista, possiamo dire che non c'è partita. Dobbiamo chiederci se il centrosinistra, che ha una collocazione di sofferenza e in un certo senso di "riduzione", ha la capacità di rilanciarsi, di rinascere, di tornare in campo. Io credo che questa risposta dobbiamo darla tutti insieme. Insieme significa che non c'è da costruire una candidatura. La mia disponibilità c'è, ma ad incontrare le energie. Mi interessa essere partecipe di questa sfida. Bisogna capire se le logiche che hanno prevalso fino a questo momento, che hanno portato a quella che tanti hanno definito una sconfitta, possono essere invertite. Se possono essere invertite, io sono in campo. Se invece sono altre le logiche che si impongono, non mi interessano, sono al di fuori. Non sono poi io a decidere chi è dentro e chi fuori: è ciascuno che deve sentire la volontà di credere a questo progetto. Chi ci sta dentro, è dentro; chi non lo condivide, è naturalmente fuori».
Un punto fermo da cui ripartire secondo Cascella è senza dubbio lontano dall'ultimo "strumento di democrazia", le primarie, che possono facilmente trasformarsi in un'arma di esclusione. Altro "dogma" fondamentale per il candidato sindaco del centrosinistra è la ricerca dell'interesse collettivo: «C'è quindi un rimpallo di responsabilità? No, dobbiamo cercare di invertire il "metodo"democratico che viene attribuito alle primarie. Io ho un percorso politico che attribuisce il peso che ogni strumento della partecipazione democratica merita, ma considerandoli come tali. Il valore non va dato allo strumento, ma alla partecipazione. Cosa significherebbero ora le primarie? Significa semplicemente andare a riproporre lo scontro che c'è stato, riproporlo negli stessi termini per arrivare ad escludere. Parliamoci francamente: dalle candidature delle primarie uscirebbe fuori sempre un solo nome. Gli altri, come dovrebbe essere sul piano della democrazia, a quel punto metterebbero a disposizione il proprio nome, le proprie forze, il proprio sistema di informazione per consentire a chi ha prevalso di vincere, oppure no? Se condividete questa analisi, le primarie non sono più strumento né di democrazia, né di partecipazione, ma diventano uno strumento per escludere. Il centrosinistra per vincere non ha bisogno di escludere, ma di includere all'interno di un progetto di cambiamento. Prima di venire qui davo un'occhiata ad alcuni documenti: le idee e le proposte non mancano. Dobbiamo evitare che queste rimangano indistinte, nominalistiche e senza contenuti. Il programma di per sé è facile da assemblare, slogan e parole d'ordine sono semplici da individuare. Altra cosa è sapere che quelle proposte significano elidere interessi particolari e andare incontro all'interesse collettivo, generale della città. Questo è il compito enorme, immane a cui si va incontro».
Il fulcro del discorso di Cascella è rappresentato da due argomenti scottanti per la Città della Disfida: settore edilizio e produttività. «Sappiamo che l'edilizia è un'attività fondamentale in qualsiasi attività. L'edilizia – incalza Cascella - è un settore decisivo per il progresso stesso di una città. L'edilizia può essere costruzione, oppure può essere riconversione del patrimonio della città. Bisogna unire le forze, ma anche unire le parti della città. Ragioniamoci su: abbiamo un centro storico che per fortuna è stato conservato così, e che rappresenta un'attrazione, un bene prezioso per la città. Possiamo considerare quella parte di città un patrimonio a se stante, separato già storicamente dai quartieri contadini? Adesso non si può immaginare più questo mondo. Centro, quartieri contadini e periferia sono tre aree della nostra città. Noi rischiamo di avere un centro storico che diventa una sorta di parco culturale, dove avere i locali migliori, dove i giovani si raccolgono, periferie senza verde e anche aree della città che, non potendo essere riconvertite, rischiano il degrado. Noi avevamo avuto un crollo già nel 1956; statisticamente, dovevamo averne un altro nel 2056. E invece si è verificato un altro crollo in via Roma. Possiamo credere a questo punto che questa serie di crolli non ci debba dire niente, che quella parte della città debba essere riconvertita? Possiamo lasciare questa parte della città al degrado o agli interventi singoli? Bisogna dire "Alt, fermiamoci", dobbiamo avere una moratoria per capire bene l'idea di città. La squadra andrà costruita sulle competenze. Potremmo anche continuare a ragionare sulle risorse imprenditoriali della città. Secondo il censimento Istat del 2011, il pilastro di questa città è ancora, volente o nolente, l'agricoltura. Quei contadini non possono essere considerati marginali. Barletta ha fatto parte negli scorsi decenni dello sviluppo a macchia di leopardo che ha riguardato l'Adriatico. Barletta ora è una macchia di leopardo che si sta stringendo. Possiamo immaginare che tutte le risorse produttive che si sono messe in movimento nel tessile, nel calzaturiero, debbano essere disperse, invece che ripensate, valorizzate e incitate? Se vogliamo dare una prospettiva di lavoro ai giovani, non possiamo non immaginare una Barletta che integri le sue risorse, risorse di tipo storico, culturale e produttivo».
Non manca una chiosa finale, che Cascella "dedica" al futuro della sua amata Barletta e alla legalità – tema più volte caldeggiato dalla redazione di Barlettalife-, non lesinando qualche piccola (ma pungente) stoccata a chi in passato ha preferito gli studi notarili ad un processo democratico: «Ciascuno di noi deve immaginare le soluzioni ai problemi che sono davanti agli occhi, non c'è bisogno di calare dall'alto per accorgersene. Sono davanti a noi nel modo in cui viviamo Barletta. Si può affrontare il tutto con una visione diversa, la legalità da sola non basta più. La legalità è un principio basilare, però deve corrispondere ad un sentimento etico della vita cittadina, il senso etico di portare la trasparenza. Basta questo per dire che dal notaio, semmai, ci si deve andare per mettere giù le cose come stanno, non per saltare una fase, un momento democratico. Se questo sforzo si può compiere, il percorso che si può immaginare insieme parte dalle idee. Vediamo quali sono le idee che vanno ad incontrarsi in un programma. Naturalmente a quel punto avrebbe senso una mia candidatura, non perché è una candidatura, ma perché io sono a vostra disposizione per cercare di far valere ciò che si incontra, non ciò che si divide. Bisogna cambiare, nel senso di trasformare questa città. Forse Barletta merita qualcosa di più».
Cambiamento, innovazione rispetto al passato, rivalutazione dei "tesori" della Città di Barletta. Su questi punti si basano le idee di Pasquale Cascella, che giorno dopo giorno, ora dopo ora, diventa sempre più il candidato sindaco del centrosinistra cittadino.
«Questa Città – esordisce Cascella - mi ha dato le origini, mi ha dato la possibilità di compiere un percorso che è arrivato dove è arrivato. Ora posso fermarmi oppure cogliere altre opportunità. L'altra opportunità è di rivivere quella idea di "città" che avevo quando sono stato qui, quando ho cominciato ad impegnarmi, a battermi, insieme ai braccianti, agli operai, insieme a tanta gente che questa città la amava, la voleva trasformare. Lo dico senza timore di essere considerato presuntuoso: io quando torno in questa città, la vedo, arrivo con la macchina e mi capita di imboccare la periferia. L'ultima volta ho avuto timore, mi sono perso in una periferia diventata enorme. Chilometri, in una città in cui è difficile riconoscersi: mi chiedevo se era altra cosa o si poteva considerare parte del tessuto e dell'immagine di Barletta. Ho paura che così non sia. Se c'è una cosa grande che si può fare per questa città è ricostruire l'immagine di Barletta, ridare un senso alla vita sociale e collettiva».
Il discorso del portavoce del presidente della Repubblica Napolitano continua poi puntando sull'idea di "rinnovamento", di disponibilità al cambiamento: «Andiamo a vedere poi i dati di analisi derivanti dalle ultime politiche, che ci danno il senso del comune sentire della città. Abbiamo visto che una forza creatasi ex novo sulla base di un malessere diffuso e di una sensazione di indignazione è diventata la prima forza a Barletta. Poi abbiamo il centrodestra e infine il centrosinistra. Da questo punto di vista, possiamo dire che non c'è partita. Dobbiamo chiederci se il centrosinistra, che ha una collocazione di sofferenza e in un certo senso di "riduzione", ha la capacità di rilanciarsi, di rinascere, di tornare in campo. Io credo che questa risposta dobbiamo darla tutti insieme. Insieme significa che non c'è da costruire una candidatura. La mia disponibilità c'è, ma ad incontrare le energie. Mi interessa essere partecipe di questa sfida. Bisogna capire se le logiche che hanno prevalso fino a questo momento, che hanno portato a quella che tanti hanno definito una sconfitta, possono essere invertite. Se possono essere invertite, io sono in campo. Se invece sono altre le logiche che si impongono, non mi interessano, sono al di fuori. Non sono poi io a decidere chi è dentro e chi fuori: è ciascuno che deve sentire la volontà di credere a questo progetto. Chi ci sta dentro, è dentro; chi non lo condivide, è naturalmente fuori».
Un punto fermo da cui ripartire secondo Cascella è senza dubbio lontano dall'ultimo "strumento di democrazia", le primarie, che possono facilmente trasformarsi in un'arma di esclusione. Altro "dogma" fondamentale per il candidato sindaco del centrosinistra è la ricerca dell'interesse collettivo: «C'è quindi un rimpallo di responsabilità? No, dobbiamo cercare di invertire il "metodo"democratico che viene attribuito alle primarie. Io ho un percorso politico che attribuisce il peso che ogni strumento della partecipazione democratica merita, ma considerandoli come tali. Il valore non va dato allo strumento, ma alla partecipazione. Cosa significherebbero ora le primarie? Significa semplicemente andare a riproporre lo scontro che c'è stato, riproporlo negli stessi termini per arrivare ad escludere. Parliamoci francamente: dalle candidature delle primarie uscirebbe fuori sempre un solo nome. Gli altri, come dovrebbe essere sul piano della democrazia, a quel punto metterebbero a disposizione il proprio nome, le proprie forze, il proprio sistema di informazione per consentire a chi ha prevalso di vincere, oppure no? Se condividete questa analisi, le primarie non sono più strumento né di democrazia, né di partecipazione, ma diventano uno strumento per escludere. Il centrosinistra per vincere non ha bisogno di escludere, ma di includere all'interno di un progetto di cambiamento. Prima di venire qui davo un'occhiata ad alcuni documenti: le idee e le proposte non mancano. Dobbiamo evitare che queste rimangano indistinte, nominalistiche e senza contenuti. Il programma di per sé è facile da assemblare, slogan e parole d'ordine sono semplici da individuare. Altra cosa è sapere che quelle proposte significano elidere interessi particolari e andare incontro all'interesse collettivo, generale della città. Questo è il compito enorme, immane a cui si va incontro».
Il fulcro del discorso di Cascella è rappresentato da due argomenti scottanti per la Città della Disfida: settore edilizio e produttività. «Sappiamo che l'edilizia è un'attività fondamentale in qualsiasi attività. L'edilizia – incalza Cascella - è un settore decisivo per il progresso stesso di una città. L'edilizia può essere costruzione, oppure può essere riconversione del patrimonio della città. Bisogna unire le forze, ma anche unire le parti della città. Ragioniamoci su: abbiamo un centro storico che per fortuna è stato conservato così, e che rappresenta un'attrazione, un bene prezioso per la città. Possiamo considerare quella parte di città un patrimonio a se stante, separato già storicamente dai quartieri contadini? Adesso non si può immaginare più questo mondo. Centro, quartieri contadini e periferia sono tre aree della nostra città. Noi rischiamo di avere un centro storico che diventa una sorta di parco culturale, dove avere i locali migliori, dove i giovani si raccolgono, periferie senza verde e anche aree della città che, non potendo essere riconvertite, rischiano il degrado. Noi avevamo avuto un crollo già nel 1956; statisticamente, dovevamo averne un altro nel 2056. E invece si è verificato un altro crollo in via Roma. Possiamo credere a questo punto che questa serie di crolli non ci debba dire niente, che quella parte della città debba essere riconvertita? Possiamo lasciare questa parte della città al degrado o agli interventi singoli? Bisogna dire "Alt, fermiamoci", dobbiamo avere una moratoria per capire bene l'idea di città. La squadra andrà costruita sulle competenze. Potremmo anche continuare a ragionare sulle risorse imprenditoriali della città. Secondo il censimento Istat del 2011, il pilastro di questa città è ancora, volente o nolente, l'agricoltura. Quei contadini non possono essere considerati marginali. Barletta ha fatto parte negli scorsi decenni dello sviluppo a macchia di leopardo che ha riguardato l'Adriatico. Barletta ora è una macchia di leopardo che si sta stringendo. Possiamo immaginare che tutte le risorse produttive che si sono messe in movimento nel tessile, nel calzaturiero, debbano essere disperse, invece che ripensate, valorizzate e incitate? Se vogliamo dare una prospettiva di lavoro ai giovani, non possiamo non immaginare una Barletta che integri le sue risorse, risorse di tipo storico, culturale e produttivo».
Non manca una chiosa finale, che Cascella "dedica" al futuro della sua amata Barletta e alla legalità – tema più volte caldeggiato dalla redazione di Barlettalife-, non lesinando qualche piccola (ma pungente) stoccata a chi in passato ha preferito gli studi notarili ad un processo democratico: «Ciascuno di noi deve immaginare le soluzioni ai problemi che sono davanti agli occhi, non c'è bisogno di calare dall'alto per accorgersene. Sono davanti a noi nel modo in cui viviamo Barletta. Si può affrontare il tutto con una visione diversa, la legalità da sola non basta più. La legalità è un principio basilare, però deve corrispondere ad un sentimento etico della vita cittadina, il senso etico di portare la trasparenza. Basta questo per dire che dal notaio, semmai, ci si deve andare per mettere giù le cose come stanno, non per saltare una fase, un momento democratico. Se questo sforzo si può compiere, il percorso che si può immaginare insieme parte dalle idee. Vediamo quali sono le idee che vanno ad incontrarsi in un programma. Naturalmente a quel punto avrebbe senso una mia candidatura, non perché è una candidatura, ma perché io sono a vostra disposizione per cercare di far valere ciò che si incontra, non ciò che si divide. Bisogna cambiare, nel senso di trasformare questa città. Forse Barletta merita qualcosa di più».
Cambiamento, innovazione rispetto al passato, rivalutazione dei "tesori" della Città di Barletta. Su questi punti si basano le idee di Pasquale Cascella, che giorno dopo giorno, ora dopo ora, diventa sempre più il candidato sindaco del centrosinistra cittadino.