Paky Mele
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Paky Mele, una vita da dj

Intervista al dj barlettano che ha fatto ballare generazioni di ragazzi. Una carriera ricca di emozioni e soddisfazioni

Paky Mele è nato a Barletta nel 1946, dove tuttora risiede. Ha suonato in tanti locali e discoteche. Qui in Puglia ha suonato presso il "Gixi", il "Bla Bla Disco", il "New York- New York" (storiche discoteche di Barletta dal 1975 al 1983), "Only you" (Margherita di Savoia), "Ippocampo Disco" di Manfredonia, dove si finiva la serata con un bagno notturno sulle note di "For the love of you", degli Isley Brothers. E' stato per anni responsabile per la Regione Puglia dell'Associazione Nazionale dj, e nel maggio del 1978 è stato premiato da Renzo Arbore (di cui è grande amico) con il premio "Pick- up d'oro" come miglior dj dell'anno. Sempre nel 1978 registra per un mese negli studi di Rai Radio 1 il programma "Splash", dove conduce e seleziona le novità della disco-music.Ha lavorato presso Radio Emilia 1, Tele 9 Varese, Radio Barletta Stereo, Radio Antenna 1. Ha curato la prima compilation di rap dal titolo "Raptus".Nel 1984 è stato capitano della "Nazionale dj e cantanti". Ha conosciuto tanti dj storici come Cerrone,Ronnie Jones, Roby Bonardi, Enzo Persuader, Foxy John, Ninni Portoghese, e cantanti come Amanda Lear e Gianni Morandi. Attualmente, Paky Mele cura le selezioni musicali di vari circoli tennis e sporting club.

Quanti anni avevi quando hai comprato il tuo primo disco?
Forse avevo 14-15 anni. Mi piacevano i re del night:Bruno Martino, Marino Barreto, lo swing italiano di Natalino Otto. Se i giovani non conoscono tutti questi grandi artisti, mi dispiace per loro.

Perché hai scelto di diventare dj?
Non è stata una scelta. Durante le feste nei primi club o sulle terrazze, i miei amici, sapendo che avevo molti 45 giri, cominciarono ad invitarmi per programmare la mia musica. Da allora, non ho più smesso.

Sei stato uno dei primi dj barlettani, ti senti stimato?
Mi fa piacere ricevere attestazioni di stima anche da parte di artisti come Renzo Arbore, il quale nel 1978 mi premiò come migliore dj italiano, dopo una esibizione presso il Palasport di Siena davanti a 6000 persone. Anche la gente comune mi stima ancora e mi invita a suonare alle feste o nei circoli tennis o sporting club, nonché compleanni di giovani.

Quanto conta la cultura musicale per un dj?
Credo sia indispensabile, per questo motivo invito tutti i giovani dj a documentarsi e informarsi coi classici del soul, del "Memphis sound", del "Philly sound", dell' "Atlantic sound".Ancora oggi i grandi dj rielaborano questa grande musica.

Quale era l'atmosfera nelle discoteche degli anni '70-'80?
Negli anni '70-'80 la gente andava in discoteca per ascoltare musica e vedere come lavorava il dj e quale tecnica usasse. Il dj era l'attrazione della serata. Oggigiorno i ragazzi vanno in discoteca per rimorchiare, per "posare" e per altri "scopi". Mi dispiace dirlo, ma a loro non frega niente nè musica, nè del dj.

Cosa ti piace del tuo mestiere di dj?
La soddisfazione di riuscire a trasmettere al pubblico le stesse emozioni che provo io nel programmare i miei dischi.

Cosa non ti piace del tuo mestiere di dj?
Non mi piace l'essere considerato un juke-box che mette canzoni a richiesta.

Per essere un buon dj conta più la passione o la tecnica?
Conta la passione. Oggi è facile mixare, ma è difficile selezionare brani belli e meno belli, spesso vedo ragazzi che per seguire la stessa battuta, mettono due dischi che non c'entrano nulla.

Spesso si crede, a torto, che sia facile diventare grandi dj in poco tempo, tu che ne pensi?
Ti dico solo che i grossi nomi hanno in media 45-50 anni, come ad esempio Paolo Micioni, Agostino Presta, Claudio Casalini, Alex Neri, Enzo Veronesi e tanti altri validissimi dj. Tutti questi dj hanno grande esperienza e tanta cultura musicale.
8 fotoIntervista a Paky Mele
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