Servizi sociali
“Non voglio più subire”
Un progetto finalizzato all' emersione dei casi di persecuzione, sopraffazione, violenza. Le linee della nuova normativa
Barletta - martedì 22 giugno 2010
Questa mattina, nel convegno di presentazione del progetto "NON VOGLIO PIÙ SUBIRE" tenuto presso la sala conferenze del Centro Polifunzionale della Polizia di Stato nel quartiere San Paolo, è stata illustrata l'idea di realizzare un progetto finalizzato alla emersione del c.d. "numero oscuro" dei casi di persecuzione, sopraffazione, violenza, patiti da persone in stato di soggezione nei confronti dei loro aguzzini, nata innanzitutto dalla constatazione che due persone su tre che si determinino finalmente a denunciare hanno alle loro spalle un passato, più o meno remoto, connotato da angoscia, vessazioni, violenze morali e fisiche.
Dopo i saluti del Prefetto Schiraldi del Questore Manari, si sono susseguiti gli interventi dei relatori, in assenza per un motivo sopraggiunto all'ultimo istante del Procuratore della Repubblica, davanti ad un auditorio composto da poliziotti, operatori nel settore dell'assistenza sociale provenienti da tutti i comuni della provincia, rappresentanti dei centri antiviolenza, di associazioni ed enti impegnati nel settore della prevenzione del fenomeno e del sostegno delle vittime di stalkin e violenze sessuali.
La dott.ssa Chiara Giacomantonio, del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, una delle principali esperte in materia di "stalking", ha illustrato le linee della nuova normativa e le risultanze della sua prima fase di applicazione. Il dott. Ludovico Abbaticchio ha illustrato il ruolo dell'Ente Locale nella attività di assistenza, il dott. Saverio ABBRUZZESE ha spiegato quale sia il profilo degli "stalker" e l'aspetto clinico delle loro condotte, la dott.ssa Giselda Cianciola dell'Associazione CODICI, ha approfondito la stessa tematica sotto il profilo criminologico, la dott.ssa Francesca Falco, vice dirigente dell'U.P.G.S.P. ha esaminato la problematica relativa alla vittimologia, il dott. Fausto Lamparelli, dirigente della Squadra Mobile di Bari, ha illustrato l'attività di contrasto al fenomeno, ed infine il dottor Giorgio Oliva, dirigente dell'U.P.G.S.P. ha illustrato il senso del progetto "NON VOGLIO PIÙ SUBIRE".
La lettura dei dati relativi al sesso ed alle fasce d'età delle vittime di stalking ha persuaso gli operatori come soprattutto le giovani donne abbiano una maggiore probabilità di divenire "prede" e dal giorno in cui è entrata in vigore la normativa sullo stalking (decreto legge 23 febbraio 2009 n. 11 con l'inserimento dell'art. 612-bis nel Codice Penale) ha evidenziato come alla individuazione ed alla conoscenza da parte della polizia giudiziaria di fatti connotati da vessazione continuata o persecuzione si arrivi troppo frequentemente solo casualmente.
La esperienza operativa ha registrato come, per oltre la metà dei denuncianti, la presentazione alla polizia giudiziaria sia molto frequentemente mediata dagli operatori sanitari del 118, o da assistenti sociali venuti a conoscenza del fatto criminoso solo incidentalmente nel corso di attività volte ad affrontare altre problematiche; l'emersione dei fatti criminosi avviene spesso attraverso la "segnalazione" al 113 o ad altri numeri d'emergenza da parte di un parente o un amico della vittima, da un vicino, talvolta da comunicazioni anonime, magari riguardanti liti in famiglia o tra condomini.
Con analoga frequenza constatiamo come la condotta denunciata sia preceduta da vessazioni e episodi reiterati di violenza fisica e morale protratta per mesi o addirittura anni, lasciando da parte della vittima per lunghissimo tempo piena libertà al proprio aguzzino di agire, di abusare, di vessare, di perseguitare.
Molti non denunciano per timore di ulteriori ritorsioni o perché pensano di poter gestire la situazione autonomamente, convinti di non aver bisogno d'aiuto. Vi sono condizionamenti dovuti a ragioni affettive, alle precarie condizioni economiche, a motivazioni connesse allo "status" sociale…
Il fenomeno dei maltrattamenti in famiglia, purtroppo, come tutti quelli connotati da uno stato di soggezione della vittima rispetto agli autori di minacce e violenze, è ancora sommerso in misura indefinibile, ma certamente rilevante.
Labile è poi il confine tra lo stalking ed i maltrattamenti in famiglia, fattispecie quest'ultima di cui purtroppo si deve constatare una diffusione sempre maggiore commisurata alla crescente crisi della famiglia.
Ciò che connota in modo inequivocabile lo stato delle vittime di tali reati e ciò che le accomuna, è il fortissimo stato di soggezione e di debolezza in cui tutte versano.
Ed è questo stato di soggezione e debolezza che impedisce loro di affrontare la dolorosa esperienza del lungo, spesso tortuoso, percorso giudiziario, connesso ad altrettanto dolorose separazioni o interruzioni di relazioni di convivenza, con la necessaria fiducia ed energia.
Vi è quindi la necessità di essere vicini alle vittime, di sostenerle non solo nel momento iniziale della denuncia, ma anche nelle fasi successive, certamente ancor più delicate e tormentate.
Questa disamina ha portato alla determinazione di stabilire finalmente una "rete" dalle maglie molto strette, nell'ambito del progetto "NON VOGLIO PIÙ SUBIRE", tra gli uffici di polizia impegnati nell'attività di prevenzione e controllo del territorio, con i settori dei vari comuni di questa provincia impegnati nell'importante attività dell'assistenza sociale, e le associazioni dedite al sostegno delle vittime di questo genere di reati.
Contestualmente si è ritenuto di dover creare in seno all'apparato di primo intervento, all'interno dell'Ufficio Prevenzione Generale, un gruppo di lavoro al femminile che abbia come compito precipuo quello di occuparsi delle donne vittime di 'stalking', di maltrattamenti in famiglia, di violenze anche sessuali continuate, che non trovino la forza necessaria per reagire denunciando i loro persecutori.
A capo di tale team vi è, non a caso, una donna, la dott.ssa Francesca Falco, coadiuvata dalla Sovrintendente Sara Manghisi e da alcune Assistenti. La maggior parte delle vittime di stalking, di fatti, preferiscono porsi in relazione con individui dello stesso sesso, forse per la sensibilità che le accomuna o per quello stato di empatia che si può creare in situazioni particolari come quelle vissute da chi subisce delle persecuzioni.
Inoltre, non bisogna pensare di poter risolvere il problema da soli, purtroppo non sempre è possibile ed è per questo che è stata predisposta una 'squadra in rosa' che ha la propria base operativa nell'Ufficio Denunce della Questura. Saranno utili elementi a sostegno della vittima lettere, mail, sms e quant'altro possa essere raccolto ed esibito a conferma di quanto rappresentato in sede di denuncia; se lo stalker non demorde, bisogna senza esitazione chiamare il 113 e richiedere l'intervento di una Volante e, anche in questo caso, il 'team al femminile' sarà pronto ad ascoltare e ad aiutare la vittima di stalking.
Verrà inoltre svolta, sempre al fine di far emergere tutti quei casi non denunciati proprio per il timore di vendette e ritorsioni, un'attività più incisiva e di contatto dai Poliziotti di Quartiere che, nelle zone di rispettiva competenza, con il coordinamento del dott. Maurizio Galeazzi, si relazioneranno con ogni ente o associazione impegnato sul campo.
Dopo i saluti del Prefetto Schiraldi del Questore Manari, si sono susseguiti gli interventi dei relatori, in assenza per un motivo sopraggiunto all'ultimo istante del Procuratore della Repubblica, davanti ad un auditorio composto da poliziotti, operatori nel settore dell'assistenza sociale provenienti da tutti i comuni della provincia, rappresentanti dei centri antiviolenza, di associazioni ed enti impegnati nel settore della prevenzione del fenomeno e del sostegno delle vittime di stalkin e violenze sessuali.
La dott.ssa Chiara Giacomantonio, del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, una delle principali esperte in materia di "stalking", ha illustrato le linee della nuova normativa e le risultanze della sua prima fase di applicazione. Il dott. Ludovico Abbaticchio ha illustrato il ruolo dell'Ente Locale nella attività di assistenza, il dott. Saverio ABBRUZZESE ha spiegato quale sia il profilo degli "stalker" e l'aspetto clinico delle loro condotte, la dott.ssa Giselda Cianciola dell'Associazione CODICI, ha approfondito la stessa tematica sotto il profilo criminologico, la dott.ssa Francesca Falco, vice dirigente dell'U.P.G.S.P. ha esaminato la problematica relativa alla vittimologia, il dott. Fausto Lamparelli, dirigente della Squadra Mobile di Bari, ha illustrato l'attività di contrasto al fenomeno, ed infine il dottor Giorgio Oliva, dirigente dell'U.P.G.S.P. ha illustrato il senso del progetto "NON VOGLIO PIÙ SUBIRE".
La lettura dei dati relativi al sesso ed alle fasce d'età delle vittime di stalking ha persuaso gli operatori come soprattutto le giovani donne abbiano una maggiore probabilità di divenire "prede" e dal giorno in cui è entrata in vigore la normativa sullo stalking (decreto legge 23 febbraio 2009 n. 11 con l'inserimento dell'art. 612-bis nel Codice Penale) ha evidenziato come alla individuazione ed alla conoscenza da parte della polizia giudiziaria di fatti connotati da vessazione continuata o persecuzione si arrivi troppo frequentemente solo casualmente.
La esperienza operativa ha registrato come, per oltre la metà dei denuncianti, la presentazione alla polizia giudiziaria sia molto frequentemente mediata dagli operatori sanitari del 118, o da assistenti sociali venuti a conoscenza del fatto criminoso solo incidentalmente nel corso di attività volte ad affrontare altre problematiche; l'emersione dei fatti criminosi avviene spesso attraverso la "segnalazione" al 113 o ad altri numeri d'emergenza da parte di un parente o un amico della vittima, da un vicino, talvolta da comunicazioni anonime, magari riguardanti liti in famiglia o tra condomini.
Con analoga frequenza constatiamo come la condotta denunciata sia preceduta da vessazioni e episodi reiterati di violenza fisica e morale protratta per mesi o addirittura anni, lasciando da parte della vittima per lunghissimo tempo piena libertà al proprio aguzzino di agire, di abusare, di vessare, di perseguitare.
Molti non denunciano per timore di ulteriori ritorsioni o perché pensano di poter gestire la situazione autonomamente, convinti di non aver bisogno d'aiuto. Vi sono condizionamenti dovuti a ragioni affettive, alle precarie condizioni economiche, a motivazioni connesse allo "status" sociale…
Il fenomeno dei maltrattamenti in famiglia, purtroppo, come tutti quelli connotati da uno stato di soggezione della vittima rispetto agli autori di minacce e violenze, è ancora sommerso in misura indefinibile, ma certamente rilevante.
Labile è poi il confine tra lo stalking ed i maltrattamenti in famiglia, fattispecie quest'ultima di cui purtroppo si deve constatare una diffusione sempre maggiore commisurata alla crescente crisi della famiglia.
Ciò che connota in modo inequivocabile lo stato delle vittime di tali reati e ciò che le accomuna, è il fortissimo stato di soggezione e di debolezza in cui tutte versano.
Ed è questo stato di soggezione e debolezza che impedisce loro di affrontare la dolorosa esperienza del lungo, spesso tortuoso, percorso giudiziario, connesso ad altrettanto dolorose separazioni o interruzioni di relazioni di convivenza, con la necessaria fiducia ed energia.
Vi è quindi la necessità di essere vicini alle vittime, di sostenerle non solo nel momento iniziale della denuncia, ma anche nelle fasi successive, certamente ancor più delicate e tormentate.
Questa disamina ha portato alla determinazione di stabilire finalmente una "rete" dalle maglie molto strette, nell'ambito del progetto "NON VOGLIO PIÙ SUBIRE", tra gli uffici di polizia impegnati nell'attività di prevenzione e controllo del territorio, con i settori dei vari comuni di questa provincia impegnati nell'importante attività dell'assistenza sociale, e le associazioni dedite al sostegno delle vittime di questo genere di reati.
Contestualmente si è ritenuto di dover creare in seno all'apparato di primo intervento, all'interno dell'Ufficio Prevenzione Generale, un gruppo di lavoro al femminile che abbia come compito precipuo quello di occuparsi delle donne vittime di 'stalking', di maltrattamenti in famiglia, di violenze anche sessuali continuate, che non trovino la forza necessaria per reagire denunciando i loro persecutori.
A capo di tale team vi è, non a caso, una donna, la dott.ssa Francesca Falco, coadiuvata dalla Sovrintendente Sara Manghisi e da alcune Assistenti. La maggior parte delle vittime di stalking, di fatti, preferiscono porsi in relazione con individui dello stesso sesso, forse per la sensibilità che le accomuna o per quello stato di empatia che si può creare in situazioni particolari come quelle vissute da chi subisce delle persecuzioni.
Inoltre, non bisogna pensare di poter risolvere il problema da soli, purtroppo non sempre è possibile ed è per questo che è stata predisposta una 'squadra in rosa' che ha la propria base operativa nell'Ufficio Denunce della Questura. Saranno utili elementi a sostegno della vittima lettere, mail, sms e quant'altro possa essere raccolto ed esibito a conferma di quanto rappresentato in sede di denuncia; se lo stalker non demorde, bisogna senza esitazione chiamare il 113 e richiedere l'intervento di una Volante e, anche in questo caso, il 'team al femminile' sarà pronto ad ascoltare e ad aiutare la vittima di stalking.
Verrà inoltre svolta, sempre al fine di far emergere tutti quei casi non denunciati proprio per il timore di vendette e ritorsioni, un'attività più incisiva e di contatto dai Poliziotti di Quartiere che, nelle zone di rispettiva competenza, con il coordinamento del dott. Maurizio Galeazzi, si relazioneranno con ogni ente o associazione impegnato sul campo.