La città
«Non sappiamo dove sia sepolto Pietro» lo sfogo dei fratelli di Mennea
Lettera aperta al campione scomparso nel 2013, nato il 28 giugno 1952
Barletta - giovedì 26 giugno 2014
20.08
Non si placano le polemiche sul nome di Pietro Mennea, la "Freccia del Sud" barlettana e nazionale scomparsa il 21 marzo 2013. A denunciare dei retroscena successivi alla morte del record-man nato all'ombra di Eraclio sono i fratelli. Il giorno dei funerali di Pietro a Roma-si legge nella missiva diffusa da Ansa- a noi fratelli «non ci volevano fare entrare nella navata centrale della chiesa, perché non ci conoscevano, ci siamo dovuti presentare ». Ancora oggi-scrive il fratello Luigi in una lettera accorata- «vorrei venire, non solo io, ma non sappiamo dove recarci per depositare un fiore sulla tua tomba». La missiva è destinata simbolicamente all'atleta barlettano in occasione del suo compleanno, il 28 giugno, e dell'onomastico. Nella lettera è presente il riferimento alla malattia che ha portato alla morte di Mennea e al fatto che i suoi fratelli non ne sapessero nulla, nè della prima, nè della seconda, appresa dai media. Una vicenda su cui è nota la polemica dei fratelli di Mennea con la vedova Manuela Olivieri, tanto da portarli ad impugnare il testamento del fratello che vede la vedova erede universale.
La lettera ha il via con il ricordo degli anni dell'infanzia, a Barletta. «Siamo stati sempre una famiglia legata, unita, e in quella famiglia - ricorda Luigi - abbiamo realizzato i nostri sogni e tu hai realizzato il più bel sogno della tua vita, diventare quello che sei stato, un grande campione, sempre legato e unito agli altri componenti; la nostra famiglia è stata il luogo dei sentimenti, siamo stati bene insieme, legati a papà Salvatore e mamma Vincenza». Una descrizione che contrasta con quella, dice Luigi Mennea, «che qui stanno rappresentando, la nostra, ma soprattutto la tua vita, ricostruendo un vissuto che non è il nostro, non ci appartiene, un ambiente lugubre, povero, miserabile, fatiscente, che vorrebbe rappresentare la nostra abitazione, la nostra famiglia». Un riferimento velato alla produzione televisiva che un paio di settimane fa ha cominciato a girare a Barletta le riprese di una miniserie sulla vita della 'Freccia del Sud'.
La lettera è conclusa da una citazione di Aldo Moro sul valore, non solo giuridico, della famiglia, innanzi alla quale-conclude Luigi- «si deve inchinare il potere dei soldi e della politica». «Tu -dice a Pietro- meriti rispetto, non sei in vendita, non ti si può comprare, così come non è in vendita la nostra famiglia, certe persone si devono inchinare e portarti rispetto».
La lettera ha il via con il ricordo degli anni dell'infanzia, a Barletta. «Siamo stati sempre una famiglia legata, unita, e in quella famiglia - ricorda Luigi - abbiamo realizzato i nostri sogni e tu hai realizzato il più bel sogno della tua vita, diventare quello che sei stato, un grande campione, sempre legato e unito agli altri componenti; la nostra famiglia è stata il luogo dei sentimenti, siamo stati bene insieme, legati a papà Salvatore e mamma Vincenza». Una descrizione che contrasta con quella, dice Luigi Mennea, «che qui stanno rappresentando, la nostra, ma soprattutto la tua vita, ricostruendo un vissuto che non è il nostro, non ci appartiene, un ambiente lugubre, povero, miserabile, fatiscente, che vorrebbe rappresentare la nostra abitazione, la nostra famiglia». Un riferimento velato alla produzione televisiva che un paio di settimane fa ha cominciato a girare a Barletta le riprese di una miniserie sulla vita della 'Freccia del Sud'.
La lettera è conclusa da una citazione di Aldo Moro sul valore, non solo giuridico, della famiglia, innanzi alla quale-conclude Luigi- «si deve inchinare il potere dei soldi e della politica». «Tu -dice a Pietro- meriti rispetto, non sei in vendita, non ti si può comprare, così come non è in vendita la nostra famiglia, certe persone si devono inchinare e portarti rispetto».