Conferenza Gay Pride
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No woman, no pride: diritti al femminile

Fuori dalla polemica femminista, la donna è soggetto e oggetto di legge. Il gigante affaristico della prostituzione

La donna è il focus della terza puntata del Barletta Pride, "andata in onda" ieri sera presso il Parco Pride. La cittadinanza presta ascolto alle due interessantissime voci del settore: Leonardo Palmisano, autore di "La città del sesso" e Pia Covre, attivista per i diritti civili delle prostitute, si confrontano sui temi della dominazione maschile, dell'autodeterminazione meretrice e della sottomissione non retribuita, obbligata e strumentalizzata.

La discussione è aperta, l'argomento fitto e vasto: si parte dal linguaggio, dalla componente comunicativa maschilista che negativizza parole come "nubile" (da sposare) e "zitella", mentre simpatizza per "scapolo" o "celibe"(libero da vincoli affettivi); ci si sofferma sulle denunce "da poco conto" di donne vittime di maltrattamenti coniugali, sull'eziologia forzata dei femminicidi (quasi sempre la colpa è delle donne provocanti), sugli stereotipi sessisti che ostruiscono un progresso socio-mentale. L'incomunicabilità del femminile equivale all'ammissione della sua inesistenza.

Palmisano, eccelso reporter di mercati, mercanti e mercanzie del sesso: «Da anni in Italia si assiste all'accelerazione laboratoriale di immagini-vincoli, al fine di creare domanda dell'offerta proficua». Secondo l'opinione dello scrittore, bisogna rivoltare l'ottica delle visioni ataviche, si devono trasformare i limiti in risorse e non le risorse umane in limiti di coscienza. La povertà è certo il presupposto più fondante il "sex business", dal quale deriva una ricchezza incontrollata, incondizionata e riservata alle tasche impudiche dei papponi.

Favorevole alla legalizzazione della prostituzione e alla regolamentazione dei servizi sessuali, Pia Covre presenta una disamina europea sulle città (Amsterdam, Praga, Marsiglia e Ginevra) in cui i club, le vetrine, i night sono delle vere e proprie fabbriche gestite da imprenditori e visitate da clienti acquirenti. Riusciremo mai a vedere in Italia la possibilità di una normalizzazione del lavoro sessuale? E la sua abolizione? Entrambe le opzioni sono da escludere; allora perché non garantire sicurezza alle decine di prostitute che vengono uccise nelle campagne ogni anno? Perché non tutelare le rivendicazioni sindacali di un settore che, indubbiamente, produce ricchezza? Perché non concedere un reddito di cittadinanza alle prostitute costrette al marciapiede per soldi? Perché non lasciare che le prostituite facciano liberamente quel che sentono in maniera riconosciuta e trasparente? Strumentalizzazione del proprio corpo da una parte e introiti statali dall'altra, sconfitta della malavita e sconfitta della dignità femminile insieme.

Tra differenziazione di gusti e preferenze ( escort, prostitute, accompagnatrici) e creazioni di situazioni e contesti ad hoc (strada, campagne, case chiuse), la decisione deve superare diversi veti di coscienza e funzionalità sociale, ma su una base comune: quella della laicità, nel senso di indipendenza dai poteri forti.
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