Mura del Carmine, ecco il progetto per il recupero e la messa in sicurezza
Focus sull'area di intervento e sulle scelte per il restauro
«In seguito il percorso intrapreso con il concorso di "Periferie 2017" (Percorso delle antiche mura del Carmine, Barletta), il Comune di Barletta ha aderito all'Avviso Pubblico del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per la manifestazione d'interesse alla procedura di selezione per l'individuazione di n. 10 aree periferiche ricadenti sul territorio dei comuni italiani, da sottoporre a interventi di riqualificazione urbana mediante l'indizione di una procedura di concorso di idee, del 08/06/2017; Tra le 10 aree urbane selezionate con il suddetto avviso pubblico è compresa l'area 02 - Comune di Barletta – Percorso delle antiche Mura del Carmine, che insieme alle altre è stata oggetto del concorso di idee, indetto dallo stesso Ministero, per la riqualificazione dell'area periferica di che trattasi»."si condivide la scelta di ripristinare filologicamente l'originaria volumetria del barbacane perduto con strutture in acciaio, in linea con i principi cardini del restauro critico di distinguibilità e reversibilità […]"
Autorizzazione (ai sensi dell'art. 21, comma 4, del D.LGS. 42/04) del Progetto Definitivo "Lavori di recupero e di messa in sicurezza delle mura di via Mure del Carmine" da parte della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta - Andria - Trani e Foggia | 24 MAG. 2019
Finanziamento bando SISUS (importo complessivo € 640.000) - "Strategia Integrata per lo Sviluppo Urbano Sostenibile" del progetto definitivo "lavori di recupero e di messa in sicurezza delle Mura di via Mure del Carmine, Valorizzazione e fruizione del territorio costiero tre le antiche mura del 500 e il Mare".
Individuazione dell'area d'intervento
«Le antiche mura aragonesi barlettane si trovano all'interno del territorio della Regione Puglia e ricadono entro le pertinenze del comune di Barletta, situate nell'estremo nord della città a ridosso della litoranea. La prima cinta normanna è anteriore al 1190, probabilmente costruita tra il 1046 e il 1055. Realizzata per volere del conte Pietro "il normanno"; La seconda fase delle mura (1156-1162) fu eretta per volere di re Guglielmo I di Sicilia detto "il Malo", della casata degli Altavilla, che elevò Barletta al rango di città regia; Nella terza fase, attorno al 1268, si realizzò la sistemazione e la correlazione tra le due parti del perimetro murario mediante lo spostamento del cosiddetto "muro del Cambio" per volere di Carlo I di Angiò; La quarta fase è successiva all'incoronazione di re Carlo II d'Angiò, stimata intorno al 1300 e comprende i borghi esterni di S. Giacomo, S.Antonio Abate e S. Vitale; La quinta fase è quella che interessa la porzione delle mura oggetto dell'intervento. È il tratto che delimita il centro storico a nord, sull'asse stradale oggi conosciuto come via Mura del Carmine. La costruzione si ebbe con l'arrivo degli Aragonesi. Come risulta dai documenti del 1458, 1465 e 1481, sotto Ferrante si ripararono e accrebbero i fortini ed i fossati ma i grandi cambiamenti avvennero solo nei primi anni del 1500, sotto la dominazione del viceré spagnolo don Raimondo de Cardona (1509-1522)».
Il progetto
«Nel progetto di recupero è stata compiuta la scelta di non ripristinare lo stato originario della muratura aragonese ma di mantenere la commistione di materiali perché testimonia le diverse fasi evolutive della cinta muraria. In base allo stesso principio sia gli interventi di cuci-scuci che la risarcitura delle lacune e, quando non derivata da significative fasi costruttive delle mura ma dovuta a soli fenomeni di degrado, avverrà con materiale omogeneo rispetto al paramento murario. La riconoscibilità dell'intervento sarà garantita dalla sfumatura di colore della pietra nuova, dalla sua regolarità e dalla inevitabile riconoscibilità della posa in opera che verrà compiuta dalle maestranze.
Per quanto concerne il coronamento delle mura, negli interventi di restauro del "Lotto 1" si decise di concludere superiormente il paramento murario con un cordolo in pietra bocciardata privo di aggetto rispetto al paramento, e dunque privo di gocciolatoio. Tale soluzione ha causato nuovi problemi al paramento recentemente risanato a causa della percolazione delle acque meteoriche, come lo sviluppo di patina biologica e la presenza di dilavamento. Infine, a mo' di parapetto, è stata apposta una ringhiera di protezione, realizzata con finitura opaca color canna di fucile.
Nell'ambito del progetto per il Lotto 2, si è deciso di realizzare un parapetto in conci di carparo squadrati con tessitura gotica a due teste 37x25x20 cm, posizionati in sottosquadro rispetto al paramento originario sottostante. Il parapetto sarà concluso da un cordolo in pietra dura calcarea provvisto di gocciolatoio e aggetto di 5-7 cm.
La scelta che il paramento murario conformi anche l'elemento del parapetto si fonda su valutazioni storico-filologiche: in antico, infatti, il paramento murario delle fortificazioni si elevava oltre la quota stradale, per garantire la protezione alle milizie e ottemperare agli scopi difensivi delle fortificazioni. La scelta di un parapetto in muratura e non metallico, inoltre, trova confronti in numerosi interventi di restauro di circuiti murari pugliesi, quali ad esempio nelle città di Ostuni, Monopoli, Bari, Giovinazzo, Molfetta e Trani. Anche in base a valutazioni di carattere architettonico, inoltre, le qualità formali di una ringhiera metallica appaiono incompatibili con l'estetica della cinta muraria, alterandone il carattere di testimonianza storica. Il progetto per il Lotto 2, dunque, propone un parapetto opaco in muratura, riprendendo il tipo già presente all'estremità occidentale delle mura (Forte Paraticchio) e in previsione di una auspicabile sostituzione di quello metallico del Lotto 1.
In coerenza con la stessa filosofia progettuale, anche il Barbacane 4 verrà coronato da un parapetto con le stesse caratteristiche costruttive ed in continuità con il parapetto dei tratti lineari attigui. Si propone anche la demolizione della scala novecentesca che si attesta sul suo fianco, restituendo alla torre la propria volumetria originaria. Dai rilievi e dalle indagini effettuate, inoltre, si evince che i conci della scala non sono ammorsati con quelli del barbacane: tale condizione consente di ipotizzare il recupero della muratura originaria senza necessità di integrazioni del paramento, occultato ma non alterato dalla scala posticcia .
Altra scelta critica riguarda il barbacane 5 (B5), quasi del tutto crollato. Si prevede in primo luogo la pulitura dell'area con l'eliminazione della porzione di nucleo franato, al fine di mettere in luce ciò che permane della struttura originaria.
Dall'analisi dei documenti storici e dal rilievo delle rovine si ricavano le misure precise dell'ingombro della torre difensiva crollata, così come delle altre presenti sul fronte delle mura, peraltro originariamente in numero maggiore rispetto a quelle superstiti. La presenza e la collocazione dei barbacane, inoltre, va considerata come una testimonianza preziosa di come venivano realizzate le cinte murarie del XVI secolo e del modus operandi delle maestranze in quell'epoca. Il progetto assume dunque questa condizione, valutando necessario recuperare la memoria storica del barbacane crollato attraverso un intervento di nuova progettazione, conforme ai criteri di riconoscibilità e removibilità, ma che restituisca la volumetria dell'elemento crollato.
Si propone dunque di ripristinare la torre mediante una struttura metallica a telaio retta da quattro pilastri in profilati HE 20, attestati all'interno della volumetria originaria; a questi si ancoreranno dei pannelli in lamiera stirata Cor-Ten che conformeranno la sagoma della torre per linee d'inviluppo. I pannelli saranno distanziati dai pilastri e dal basamento, e posti in aggetto rispetto al muro stesso, onde evitare futuri danneggiamenti del paramento superstite a causa della percolazione. Il pavimento alla quota della fondazione, la cui area è corrispondente all'ingombro del barbacane, verrà trattata con del pietrame mentre quella superiore, calpestabile, sarà in continuità fisica con il marciapiede esistente ma sempre realizzata in pannelli di lamiera stirata, affinché sia riconoscibile l'intervento anche dalla passeggiata lungo la strada sopramurale».