Eventi
Michele Placido porta al cinema Pirandello e ricorda Manrico Gammarota
L'attore ha presentato a Barletta il suo ultimo film, "La scelta"
Barletta - venerdì 3 aprile 2015
10.26
Un incontro impegnativo ed impegnato,a tratti difficile per il ricordo di Manrico Gammarota, quello tenutosi presso il Multisala Paolillo con Michele Placido, incontro durante il quale l'attore ha avuto non solo l'opportunità di parlare del suo ultimo film, "La scelta", ma anche di ricordare l'attore barlettano scomparso recentemente, commemorato anche da un dipinto del professor Vitali (che vi abbiamo mostrato in anteprima su BarlettaViva) e dalle parole di Michele Placido, che lo ha descritto come una persona dal talento straordinario, capace di qualsiasi cosa, dotato di una sensibilità e di una voglia di fare fuori dal comune.
L'ultimo lavoro di Placido, fulcro dell'incontro, "La scelta" è l'ultimo dei film in cui l'attore si è reinventato regista (dopo varie pellicole come Romanzo Criminale o Vallanzasca) ed è ispirato a "L'innesto", commedia di Luigi Pirandello da cui il regista attinge a piene mani rielaborandone la storia. Il film riprende la struttura e la trama dell'opera pirandelliana ma cammina con le proprie gambe, con le proprie peculiarità, come il cast, in cui figurano come protagonisti Raoul Bova, Ambra Angiolini, e poi ovviamente Manrico Gammarota e lo stesso Michele Placido.
Placido delinea perfettamente la forza comunicativa del film attraverso le lodi all'autore a cui si è ispirato: descrive Pirandello come uno dei migliori nel ritratto di personaggi femminili non convenzionali. L'autore di Agrigento, infatti, descrive relazioni nelle quali vi sono "trappole" sempre presenti, tese dalla quotidianità e dalla solitudine, una solitudine che troppo spesso è creata dall'abbandono della donna, della moglie da parte del marito. "Innesto" come metafora di una difficoltà da superare e che dona l'opportunità di crescere, di migliorarsi e di "rifiorire" per rimanere nel gioco di figure retoriche (riferita alla procedura botanica). Placido approfitta del tempo a sua disposizione anche per una riflessione importante sul cinema italiano, troppo spesso bistrattato e sottovalutato: troppo spesso ci si lascia andare a considerazioni infelici sul cinema "popolare" ed è, forse, proprio per questo che per il suo film il regista abbia scelto due attori "pop" (come li definisce lui stesso) come Raoul Bova ed Ambra Angiolini. Puntare sul cinema nostrano senza ricercare la "copiatura" del cinema straniero (come quello americano) e ricercare una sorta di "patriottismo" anche nel cinema (esempio importante che fa il regista stesso è quello del cinema francese di cui i francesi stessi fanno un vanto) ma soprattutto valorizzare i "nostri" registi italiani: registi come Moretti, Sorrentino, Castelitto.
Cinema e territorio naturalmente si coniugano e si incontrano con la scelta peculiare di Placido che ha deciso di girare il film (in circa 40-60 giorni) a Bisceglie: una scelta dettata soprattutto dalla particolarità del centro storico cittadino come ha ammesso lui stesso. Questione del territorio affrontata anche dal sindaco Pasquale Cascella, che ha esortato una collaborazione maggiore sul territorio dal punto di vista artistico per aprire le porte del teatro a tutti. Un incontro a tutto tondo durante il quale Placido ha parlato anche di progetti futuri come la messa in scena di "Tradimenti" di Pinter con Francesco Scianna ed Ambra Angiolini e tra gli altri progetti una fiction su Rai Uno su Lucky Luciano ed il fenomeno del crimine organizzato, tema, quello del crimine, a cui Placido è molto legato non tanto per la "spettacolarizzazione" del fenomeno ma piuttosto per la profonda analisi psicologica, della scelta tra il bene ed il male, dei personaggi (reali o no) messi in scena.
Il teatro e il cinema alla fine "rivelano la vita" e portano sul palco quelle parole e quei pensieri che lì, dinanzi al sipario, non sono altro che carne e sangue, reali e tragicamente veri come aggiunge l'attore stesso, rifacendosi ad una citazione di Pirandello. Un legame forte tra i due come se le parole dell'autore arrivassero ad essere attuali, vive, ancora oggi.
L'ultimo lavoro di Placido, fulcro dell'incontro, "La scelta" è l'ultimo dei film in cui l'attore si è reinventato regista (dopo varie pellicole come Romanzo Criminale o Vallanzasca) ed è ispirato a "L'innesto", commedia di Luigi Pirandello da cui il regista attinge a piene mani rielaborandone la storia. Il film riprende la struttura e la trama dell'opera pirandelliana ma cammina con le proprie gambe, con le proprie peculiarità, come il cast, in cui figurano come protagonisti Raoul Bova, Ambra Angiolini, e poi ovviamente Manrico Gammarota e lo stesso Michele Placido.
Placido delinea perfettamente la forza comunicativa del film attraverso le lodi all'autore a cui si è ispirato: descrive Pirandello come uno dei migliori nel ritratto di personaggi femminili non convenzionali. L'autore di Agrigento, infatti, descrive relazioni nelle quali vi sono "trappole" sempre presenti, tese dalla quotidianità e dalla solitudine, una solitudine che troppo spesso è creata dall'abbandono della donna, della moglie da parte del marito. "Innesto" come metafora di una difficoltà da superare e che dona l'opportunità di crescere, di migliorarsi e di "rifiorire" per rimanere nel gioco di figure retoriche (riferita alla procedura botanica). Placido approfitta del tempo a sua disposizione anche per una riflessione importante sul cinema italiano, troppo spesso bistrattato e sottovalutato: troppo spesso ci si lascia andare a considerazioni infelici sul cinema "popolare" ed è, forse, proprio per questo che per il suo film il regista abbia scelto due attori "pop" (come li definisce lui stesso) come Raoul Bova ed Ambra Angiolini. Puntare sul cinema nostrano senza ricercare la "copiatura" del cinema straniero (come quello americano) e ricercare una sorta di "patriottismo" anche nel cinema (esempio importante che fa il regista stesso è quello del cinema francese di cui i francesi stessi fanno un vanto) ma soprattutto valorizzare i "nostri" registi italiani: registi come Moretti, Sorrentino, Castelitto.
Cinema e territorio naturalmente si coniugano e si incontrano con la scelta peculiare di Placido che ha deciso di girare il film (in circa 40-60 giorni) a Bisceglie: una scelta dettata soprattutto dalla particolarità del centro storico cittadino come ha ammesso lui stesso. Questione del territorio affrontata anche dal sindaco Pasquale Cascella, che ha esortato una collaborazione maggiore sul territorio dal punto di vista artistico per aprire le porte del teatro a tutti. Un incontro a tutto tondo durante il quale Placido ha parlato anche di progetti futuri come la messa in scena di "Tradimenti" di Pinter con Francesco Scianna ed Ambra Angiolini e tra gli altri progetti una fiction su Rai Uno su Lucky Luciano ed il fenomeno del crimine organizzato, tema, quello del crimine, a cui Placido è molto legato non tanto per la "spettacolarizzazione" del fenomeno ma piuttosto per la profonda analisi psicologica, della scelta tra il bene ed il male, dei personaggi (reali o no) messi in scena.
Il teatro e il cinema alla fine "rivelano la vita" e portano sul palco quelle parole e quei pensieri che lì, dinanzi al sipario, non sono altro che carne e sangue, reali e tragicamente veri come aggiunge l'attore stesso, rifacendosi ad una citazione di Pirandello. Un legame forte tra i due come se le parole dell'autore arrivassero ad essere attuali, vive, ancora oggi.