Religioni
Mandati ad annunciare con la vita prima che con la Parola
«Il nostro tempo ha bisogno di testimoni gioiosi», le parole di don Vito
Barletta - domenica 12 luglio 2015
Dal Vangelo secondo Marco: "In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
L'episodio della mancata accoglienza di Gesù da parte dei suoi concittadini ieri, ed oggi da noi, non solo non lo frena ma anzi conferisce ulteriore vigore alla sua predicazione insolita con la quale intende raggiungere ogni persona lì dove si trova. Egli chiama e manda. Perché il Regno di Dio non è appannaggio di pochi ma aperto a molti. E per compiere questa missione non si avvale di esperti predicatori "titolati", ma di persone semplici e disponibili.
Nessuno nasce profeta! Si diventa tali, come il profeta Amos, perché presi, chiamati, mandati dal Signore. È sintomatico che nel vangelo di oggi Gesù non si preoccupi del contenuto della predicazione ma della modalità, dello stile e coerenza di vita dell'annunciatore. Mandati a due a due. Non si può essere predicatori solitari, ma bisogna già nella comunione di vita il comandamento della carità che apre alla comunione con Dio. Il Signore Gesù poi invita ad avere uno stile di sobrietà, di essenzialità, capace di testimoniare con la sola presenza ed il solo andare l'esser divenuti trasparenza del Dio d'Amore. Il profeta, il discepolo, l'apostolo, il missionario, il cristiano non porta una parola sua ma, attraverso la propria semplice testimonianza e coerenza di vita, lascia trasparire dal proprio essere la misericordia che Dio ha usato con lui. Questa testimonianza semplice ma efficace contagia. Quando invece riempiamo di parole nostre la predicazione rischiamo di offuscare la Parola.
È proprio vero: il nostro tempo non ha bisogno di maestri; ha bisogno di testimoni credibili, gioiosi e contagiosi!
Buona domenica.
[Don Vito]
L'episodio della mancata accoglienza di Gesù da parte dei suoi concittadini ieri, ed oggi da noi, non solo non lo frena ma anzi conferisce ulteriore vigore alla sua predicazione insolita con la quale intende raggiungere ogni persona lì dove si trova. Egli chiama e manda. Perché il Regno di Dio non è appannaggio di pochi ma aperto a molti. E per compiere questa missione non si avvale di esperti predicatori "titolati", ma di persone semplici e disponibili.
Nessuno nasce profeta! Si diventa tali, come il profeta Amos, perché presi, chiamati, mandati dal Signore. È sintomatico che nel vangelo di oggi Gesù non si preoccupi del contenuto della predicazione ma della modalità, dello stile e coerenza di vita dell'annunciatore. Mandati a due a due. Non si può essere predicatori solitari, ma bisogna già nella comunione di vita il comandamento della carità che apre alla comunione con Dio. Il Signore Gesù poi invita ad avere uno stile di sobrietà, di essenzialità, capace di testimoniare con la sola presenza ed il solo andare l'esser divenuti trasparenza del Dio d'Amore. Il profeta, il discepolo, l'apostolo, il missionario, il cristiano non porta una parola sua ma, attraverso la propria semplice testimonianza e coerenza di vita, lascia trasparire dal proprio essere la misericordia che Dio ha usato con lui. Questa testimonianza semplice ma efficace contagia. Quando invece riempiamo di parole nostre la predicazione rischiamo di offuscare la Parola.
È proprio vero: il nostro tempo non ha bisogno di maestri; ha bisogno di testimoni credibili, gioiosi e contagiosi!
Buona domenica.
[Don Vito]