Eventi
Mafia è bello? Ai giovani l’ardua sentenza
Il consenso sociale e il pensiero dei ragazzi, Seccia e Mantovano hanno discusso la questione al Gos
Barletta - domenica 20 ottobre 2013
Ieri mattina presso il Gos, si è tenuto il convegno di discussione sul tema del consenso sociale alle mafie. L'incontro promosso dalla provincia BAT e dal Liceo Scientifico C. Cafiero, è stato introdotto dal dirigente Scolastico Luciano Gigante, erano presenti Francesco Ventola, Presidente della Provincia BAT, Dario Damiani, Assessore provinciale e consigliere comunale, Ugo Villani, Assessore alla legalità, trasparenza e partecipazione, Giusy Caroppo, Assessore alle politiche culturali e Santa Mennea, dirigente del commissariato. Ha moderato il dibattito il giornalista Gianpaolo Balsamo, presentando gli interventi dei due relatori Domenico Seccia, Procuratore Capo di Fermo e Alfredo Mantovano, Giudice della Corte di Appello di Roma, gli studenti del Liceo Scientifico sono inoltre intervenuti con domande e considerazioni.
Mafia è bello? Questo il quesito d'apertura, che ha caratterizzato il punto di partenza per una discussione che ruotando intorno all'argomento mafia ha colto le numerosissime sfaccettature della questione. "La mafia è ovunque e in ogni ambito della nostra vita", assunto triste ma vero, in realtà prima si accentua in ogni cittadino questa consapevolezza, prima si riesce a fronteggiare e arginare il fenomeno, come ha sostenuto lo stesso Seccia. Il consenso del cittadino italiano trova le sue profonde radici a partire dall'immobile partecipazione al bombardamento mediatico. Fruitori del pacchetto tv, giovani o meno giovani che siano, spesso i cittadini sono catapultati dinanzi a programmi televisivi o fiction in cui malgrado il palese errore comunicativo, personaggi mafiosi assumono connotazioni fascinose e carismatiche. E' preoccupante constatare come lo share di programmi del genere non conosca eguali e contribuisca a contornare le personalità mafiose, soprattutto quelle appartenenti al passato, di un'aura di grande rispettabilità.
La creazione inoltre di quartieri ghetto, prigione di liberi e onesti cittadini costituisce al tempo stesso il fortino delle associazioni mafiose, favorendo un clima omertoso, di verità sottaciute e temutissime. Talvolta però la storia stessa insegna come sia semplice contrastare le attività a stampo criminoso, semplicemente affidandosi e collaborando con le istituzioni e con la legge, abbandonando l'idea che debbano essere "gli altri" i primi ad agire. La lotta per la legalità deve partire come hanno sostenuto il Procuratore Seccia e il Giudice Mantovano, dall'innesto della marcia contraria, dalla creazione di una pedagogia dell'antimafia che rivendichi la dignità sociale, nascosta per lungo tempo sotto mentite spoglie di premura e salvaguardia personale. La responsabilità in primis grava sulle coscienze degli adulti, "La terra non la ereditiamo dai nostri padri, ma la prendiamo in prestito dai nostri figli a cui un giorno dovremo dar conto", saranno loro un domani a raccogliere il frutto di ciò che la società ha saputo seminare.
Mafia è bello? Questo il quesito d'apertura, che ha caratterizzato il punto di partenza per una discussione che ruotando intorno all'argomento mafia ha colto le numerosissime sfaccettature della questione. "La mafia è ovunque e in ogni ambito della nostra vita", assunto triste ma vero, in realtà prima si accentua in ogni cittadino questa consapevolezza, prima si riesce a fronteggiare e arginare il fenomeno, come ha sostenuto lo stesso Seccia. Il consenso del cittadino italiano trova le sue profonde radici a partire dall'immobile partecipazione al bombardamento mediatico. Fruitori del pacchetto tv, giovani o meno giovani che siano, spesso i cittadini sono catapultati dinanzi a programmi televisivi o fiction in cui malgrado il palese errore comunicativo, personaggi mafiosi assumono connotazioni fascinose e carismatiche. E' preoccupante constatare come lo share di programmi del genere non conosca eguali e contribuisca a contornare le personalità mafiose, soprattutto quelle appartenenti al passato, di un'aura di grande rispettabilità.
La creazione inoltre di quartieri ghetto, prigione di liberi e onesti cittadini costituisce al tempo stesso il fortino delle associazioni mafiose, favorendo un clima omertoso, di verità sottaciute e temutissime. Talvolta però la storia stessa insegna come sia semplice contrastare le attività a stampo criminoso, semplicemente affidandosi e collaborando con le istituzioni e con la legge, abbandonando l'idea che debbano essere "gli altri" i primi ad agire. La lotta per la legalità deve partire come hanno sostenuto il Procuratore Seccia e il Giudice Mantovano, dall'innesto della marcia contraria, dalla creazione di una pedagogia dell'antimafia che rivendichi la dignità sociale, nascosta per lungo tempo sotto mentite spoglie di premura e salvaguardia personale. La responsabilità in primis grava sulle coscienze degli adulti, "La terra non la ereditiamo dai nostri padri, ma la prendiamo in prestito dai nostri figli a cui un giorno dovremo dar conto", saranno loro un domani a raccogliere il frutto di ciò che la società ha saputo seminare.