La città
Lo strano caso barlettano della pista ciclabile di via Alvisi
Quello che sulla carta dovrebbe essere un tratto di pista ciclabile, ma che in concreto è un marciapiede
Barletta - sabato 7 agosto 2021
Quello delle piste ciclabili a Barletta è sempre stato un tema foriero di polemiche, vuoi per la loro collocazione, vuoi per la loro conformazione. Intendiamoci, le piste ciclabili costituiscono una vera e propria benedizione in una città come Barletta, dove, se solo si potesse, si percorrerebbe in macchina anche il tragitto mattutino che va dalla camera da letto alla toilette.
Non solo, ma le piste ciclabili possono persino costituire un volano per uno sviluppo turistico sostenibile, come nel caso dell'ipotizzata, ma naturalmente ben lungi dal realizzarsi, pista ciclabile che avrebbe dovuto collegare Barletta con Trani ed altri comuni della provincia Bat. Ma questi altro non sono che sogni. Tornando, infatti, alla nuda e cruda realtà, c'è purtroppo da ricordare che - nel nome delle piste ciclabili e della cosiddetta viabilità sostenibile - in un passato neanche tanto lontano a Barletta sono stati attuati dei veri e propri obbrobri senza alcun senso.
È il caso, ad esempio, del tratto di pista ciclabile di via III novembre, che a conti fatti altro non si è rivelato se non un restringimento di una sede stradale rimasta peraltro a doppio senso di circolazione, e dove tra l'altro non è che il traffico brulichi di velocipedi. Tuttavia, il top dell'improvvisazione e del pressapochismo (per non dire altro) lo si raggiunge percorrendo il sottovia Alvisi in direzione via Leonardo da Vinci, e precisamente in quello che sulla carta dovrebbe essere un tratto di pista ciclabile, ma che in concreto è un marciapiede largo si e no un metro e mezzo, con tanto di parapetto in ferro.
Che dire, un vero e proprio "capolavoro di urbanistica", messo ancora più in risalto in primis dalla quasi totale scomparsa della tipica tinteggiatura rossa da pista ciclabile, oltre che di una qualsivoglia parvenza di segnaletica orizzontale, e poi dalla totale assenza di segnaletica verticale sia sul versante di via Alvisi, sia soprattutto su quello di via Vittorio Veneto dove di segnaletica (come documentato nelle fotografie) neanche a parlarne.
Il risultato di tutto questo è praticamente un marciapiede recintato largo circa un metro e mezzo ove transitano liberamente sia pedoni che biciclette, monopattini, e-bike e chi più ne ha più ne metta, con chiara ed evidente condizione di pericolo per tutti: pedoni e ciclisti stessi, visto nel caso di due velocipedi procedenti in direzione opposta non vi è proprio lo spazio fisico che consenta il transito ad entrambi
Ci auguriamo che chi di dovere provveda se non altro ad allestire un minimo sindacale di segnaletica degna di tal nome, in modo soprattutto da comunicare a noi cittadini se sotto il tunnel di via Alvisi in direzione via Leonardo da Vinci insiste un semplice marciapiede o una improbabile pista ciclabile degna dell'ei fù "Giochi senza Frontiere".
Non è una polemica la nostra, ma un'esortazione a chi di dovere a risolvere questa situazione kafkiana, in modo tale da evitare ai cittadini spiacevoli inconvenienti, all'amministrazione l'ennesima dose di improperi e cause civili (che inevitabilmente diventano poi debiti fuori bilancio), e a noi di tornare sull'argomento con l'ennesimo, stucchevole "ve l'avevamo detto".
Non solo, ma le piste ciclabili possono persino costituire un volano per uno sviluppo turistico sostenibile, come nel caso dell'ipotizzata, ma naturalmente ben lungi dal realizzarsi, pista ciclabile che avrebbe dovuto collegare Barletta con Trani ed altri comuni della provincia Bat. Ma questi altro non sono che sogni. Tornando, infatti, alla nuda e cruda realtà, c'è purtroppo da ricordare che - nel nome delle piste ciclabili e della cosiddetta viabilità sostenibile - in un passato neanche tanto lontano a Barletta sono stati attuati dei veri e propri obbrobri senza alcun senso.
È il caso, ad esempio, del tratto di pista ciclabile di via III novembre, che a conti fatti altro non si è rivelato se non un restringimento di una sede stradale rimasta peraltro a doppio senso di circolazione, e dove tra l'altro non è che il traffico brulichi di velocipedi. Tuttavia, il top dell'improvvisazione e del pressapochismo (per non dire altro) lo si raggiunge percorrendo il sottovia Alvisi in direzione via Leonardo da Vinci, e precisamente in quello che sulla carta dovrebbe essere un tratto di pista ciclabile, ma che in concreto è un marciapiede largo si e no un metro e mezzo, con tanto di parapetto in ferro.
Che dire, un vero e proprio "capolavoro di urbanistica", messo ancora più in risalto in primis dalla quasi totale scomparsa della tipica tinteggiatura rossa da pista ciclabile, oltre che di una qualsivoglia parvenza di segnaletica orizzontale, e poi dalla totale assenza di segnaletica verticale sia sul versante di via Alvisi, sia soprattutto su quello di via Vittorio Veneto dove di segnaletica (come documentato nelle fotografie) neanche a parlarne.
Il risultato di tutto questo è praticamente un marciapiede recintato largo circa un metro e mezzo ove transitano liberamente sia pedoni che biciclette, monopattini, e-bike e chi più ne ha più ne metta, con chiara ed evidente condizione di pericolo per tutti: pedoni e ciclisti stessi, visto nel caso di due velocipedi procedenti in direzione opposta non vi è proprio lo spazio fisico che consenta il transito ad entrambi
Ci auguriamo che chi di dovere provveda se non altro ad allestire un minimo sindacale di segnaletica degna di tal nome, in modo soprattutto da comunicare a noi cittadini se sotto il tunnel di via Alvisi in direzione via Leonardo da Vinci insiste un semplice marciapiede o una improbabile pista ciclabile degna dell'ei fù "Giochi senza Frontiere".
Non è una polemica la nostra, ma un'esortazione a chi di dovere a risolvere questa situazione kafkiana, in modo tale da evitare ai cittadini spiacevoli inconvenienti, all'amministrazione l'ennesima dose di improperi e cause civili (che inevitabilmente diventano poi debiti fuori bilancio), e a noi di tornare sull'argomento con l'ennesimo, stucchevole "ve l'avevamo detto".